CINQUANT'ANNI DI RICORDI; O RICORDI DI CINQUANT'ANNI
I casi
della vita. Grazie a Paola Cirigottis ho ricontattato Angela Vaccaro.
Un primo abboccamento una decina di giorni fa, velocissimo e l'intenzione
di risentirci a sera. Le mille cose che infestano la vita di ognuno
di noi e fino ad un'ora fa non sono riuscito a chiamarla nuovamente;
avevo il dubbio di riuscire a farlo, pensavo: sarà in vacanza.
Non è in vacanza, anzi fa la Nonna a tempo pieno e, fra una
cosa e l'altra mi ha detto "Fra una decina di giorni devo andare
a Genova, dove ho degli amici, dei compagni di scuola, i Tarò
... L'ho interrotta: "Vuoi dire i Di Stefano, Mauro, Giovanna".
Mi ha interrotto lei:
"Mauro è morto tre giorni fa."
Conoscevo Mauro da sempre.
Andammo ad abitare in Via Tre Ottobre, credo alla fine del 1945; le
ultime case della via erano quelle che Giobatta Tarò, il grande
vecchio della famiglia, aveva costruito per se ed i suoi. Quando la
mia famiglia si trasferì lì, proprio la casa confinante
era quella dove vivevano Maria Grazia Tarò, con il marito Gustavo
Di Stefano ed i figli Mauro, Piero e Silvana. Mauro era un po' più
grande di me, il mio coetaneo era Piero, Silvana aveva l'età
di mia sorella. Oltre ai giochi, altre cose hanno unito le nostre
esistenze di quegli anni, una la ricordo in particolare: papà
Gustavo era abilissimo a fare sandali economici di gomma, con copertoni
"smessi" di camion; li fece anche a noi Donati.
Le solite vicende della vita ci portarono su altre strade, noi cambiammo
casa ed andammo in una via più su, a Ghezzabanda, loro, i Di
Stefano, seguirono le vicissitudini "storiche" ed essendo
tornata l'AGIP, i Di Stefano si trasferirono a Massaua. Ho rivisto
Piero Di Stefano sul finire degli anni 50, riuscì a farmi nuotare
(prima non sapevo farlo) con l'inganno, facendomi buttare dal "pontile"
del Lido, quello verso le cabine, dicendomi che lui sarebbe stato
al mio fianco: quando, ansimando, arrivai al lato opposto lo vidi
seduto, sorridente, nel punto di partenza. Ma Mauro non lo ricordo
se non come ... il fratello maggiore di Piero.
Tanti, ma tanti anni dopo l'asmarinità, ovvero l'appartenenza
a quella speciale genia di esseri umani nati sull'altipiano, ci ha
rimesso in contatto. Proposi sul Mai Tacli una foto delle elementari,
chiedendo, a chi li ricordasse, di mettere i nomi ... mancanti alla
mia memoria. In quella prima elementare della Signora Ascari c'era
anche Giovanna Lenza che i nomi li ricordava tutti. E mi contattò
per dirmelo, e mi disse tante altre cose, anche che era sposata a
Mauro Di Stefano.
Ci fu modo di incontrarci qualche volta a Genova. Sempre di corsa,
sempre in modo incerto, perché l'attività di Mauro,
la nuova attività di Mauro, dopo i proditori attacchi della
vita - o di chi per lei - gli impedivano di poter programmare la sua
vita sociale, fors'anche la sua vita familiare. Ma il desiderio di
ritrovarsi, di ricordare il "bel tempo andato" gli faceva
trovare le soluzioni. Una volta, ricordo, per una casualità
quanto mai unica, ci trovammo entrambi, inaspettatamente, a prendere
qualcosa all'Autogrill sull'autostrada alle porte di Genova. Con lui,
Mauro, c'era anche Piero, il mio coetaneo: fu bellissimo, perché
di lui riconobbi la voce, prima ancora di vedere che era proprio lui.
Mauro fece di tutto per esserci, anche lui, con Giovanna, alla "zighinata"
di Milano, ad Aprile del 2002, ed invece non fu possibile incontrarci
ancora, quando ci riunimmo, con altri asmarini, qui in campagna. Ed
è stato continuo il mio desiderio di riprendere i contatti,
di trovare il modo di stare insieme ancora qualche ora, il voler ricominciare,
rimettendo in rete, sul Chichingiolo, la famosa fotografia della prima
elementare. Ed invece ... la telefonata con Angela Vaccaro.
Io credo una cosa: se dopo una vita passata praticamente nell'oblio,
il riprendere contatto ti riporta tutto il mondo che da sempre sogni
e desideri, vuol dire che chi ti ha permesso questo ha in se qualcosa
di incredibilmente bello, speciale, unico. Forse è facile dirlo
di chi ci ha lasciato, è vero; ma io mi chiedo, e vi chiedo:
perché con Mauro, di cui non sono stato né coetaneo,
né compagno di giochi, né compagno di scuola, mi sono
trovato così bene, perché ha continuato ad alimentare
il mio desiderio di stare insieme? Secondo me è che Muaro Di
Stefano, oltre ad essere un asmarino DOC era un essere umano speciale.
Lo spazio tiranno non mi consente di dirne di più, ma chi l'ha
conosciuto, lo sa.
PAT.
(06/08/2004)
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Le più sincere condoglianze del Chichingiolo a Giovanna e a
tutta la famiglia Di Stefano.
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