IL PALIO
Che
ci fosse insanabile rivalità fra il Pero Selvatico e il Ciliegio,
il Frumento e il Granoturco, il Pane e il Salame, il Cane e la Gallina,
la Mucca e l'Erba Medica, l'Argine Grande e il Fiume è invenzione
del vero, come ha scritto Giovannino Guareschi che di siffatta materia
resta il Capomastro, ma che il campanilismo allignasse anche fra le
"contrade" di Asmara è una novità che non
avremmo mai creduto di trovare sull'elenco dei battezzati. Eppure
il pezzo sul Natale ha suscitato osservazioni e provocato puntualizzazioni
e ha riportato a galla l'orgoglio di quartiere. Sono stati srotolati
i drappelloni, indossati i costumi, fatte roteare le bandiere, convocati
i Seggi, chiamati a raccolta Priori, Capitani e mangini. Eccoci allora
alla tratta del Palio del Chichingiolo, fra i canapi c'è Acria
contro Villaggio Paradiso, Ghezzabanda contro Cattedrale, Gaggiret
contro Godaif, Campo Polo contro 78, Amba Galliano contro Vaccinogeno,
Forte Baldissera contro Bet Ghiorghis, Albergo CIAAO contro Nyala,
Piazza del Commissariato contro Bar Torino, Tiro a Volo contro Babilonia,
Bet Macà e Abasciaul contro tutti. E siamo certi di fare torto
a qualche contradaiolo non nominando, per esempio, il Campo Cicero
o il Sembel, la Radio Marina e la Moschea, il Mercato Coperto e il
Palazzo Falletta. Perdonateci, come uomini siamo fallibili ma come
chichingioli sappiamo essere, con un sorriso, perfidi stuzzichini.
E adesso tutti al Te Deum!
* * * * *
Lettera
aperta
Cara P.,
non me ne volere se ti invio questa lettera aperta, è una sorpresa
simpatica che ti voglio fare, così tanto per ... stuzzicarti.
Però chi ci legge ha bisogno di avere un poco di "feedback"
per capire il resto. Andiamo, dunque, con ordine ...
Tutto inizia dal mio ricordo natalizio, riportato sul Chichingiolo
ed incentrato sul presepe della Cattedrale e non di ... Ghezzabanda,
dove sono cresciuta. P., amica e, a suo tempo, vicina di casa in Viale
Marconi, giustamente e molto garbatamente me lo ha fatto notare. La
mia giustificazione è stata semplice: la cattedrale, dove sono
andata all'asilo e di cui fino a 7 anni - prima di trasferirmi a Ghezzabanda
- ero parocchiana, è stato il mio punto di riferimento per
tanti motivi, non ultimo il ricordo del presepe. In fondo, la cattedrale,
così imponente e bella, rimane un monumento al nostro passato
e ci offre, con la sua solida e immutata presenza, continuità
nel presente. In quel suo presepe erano inclusi idealmente tutti quelli
che i privati o le istituzioni religiose erigevano per la circostanza
(in questo, il Redattore Capo del Chichingiolo me ne ha fatto, privatamente,
un excursus menzionandomi altri presepi imponenti e originali quali,
tanto per citarne qualcuno, quello del giardino di casa Albonetti,
del Collegio La Salle, del Sant'Anna, tanto per nominarne alcuni).
Ahi!, non contavo, cara P., sulla tua pronta e frizzante risposta,
non proprio punzecchiante, ma stuzzicante sì: mi scrivi che,
per una nata come te in Viale Marconi, una "oriunda" come
me, nata altrove, non si può considerare ghezzabandina puro
sangue o, come dicono dalle tue parti, "pure laine" (pura
lana, n.d.C.).
Ah, e ora che ho scoperto gli altarini che mi riguardano, come farò
ad andare avanti? Meno male che non debbo fare domanda per ottenere
la cittadinanza ... rionale altrimenti mi troverei in gravissimo imbarazzo.
Infatti, dalla nascita a 7 anni ho vissuto in centro, dai 7 ai 22
anni a Ghezzabanda, dai 22 ai 29 nella zona Gagiret (o era Comboni
dove c'era l'azienza Fenili?). Per la messa domenicale, dopo sposata,
andavo alla chiesa di S. Antonio da Padre Rufino o a Gagiret, oppure,
saltuariamente, alla Cattedrale o alla Madonnina di Loreto.
Gustati la bella macedonia di ricordi che la tua osservazione (veritiera)
ha scatenato! Che sia il mio destino appartenere solo in parte al
mondo dove mi accade ora di trovarmi? Ad Asmara stavo benissimo, però,
grazie ai racconti di mio padre "pure laine" catanese, la
Sicilia era sempre presente, con le sue arance, i fichi, l'aromatico
bergamotto e le profumatissime zagare in fiore e se chiudo gli occhi
mi sembra di sentirlo ancora canticchiare a bassa voce "Sciuri,
sciuri...". Dopo Asmara, l'Italia, ma per poco e poi il Canada,
un nuovo mondo in tutto e per tutto, con i suoi immensi spazi e la
sua bellezza nordica, ma sempre il mio cuore, come una bussola che
segna il nord, restava "puntato" verso Asmara.
Alla fine, tirando le somme, che fossimo di lana pura o di lana mista,
purosangue di Godaif o solo di adozione, nativi di Ghezzabanda o "nuovi
immigrati", di Gagiret o del 78, dell'Amba Galliano o del Centro,
converrai con me che il fatto più importante è e resta
che siamo tutti di Asmara. Infatti, questa nostra piccola, ma tanto
grande città ci tiene oggi più che mai miracolosamente
attaccati a sé, alimentandoci attraverso il gigantesco cordone
ombelicale dei ricordi e poco importa a quale generazione apparteniamo,
né se ne siamo lontani da tanti anni o se la visitiamo periodicamente,
e ancor meno in quale parte vi siamo cresciuti. Quel che conta è
che siamo Asmarini, anzi, come simpaticamente ci definisce Manfred
Grundmann, I MITICI ASMARINI!
Prima di chiudere, cara P., dimmi sinceramente: pensi che un giorno,
in un futuro remoto (mica poi tanto!!!), magari per il mio 60.o compleanno,
la cittadinanza onoraria Ghezzabandina mi potrà essere concessa
dal severo e campanilistico comitato, di cui spero sarai la "chairwoman"?
Ciao. À bientôt!
Elvira Romano