Le mani nel cassetto del Chichingiolo
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BRUNO ANDREA DALMASSO SI RACCONTA
(Intervista raccolta da Franco Caparrotti)
Terza puntata
Veniamo agli eventi culturali. Sia prima della guerra che subito dopo ci furono grossi personaggi dello spettacolo che vennero ad Asmara, a fare teatro, rivista, ecc.
Non mi ricordo tanto di questi personaggi anteguerra o subito dopo. Ero ancora piccolo. Più avanti poi... la cultura faceva parte del costume.
C'erano gli avan-spettacoli al Cinema Impero e al Cinema Odeon con i comici Brioni, Gino Mil (famosissimo), c'era Folena che faceva da spalla a Gino Mil. C'era Mario Breccia (genovese). Era già attore conosciuto in Italia. Penso lavorasse con il gruppo di Macario. Tornato in Italia continuò con successo a fare l'attore. Al cinema Impero suonava Carosone con la sua orchestra. Carosone venne in Eritrea perché suo fratello, insieme a Bonelli erano i titolari del Cinema Impero. Furono creati gruppi di prosa. Io ero ancora piccolo ma mi ricordo che andai con mia madre a vedere "Il Paese dei Campanelli". Fecero pure quasi tutte le operette. Il pubblico gradiva e apprezzava. Con gli anni, visto l'interesse si creò "La Goliardica"
Il Chichingiolo ha dedicato una intera Rubrica "Teatro" e uno Speciale con una dedica iniziale: "A tutti coloro che hanno dedicato tutta, o parte della loro vita all'Arte."
Principalmente lo spettacolo veniva fatto al CUA e tra gli altri (senza togliere niente a nessuno) vanno menzionati gli Alfieri, i Magherini. Tra i vari attori, chi poi è assurto all'apice mondiale, è il nostro Remo Girone.
Cultura ad Asmara ne è stata fatta tanta e tantissimi sono stati i protagonisti.
A parte gli spettacoli culturali, la gente si divertiva anche in qualche altra maniera?
Si, c'era l'imbarazzo della scelta. Le serate di Bingo che venivano organizzate dal Gruppo Sportivo Asmara e dal CUA. Ai fini settimana, ci si recava "fuori porta", all'undicesimo chilometro sulla strada di Cheren. Da Baggio. Si pranzava li, buonissime erano le quaglie. Poi c'era l'orchestra e si ballava. Si andava pure "Al Laghetto" a Bet Gherghis. Anche lì, oltre a mangiare, si ballava pure.
Nelle vicinanze del Laghetto c'era "Il Gallo d'Oro".
Il Gallo d'Oro, è stato il primo locale dove andavano gli italiani, fuori città. Poi venne incendiato dagli "Schifta" durante i famosi anni difficili. Si andava a Massaua o all'Albergo CIAAO o a Gurgusum, ad Adi Ugri dove c'era il Bel Vedere dei coniugi Boschi, rinomatissimo per le fragole e per i funghi. Da non dimenticare che i giovani, anche per stare un po' da parte e lontano dagli occhi indiscreti dei genitori, organizzavano feste da ballo in casa. Era un bel stratagemma. Quelli erano i momenti dove nascevano tanti amori.
A proposito di amori, tu dopo aver corso dietro le "gonnelle" ti sei finalmente accasato.
Si alla fine mi sono sposato. Ho fatto la pazzia di sposarmi. Ero partito in quarta e il "Cacciatore Bruno" rendeva le armi. Ero conosciuto come il "Cacciatore". Era un appellativo che mi era stato affibbiato. Mi chiamavano pure con il numero di targa della mia macchina: "5774". Avevo una Fiat Seicento, bianca.
Dal mio matrimonio sono nati due figli maschi. Renato e Maurizio. Vivono in Italia e mi hanno fatto nonno. Maurizio è un funzionario delle Dogane, mentre Renato è paramedico a San Remo. Ora io sono divorziato. Mia moglie, penso si sia risposata, era una ragazza meticcia molto bella.
L'integrazione tra italiani ed eritrei è avvenuta felicemente, ci furono tantissimi matrimoni misti.
Non solo matrimoni, società miste. Tantissimi eritrei frequentavano le scuole italiane. Erano più gli alunni eritrei che italiani.
A proposito di scuole le nostre ad Asmara erano all'avanguardia, apprezzatissime e il livello di cultura e tecnico non aveva da invidiare niente da nessuno.
Le scuole nostre sono state belle, eccezionali, serie e severe. Ho frequentato il Liceo "Ferdinando Martini". Come preside c'era Luigi D'Errico di cui ho perso le tracce mentre come segretario c'era Ascari. Ho fatto il Classico.
Bruno, forse sbaglio io o hai un'amnesia tu. Il Liceo ad Asmara era Scientifico.
Non ci sbagliamo nessuno dei due. Inizialmente c'era il Classico e pensa che erano soltanto ad Asmara e a Madrid. In seguito in base ad una legge del nostro Governo abolirono all'estero il Liceo Classico e rimase solo lo Scientifico. Grandissimi i professori tra cui Ponzonelli (ha fatto pure il preside). Uomo di cultura che è rimasto nell'ambito scolastico e culturale fino ad ottantanni. È stato il nostro responsabile dell'Istituto di Cultura a Stoccolma e di Madrid.
Le nostre scuole hanno sempre avuto docenti all'altezza. Mi ricordo del nostro professore di latino Minissale detto "Papaia". È stato vincitore del "Certamen Coronarium" a Bruxelles. Un concorso per latinisti. Vincere questo concorso "la dice lunga..." come si suol dire. Per il greco abbiamo avuto Pilade Mazzei. Aveva un occhio solo. Portava una benda e sembrava un "pirata" e veniva così chiamato. Pensa che in gioventù è stato colui che ha tradotto la Divina Commedia in Spagnolo ed è stato pure allievo del celeberrimo archeologo tedesco Schliemann. È stato membro dell'Accademia della Tuscia.
Poi c'era la professoressa Galli. Di tanto in tanto leggo di lei sul Mai Taclì. Di matematica c'era Angela che è stato pure il Sovrintendente Scolastico; sempre di matematica c'era la Vicinanza. Nei miei ultimi anni del Liceo, sia in latino che in greco ho avuto Guma, la cui moglie era discendente di Giovan Battista Vico (era professoressa di filosofia). Guma, laciata l'Eritrea è venuto al Liceo di Tripoli. Ho trovata traccia di Guma nell'archivio del nostro Consolato. Ha fatto quattro anni a Tripoli.
Un'altra bella figura delle nostre scuole di cui ho un bel ricordo, è il Capitano dei Carabinieri Bornia. Insegnava latino e greco. È stato decorato con due medaglie d'argento. Finita la guerra, gli inglesi gli consentirono di rimanere ed ad insegnare. Ho un aneddoto molto curioso su Bornia che vale la pena raccontare.
Dopo la guerra, a scuola si scriveva ancora con il classico pennino, sino a quando l'ungherese Biro (forse non tutti lo sanno n.d.r.) inventò la famosa "penna Biro". All'inizio, non era alla portata di tutti e pochi erano gli studenti che potevano permettersela. Così durante la ricreazione succedevano incidenti incresciosi. Alcuni alunni entravano in classe e si appropriavano indebitamente delle "Biro" disponibili. Successe uno scandalo e così il preside con il consiglio dei professori decisero di mettere di guardia, durante la ricreazione, un alunno per classe. Come ispettore, fu nominato Bornia.
Nella nostra classe avevamo scoperto un armadio a muro, coperto da una lavagna, quindi invisibile. L'interno era vuoto. Con il mio carissimo compagno Giacomino Zilli ed altri "complici" decidemmo di fare uno scherzo a Bornia. Usciti tutti per la ricreazione, nella mia classe rimase di guardia il sottoscritto. Passato Bornia per l'ispezione, feci cenno a Zilli e agli altri di venire, facendo il possibile per farsi notare dal professore. Infatti, così fecero. Entrati in classe, si chiusero nell'armadio. Tutto trafilato ed eccitato arrivò Bornia chiedendomi degli alunni entrati in classe. Con molta calma gli risposi che non era entrato nessuno. Constatò con lo sguardo che non c'era nessuno e tornò all'angolo del corridoio, posizione strategica che gli consentiva di vedere in due direzioni. Scampato il pericolo, i miei compagni vennero fuori dell'armadio e ripetemmo lo scherzo. Questa volta Bornia era infuriato, non si limitò a dare un'occhiata ma cercò sotto i banchi, sotto la scrivania, fuori della finestra e non trovò nessuno. Per incrementare la sua frustrazione, gli chiesi se stesse bene o se avesse preso un colpo di sole. Ripetemmo lo scherzo diverse volte, poi ci rendemmo conto del rischio che potevamo correre e quindi lasciammo il caro professore Bornia in pace.
A proposito delle decorazioni ricevute da Pietro Bornia, queste medaglie gli vennero conferite dopo la guerra. Ci fu una Commissione Italiana che venne in Eritrea in occasione del 2 Giugno (Festa della nostra Repubblica).
Durante il ricevimento, vennero conferite tra l'altro la medaglia d'argento all'avvocato Rusmini, il titolo di Cavaliere a Rizzi e poi fu chiamato, il Capitano ed ora Maggiore Pietro Bornia. Lui stesso non sapeva. Si mise sull'attenti dicendo di essere Pietro Bornia. Fu letta la motivazione e quindi fu decorato.
Ti ricordi della motivazione?
Diceva più o meno così: "Valorosamente insieme ad un gruppo di dieci ascari il Capitano Bornia aveva rallentato l'avanzata inglese (due battaglioni) a Teclesan consentendo alle nostre esigue truppe la ritirata verso Asmara".
Da quel giorno apprezzammo maggiormente il nostro professore.
Recentemente qui a Tripoli ho conosciuto il Dottor Ochini (ematologo) e la moglie dell'Ospedale S. Martino di Genova. Quando hanno saputo che venivo da Asmara, mi hanno chiesto se avessi conosciuto un certo Pietro Bornia. Pensa te che combinazione. Il Dottor Ochini, è il nipote di Bornia. A Galessio vicino Cuneo, paese natale di Bornia e stata dedicata alla sua memoria la Caserma dei Carabinieri. Sono rimasto molto contento di questo.
E dell'Università che ricordi hai?
Finito il Liceo mi iscrissi a Giurisprudenza dove però non ho conseguito la laurea. Ho frequentando tutti gli anni e ho fatto pure gli esami previsti. Tra i professori ricordo Ostini, Mastroandrea, il giudice Latilla. Validi docenti. Gli Ostini erano padre e figlio e la loro materia era diritto consuetudinario, Maiorani era di diritto islamico. Fu ammazzato dagli "schifta". Correva pure in moto. Maiorani era stato in Libia ed insieme al fratello si era specializzato in diritto "shaariatico". Quindi ci insegnava diritto islamico. (Vedi, a questo proposito, anche il Cassetto 35).
(3 - continua)
18 Settembre 2006
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