Nel Febbraio
2004 (vedi
galleria pag. 3) vi partecipavo la similitudine del sentire della
bellissima poesia di Luciano Somma con il nostro sentire, noi straniti
in mezzo a nebbia, nevischio e pioggia, anelanti soleggiati viali
di oleandri, fichi d'india e profumo di agrumeti... è quasi
Febbraio 2009 e la musica - ahimè - è la stessa!
C'è il disagio di sempre nell'aprire le finestre al mattino
affrontando il Signor Inverno. Il tempo ridotto di luce già
penalizza l'umore; ma come si fa ad essere allegri se alle 7 di mattina
è ancora buio e alle 5 del pomeriggio il sole non c'è
già più? Ridi ancor meno se piove, perché il
sole non si affaccia proprio e ti lascia avvolta in questa foschia
lattiginosa, umida e ghiacciata. E allora mi scuoto e mi dico: "Tu
che sei nata dove c'è sempre il sole e quel sole ce l'hai dentro
il cuore, tiralo fuori, perdirindindina! immaginatelo! e vedrai che
ti scalda"!
Sole,
sole, sole...
Collegio Sant'Anna, ora di ginnastica, tiro al giavellotto, salto
in alto, partenza su starters, cara Professoressa Clotilde Lambertucci.
"Lodi, vai sui carter e fa vedere!" mi diceva. E io facevo
vedere quello che avevo capito dalle sue spiegazioni. Le avevo ricordato
timidamente più volte che ero Toti e non Lodi, ma a lei piaceva
così (e lei ci piaceva così, abbronzata, la gonna
larga con le scarpe da ginnastica e i calzetti corti bianchi e il
fazzoletto legato dietro la testa modello gita domenicale e un'energia
infinita). Anche più tardi, alle superiori, quando alle baracche
avevano allestito una discreta palestra e noi lì si faceva
educazione fisica, lei mi diceva: "Lodi, sali sul quadro svedese
e fa vedere". A me l'aveva fatto vedere Elena Caruso, che l'aveva
imparato quando frequentava la scuola in Italia e arrampicarmi mi
era stato facile, allenata com'ero alla palestra degli alberi di
mangus e di baobab di Elaberet.
Sole,
sole, sole...
Collegio La Salle, allenamento di pallavolo. Vivien, Nadia, Ivana
Tarantino, Tata e Vera Ausilio, Iris Morisco, Marilisa Notari, Livia
Margotti, Anna Maria Di Giulio, Antonella ed io, W le rosse, W le
Valkirie! Allenate all'inizio da Gegè Falaschi, poi da Evangelo
Burbulis. Caro amico Gegè: "Piccola Daniels", mi
chiamava e "Campionas" chiamava mia sorella Antonella.
Beniamino di adulti e ragazzi, lui troppo ragazzo per essere adulto
e troppo adulto per essere ragazzo. Posato, intelligente, colto.
Parlavamo moltissimo insieme, di tutto. Era un piacevolissimo conversatore
che sapeva anche ascoltare. E´stato un privilegio percorrere
qualche passo di strada insieme.
E Burbulis? Signor Burbulis, lo chiamavamo. Oggi non userebbe più,
ma nel lei c'era quel dovuto rispetto che spettava a chi era nato
un po' prima di noi. Gran persona; con lui le Valkirie volarono
imbattute al successo vincendo per tre anni di seguito la magnifica
coppa d'argento messa in palio dal Consolato Italiano per un campionato
indoor alla Kagnew Station al quale partecipavano 15 squadre femminili
di cui solo due esterne. E poi c'era Salvatore Richiello, allenatore
e organizzatore di tornei, compreso quello alla Kagnew Station dove
aveva arbitrato diverse partite e aveva allestito assieme agli americani
la festa della premiazione.
Sole,
sole, polvere...
Le corse in Land Rover, oltre Agordat, per strade sterrate, guadi
di torrenti in secca che scendono verso il Barca, palmeti di dum,
piana sterminata con acacie spinose e qualche baobab, verso l'azienda
di banane di Tuc-Tuc, passando per Tecraret a salutare gli zii e
bere un caffè.
Sole,
sole, polvere...
In moto a Decamerè con il motoclub. Di mio avevo solo la
patente per il Ciao e l'entusiasmo, il resto era dei miei amici:
la moto, un centino di Renato Cammarata (lui guidava un 500!) e
il casco di Claudio Bacchin.
Ancora Decamerè: gara chilometro da fermo organizzata e ospitata
da Sandra Rosati nella sua azienda agricola, dove c'era una strada
lunga e dritta, che ben si prestava alle scorribande di quelli che
il rombo di un motore li faceva trasalire, e non era solo gioventù
ma una passione senza fine. Sandra, fenomeno femminile su 4 ruote,
nipote di tanto zio, quel Nino che le aveva messo a punto da far
paura la sua 124 (un leone modifica Giannini) e che invidiava Modici
non tanto perché nei chilometri da fermo e nei 400 m. vinceva
quasi sempre ma perché lui aveva modificato il motore e lo
teneva così, sempre pronto all'uso. Lei invece non poteva
perché la sua macchina faceva un rumore che si sentiva a
due chilometri e dice che suo padre l'avrebbe fatta a strisce
Sole,
sole, sale...
Verso l'Isola Verde sul materassino agganciato al motoscafo guidato
da Danilo De Nadai, supereroe della mia adolescenza, perché
eravamo in troppi e a bordo non ci si stava tutti. Loro partivano
da Massaua e ci venivano a prendere a Gurgussum per poi scorazzare
felici e spensierati sulle incredibili acque del Key Bahr.
Sole,
sole, sale...
Sempre Gurgussum, spalmandosi con la birra Melotti che, aveva assicurato
qualcuno, aiutava l'abbronzatura. E poi subito una nuotata che portasse
via il lezzo appiccicaticcio lasciato da luppolo, malto e compagnia
che attirava le mosche e... allontanava i mosconi!
Sole,
sole, sale...
In barca a Mersa Gulbub pescando al traino barracuda idrodinamici
dalla livrea argentata, destinati ad essere poi cotti lentamente
sulla brace da Sileman, il Rashaida dal nobile aspetto, che curava
il campo di Mersa Gulbub ma veniva da Afabet dove aveva la famiglia.
Il sole
dei ricordi come sperato mi ha riscaldato il cuore, è stato
facile. Per il resto, basterà un maglione.
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