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NATALE
2009
(ovvero un
giro per le Chiese [alcune] dei Frati Minori Cappuccini)
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Risale
al 1894 l'arrivo dei Padri Cappuccini in Eritrea: la prima
loro residenza fu un tucul, due stanze e una piccola chiesetta
costruita nel 1895 e dedicata al culto di San Marco.
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Costruita
su disegno dell'Architetto Scanavini in stile romanico-lombardo,
la Cattedrale misura metri 40 x 27 (la torre campanaria
è alta m. 52). Fu consacrata il 14 ottobre 1923 e,
per le celebrazioni di maggior importanza, veniva anche
illuminata...
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IL
PICCOLO TAMBURINO...
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Little
Drummer Boy, forse il mio carol preferito, sta suonando
già dai primi di dicembre. La mia è una
vera carols-mania, che ogni anno arricchisce la mia
collezione con le nuove uscite: quest'anno è
il turno di Bob Dylan (un po' roco e sfiatato
)
e dei Neri Per Caso, proprio bravi.
Come they told me
pa rum pum pum pum
A new born King to see,
pa rum pum pum pum
Our finest gifts we bring
pa rum pum pum pum
To lay before the King
pa rum pum pum pum
rum pum pum pum
rum pum pum pum
So to honor Him,
pa rum pum pum pum
when we come.
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I
carols mi riportano ad Asmara, ai miei primi Natali,
all'atmosfera natalizia che la musica favoriva a creare.
Kagnew Station li suonava già dai primi di Dicembre
e noi crescevamo incorporandoli al Natale. Sin dai primi
Natali passati lontano da Asmara ho sempre avuto bisogno
di ricreare la stessa atmosfera musicale, per cui l'inizio
della mia collezione di Carols.
Little Baby
I am a poor boy too,
I have no gift to bring
That's fit to give our King
Shall I play for you!
on my drum.
Il
Natale e la musica, il Natale e gli addobbi, il Natale
e i presepi. Ogni Chiesa di Asmara aveva il sano orgoglio
della propria creazione nel preparare il presepe. Spesso
usavano un intero altare laterale e la ricostruzione
era laboriosa e meticolosa. Il cielo stellato con le
luci che alternano la notte e il giorno; il fondale
ricostruito con montagne e colline; il percorso dei
pastori; l'acqua che scorre nei fiumi, che ospita un
pesce rosso nel laghetto; la grotta, il punto focale
e tante bellissime statuine artistiche fatte a mano,
le più piccole da lontano e man mano ingrandite
con l'avvicinarsi alla greppia, dove la storia vuole
sia nato il bambinello Gesù
e vicino a
lui un piccolo tamburino che dona senza riserva alcuna
quello che può, la sua musica, e lo fa con tutto
il cuore.
Mary nodded
The ox and lamb kept time
I played my drum for Him
I played my best for Him
Then He smiled at me
me and my drum.
Noi
si visitava quelle chiese che, dalla più piccola
alla più imponente, ospitavano tutte il Presepe,
il paesaggio simbolo ideato da Francesco da Assisi al
quale è dedicata quella che era la mia Parrocchia,
Gaggiret. Granitica e a noi familiare per la frequentazione,
era la prima che visitavamo. La facciata di pietra grigia,
la lunetta sul portone di mosaico dorato, e il saluto
di San Francesco con entrambe le mani alzate (qualche
bontempone una volta si era arrampicato lassù
per mettergli tra le dita una laicissima sigaretta
).
Poi via via tutte le altre. La piccola e raccolta chiesetta
del Comboni, dove andavo a messa da bambina, tenuta
con amore dalle suore che pareva una bomboniera. La
stessa cura amorosa si ritrovava nella chiesa del Collegio
Sant'Anna, dove ho frequentato elementari e medie. La
chiesa degli Eroi, così essenziale nel suo aspetto,
dove ascoltavamo la Messa della mezzanotte ed infine
la Cattedrale, imponente nella sua struttura e profumata
d'incenso, dove ho frequentato il catechismo quando
mi sono comunicata e cresimata. Tutte costruzioni rassicuranti
e amiche, ognuna con il suo presepio così tradizionale
eppure così nuovo e diverso ogni Natale,
Sulla
scia del ricordo delle Chiese di Asmara e dei loro Presepi,
il mio augurio incondizionato di tutto il bene del mondo
al mondo Chichingiolo per questo Natale 2009, e che
al pari del piccolo drummer boy si possa donare con
grande amore quello che si può.
D.
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La
Chiesetta di Addis Alem (m. 20 x 8) costruita al centro di
un rione assai popolato, con asilo e scuola di lavoro.
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Dedicata
a Cristo Redentore, costruita su disegno dell'Architetto
Paolo Reviglio in stile romanico, la Chiesa di Gaggiret
misura metri 55 x 22. Fu inaugurata il 27 novembre 1939.
In pietra e bronzo, costruito su progetto del geometra Azzoni,
sul piazzale antistante sorge il monumento dedicato a Francesco
d'Assisi.
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La
Missione di Amba Galliano.
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ALL'OMBRA
DEI CAMPANILI
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Sostando
davanti ad un monumento storico, ad un palazzo antico
o visitando una chiesa, mentre se ne osserva lo stile
architettonico, sorge naturale la curiosità di
conoscerne la storia. Così, con l'ausilio di
un manualetto di storia dell'arte, si va alla scoperta
dei dettagli estetici, se ne ammirano le colonne, le
pitture, i bassorilievi e le sculture di marmo o di
pietra; si leggono le biografie dei pittori, scultori
e architetti, nonché quelle dei mecenati che
ne commissionarono il lavoro. Ma
non credo che il "Capo-rale", invitandomi
a scrivere due righe sulle Chiese dei Padri Cappuccini
di Asmara, intendesse ottenere un saggio, seppure casalingo,
di storia dell'arte. Mi sono, quindi, chiesta: al di
là dei dettagli estetici e delle strutture architettoniche,
che cosa rende una chiesa particolarmente cara al nostro
cuore? Sono le memorie, perché come ogni altro
luogo anche le chiese sono legate al loro grappolo di
ricordi che, se sollecitati, vengono giù a cascata
uno dopo l'altro, ognuno legato ad un momento particolare
o ad uno stato d'animo che nel corso degli anni si è
cristallizzato nella memoria.
Partiamo
dalla Cattedrale che, almeno per me, meriterebbe
un discorso a parte non solo per quello che essa rappresenta
con l'imponente grandezza (quanto mi sembrava immensa
quando ero piccola!), l'elaborata struttura e la centralità,
ma anche perché, a livello personale, mi ha visto
nei vari stadi della mia vita, in circostanze tanto
gioiose quanto tristi: pargoletta dall'ugola potente
il giorno del battesimo, damina sorridente e tutta compunta
nell'abitino bianco il giorno della prima comunione,
adolescente sgomenta e in lacrime al seguito del feretro
di una persona tanto cara, primo pauroso confronto con
l'ineluttabilità della morte, col Requiem in
sottofondo eseguito con voce cristallina dal giovane
cantore dietro l'altare maggiore. Alcuni anni dopo,
altri eventi più felici mi videro percorrere
quella stessa navata, accompagnata dalle note dell'
"Ave Maria" e ancora quando ad esibirsi in
promettenti acuti tenorili fu mio figlio al fonte battesimale.
Infine, il ritorno dopo tanti anni di assenza e l'intensa
emozione nel ritrovarla intatta. Ricordo la breve sosta
sul marciapiede opposto per riabbracciare con lo sguardo
le mura solide e spesse e osservare la facciata con
l'amorevole intensità con cui, dopo un lungo
distacco, si studia il volto di una persona amata; il
conforto e la gioia della ritrovata familiarità
di gesti lontani: i piedi che salgono la lunga gradinata,
la mano che si allunga verso l'enorme acquasantiera
di marmo, gli occhi che ripercorrono la navata, accarezzando
ogni cosa, soffermandosi sulle statue, sui dipinti,
sugli affreschi murali, sui marmi dell'altare, l'intensa
emozione che accompagna gli attimi di raccoglimento
insieme alla constatazione che la Cattedrale, tanto
nei momenti bui quanto in quelli luminosi, continua
a farmi sentire protetta, comunicandomi calore e sicurezza.
La
chiesetta della Madonna di Loreto a Ghezabanda,
invece, piccola e raccolta, mi ha visto alle prese con
la prima confessione alla quale, ricordo, mi recai come
alla gogna. Ad alimentare la mia trepidazione c'era
non solo il terrore, inculcato, anzi martellato, dalla
suora durante i corsi preparatori, di dimenticare la
penitenza assegnata dal sacerdote, ma ancor peggio quello
di scordare di confessare qualche peccato con il pericolo
di finire all'inferno! C'era in particolare un dipinto
sulla parete antistante l'altare, proprio sopra il confessionale,
che raffigurava un angelo dall'espressione ai miei occhi
severa e, da bimbetta estremamente impressionabile quale
ero, mi sembrava che quel cipiglio fosse rivolto a me.
Al vespro ricordo i banchi della chiesetta gremiti di
coetanei accaldati e ansanti, reduci dalle serrate partite
di palla giocate nel cortiletto adiacente. Durante la
messa, dalla porta laterale lasciata aperta entrava
la brezza serale che giocava quasi a spegnere le candele
e disperdeva le volute d'incenso che si elevavano dai
turiboli agitati un po' troppo vigorosamente dai chierichetti.
Spesso dei passerotti affamati si attardavano sulla
soglia in cerca di qualche briciola caduta dalle merendine
pomeridiane e col capino girato sembravano prestare
attenzione alle litanie in latino del celebrante. Qualche
volta mi succedeva di dimenticare di snocciolare il
rosario a tempo con le preghiere recitate coralmente
perché mi distraevo per osservare affascinata
una signora piuttosto anziana che ad occhi chiusi bisbigliava
le sue devozioni con tale intensità che avrei
voluto accostarmi a lei in punta di piedi per ascoltare
le invocazioni che elevava al cielo.
La
terza chiesa, che mi è particolarmente cara perché
legata ad un momento preciso della mia vita, è
quella di S. Antonio presso la cui scuola vicariale
annessa mi trovai ad espletare il primo incarico di
maestrina. Facevo parte di un bel gruppo di giovani
reclute, molte, come me, alle prime armi, tutte con
le nozioni teoriche di psicologia infantile e didattica
ancora fresche nella mente e con la carica di entusiasmo,
di energia e di determinazione delle neofite. Ricordo
i visetti intenti degli scolaretti, alcuni - pochi-
paffuti e sorridenti, altri seri e già scavati
dalle ristrettezze della vita, con i piedini impolverati
e chiusi nei sandaletti di plastica ed i corpicini magri,
magri, avvolti in abitini o calzoncini lisi e spesso
rattoppati, ma sempre dignitosamente puliti. Ricordo
anche i genitori, gente umile e spesso poverissima,
che pur in un italiano approssimativo, riuscivano a
comunicare l'intensa speranza di vedere la prole avviata
verso un futuro migliore a costo di qualsiasi sacrificio.
La chiesetta di S. Antonio, soprattutto nell'ultimo
periodo dell'anno scolastico quando il caldo-secco si
faceva più fastidioso, diventava un'oasi fresca
e tranquilla. Non c'era molto tempo per attardarvisi,
ma ai piedi della statua del Santo quei pochi e brevi
momenti di raccoglimento, strappati alla routine quotidiana,
mi trasmettevano una grande carica di serenità
e di benessere.
C'era
un'altra chiesetta di cui conservo un piacevole ricordo
pur avendola frequentata soltanto durante le vacanze
natalizie e pasquali. Graziosa nella sua semplicità
e ben curata nei paramenti, con i ventilatori sempre
in movimento che davano un poco di refrigerio a noi
"turisti" accaldati dell'altopiano, con gli
effluvi dell'incenso e delle creme solari che creavano
un'essenza tutta speciale mischiandosi al profumo di
mare che entrava dalle finestre spalancate, la chiesa
di Massaua mi comunicava un senso di euforica gioia
che altro non era se non il riflesso del mio stato d'animo
felice e vacanziero.
Seguendo
l'onda dei ricordi mi sono resa conto che in fondo non
solo quelle elencate, ma tutte le chiese della mio paese
natio mi sono care, indipendentemente dalla loro frequentazione
perché proprio sotto quel cielo e all'ombra dei
loro campanili si è sviluppata una parte consistente
e formativa della mia vita e poi perché ancora
oggi, simili a rocce inamovibili nel mezzo del corso
turbolento della vita, esse continuano a offrire con
la loro costante presenza un appiglio sicuro e stabile
anche ai ricordi.
Auguri
a tutte le care amiche e i cari amici del Chichingiolo
per un felice Natale ed un sereno 2010.
Elvira
R.
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Sulla
strada per Cheren sorge il Tempio degli Eroi dedicato a
San Giuseppe, costruito in memoria di tutti i caduti dell'Africa
Orientale. Edificata su progetto dell'Architetto Aldo Bruzaghi,
la Chiesa misura metri 60 x 30. Incominciò a funzionare
nel luglio del 1944.
[Nella
foto, in basso, a destra, l'inconfondibile Maggiolino VW
di Foto Eritrea].
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A
Godaif, sorto nel 1951, c'è il santuario dedicato a
Sant'Antonio. Presso la Chiesa una scuola, un ambulatorio,
un campo sportivo.
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La
Chiesa di Massaua, in stile moresco, fu disegnata dall'Ing.
Paolo Reviglio.
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Immagini
e didascalie delle foto tratte dal volume storico-fotografico "La
Missione dei Frati Minori Cappuccini in Eritrea", Asmara Maggio
1955
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22 Dicembre 2009
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