PER MAURO CHITTO'
Ricorre in questi giorni l'anniversario della scomparsa di
Mauro Chittò. Un suo carissimo amico desidera ricordarlo
con queste parole.
Caro
Mauro,
quando ci siamo visti l'ultima volta ho saputo che il tempo che
ci è dato è contato, che si passa gran parte della
vita a occuparci o peggio a soffrire per una moltitudine di cose
di poco conto, che l'amicizia è uno dei più bei doni
che la vita ci offre: e noi siamo sempre altrove....
Ho visto che il nemico dentro di te non ti dava tregua... Chissà
che sofferenza, e da quanto tempo?
Eppure che portamento! Mai una lamentela, mai cedere allo sconforto,
mai nominare il tuo nemico apertamente...
L'impressione che davi è che si aveva a che fare con un uomo
che si era impossessato dello spirito del leone: ambesà,
certo. E così voglio ricordarti.
Sempre col cuore sulla famiglia. Costantemente a contatto con l'attualità,
i fatti del mondo e quelli del microcosmo degli amici di Asmara.
E di chi ti ha conosciuto, chi può dimenticarti: un affabulatore,
un contastorie che ti affascina con il racconto vibrante magari
di una traversata del deserto, resa fino nei più piccoli
particolari, senza perdere di vista l'insieme - e tu ascoltatore
sei lì, grondante sudore, sei il personaggio del racconto...
Ho conosciuto alcuni dettagli della mia infanzia - della nostra
- grazie ai tuoi racconti...
Quando è stato il momento, hai saputo prendere delle decisioni
ben ardue: solo in Italia, adulto ma pur sempre 'straniero', hai
saputo andare controcorrente, scegliere la via difficile e scomoda
del seguire i tuoi ideali, della ricerca della tua verità
- invece del comfort di un lavoro statale, il calore della casa...
E ciò perché in quel momento gli ideali contavano,
e molto, e un approccio personale, diverso, alla religione era la
'via' di uscita da un mondo che ci appariva ostile, per noi incancrenito...
Certo c'era anche la sete di avventura del giovane, nell'era in
cui tutti i giovani si mettevano in discussione e in viaggio...
Ma come dimenticare quel viaggio 'verso l'Eden' del paese natale
idealizzato - in realtà epopea simbolica di un viaggio interiore,
di autoconoscenza - : il distacco da tutto e l'avanzare in un sogno
dove gli altri erano il tuo specchio e tu il loro; dove il dentro
era il fuori e il fuori il dentro...
Non mi ricordo di avere mai sentito da te una critica pesante, uno
sparlare di qualcuno, anche se Dio è testimone che a volte
mantenere la pazienza e la tolleranza era impresa titanica...
Tu amico, col potente e con l'umile, col saggio e col rozzo... E
anche per chi era palesemente in errore c'era il tuo appoggio incondizionato,
per migliorare le cose, un guardare oltre - il tuo incoraggiamento
discreto sempre presente...
Quando poi è stato il momento di prendere il proprio posto
nella società, nella vita, abbandonando la forma dei sogni
- ma non gli ideali della loro sostanza - hai mostrato un'altra
volta chi sei: in ogni incarico o impresa in cui hai lavorato hai
dato il meglio, hai saputo emergere e conquistare la stima per la
qualità e la mole di lavoro svolta e per la rettitudine del
carattere... ne sono testimoni i tuoi amici, vecchi e nuovi...
Ora da acquario e figlio della tua era, sei scappato in avanti,
liberandoti dall'involucro del corpo, nell'avventura dell'essere
che non ha fine...
Nostro è il compito di saper cogliere, dal ricordo e dal
tuo esempio, un insegnamento, un'indicazione - per essere migliori,
perché questo tempo in terra che ci è dato non venga
sprecato ma dedicato anche all'acquisizione delle qualità
necessarie al viaggio di domani...
Ciao Mauro, un abbraccio.
Un amico d'infanzia
(16/07/2009)