Caro
C.
Ti invidio. Sì, proprio così, TI INVIDIO!,
ecco l'ho scritto maiuscolo e in grassetto, arricchito anche dal
punto esclamativo. E' una constatazione nata e rafforzata via via
che il Chichingiolo si allargava e si diffondeva raggiungendo, sono
certa, anche gli Inuit di Nunavut.
Sì, ma ancora non ti ho detto perché ti invidio. Semplice:
ti invidio per la generazione a cui appartieni; no, no, non fraintendermi,
non è il lustro in più o in meno che fa la differenza,
ma è l'entusiasmo, l'eccitazione, l'esuberanza che sprizzano
i tuoi coetanei che si cercano, si scrivono, si aiutano a trovarsi,
sono loro, appunto, che fanno la grande differenza.
Il Chichingiolo è per quelli della tua generazione come il
sassolino che, lanciato nello stagno dell'oblio, da un primo e modesto
cerchietto iniziale che sembrava avesse appena sfiorato la superficie,
si è allargato in altri cerchi concentrici, chiamando a raccolta,
a mo' di moderno Giosué, anziché con la tromba, con
l'informatica, i figliol prodighi sparsi ovunque e il processo continua.
Lo vediamo, lo constatiamo tutti dalle lettere, messaggi entusiastici,
richiami, frasi contenenti episodi chiave che solo i coetanei recepiscono
e apprezzano. I messaggi che si intrecciano, volano e tornano arricchiti
da note nuove ed è palpabile quella carica di entusiasmo,
quell'incontenibile gioia spumeggiante di chi felicemente ha ritrovato
vecchie amicizie, compagni di scuola e di avventure; ci sono messaggi
lunghi o brevi, vivaci o contenuti, ma tutti vivi, reali e tangibili.
Quindi, tornando a quanto ti dicevo poc'anzi, tanto di cappello
alla tua generazione e a quelle successive perché non temono
di esporsi, anzi!
Ed ora passo alla dolente nota della mia generazione che abbraccia
gli anni dal 1944 circa al 1950, un lustro o poco più decisamente
silenzioso, con le dovute eccezioni, naturalmente. Mi chiedo: ci
sono i miei coetanei e coetanee? Se sì, dove sono? Che fanno?
E' possibile che la "generation gap" da imputare all'era
informatica sia tale da formare una demarcazione invalicabile che
li isola nel silenzio?
Ammettiamo pure che alcuni non sappiano ancora dell'esistenza del
Chichingiolo o, pur sapendolo, non hanno accesso al computer: e
va bene, questi sono per forza di cose giustificati per mancanza
di alternative. Passiamo poi a quelli che forse, anzi senza forse,
sono nonni, e si sa quanto tempo portino via i nipotini
Aggiungiamo
anche coloro che di computer non ne vogliono proprio sentir parlare
perché la macchina infernale assorbe già troppo tempo
ai figli e nipoti senza che anche loro ne vengano schiavizzati
Ah, dimenticavo la percentuale di indifferenti, quella dei pigri
e dei restii e in questa ultima categoria ci aggiungerei quelli
che soffrono della "sindrome del 4", sì del 4 che
la maestra di italiano propinò loro nel lontano 19
e che ha lasciato il segno indelebile di inadeguatezza che non riescono
a scrollarsi di dosso!
Ebbene, fatta questa bella scrematura, mi sembra incredibile che
possa contare soltanto sulle dita delle mani quelli della mia generazione
comparsi sul Chichingiolo. Mi associo a quello che scrivono Roberto
Buffoli e Nadia Palmieri (vedi sopra). C'è un vuoto pauroso
che non si giustifica. Forse la nostra generazione soffre del complesso
dei figli mezzani, con il Mai Tacli da una parte per quelli delle
generazioni precedenti e il Chichingiolo per quelle successive,
noi nel mezzo ci sentiamo tirati da una parte, ma non proprio del
tutto e allettati all'altra, ma non abbastanza.
Cari imboscati, venite fuori in massa, o ad uno ad uno, ma venite
fuori. Siamo una generazione di gente preparata che si è
affermata in vari campi; il fatto di essere arrivati fino a qui
è già una vittoria. In fondo, siamo figli del dopo-guerra,
apparteniamo all'esercito dei baby-boomers, abbiamo goduto del benessere
post-bellico, abbiamo potuto studiare, viaggiare, acquisire esperienze
che i nostri genitori e nonni si sognavano. E allora? Dove siete?
Ma, soprattutto che aspettate?
Ciao.
Elvira Romano
(05/12/03)
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Cara E.,
Era evidente che il Chichingiolo fosse pane quotidiano anche al
Circolo Polare Artico, dove è prassi comune - se non ricordiamo
male - trascorrere in ibernazione sei mesi l'anno. Quello che invece
sorprende è che ci siano più Inuit fra gli asmarini
che al Polo, i quali evidentemente prediligono il sonno dell'orso
bianco al ritorno della fantasia. Vuoi che l'effetto serra, il riscaldamento
climatico, il Niño (e mettiamoci immodestamente anche noi)
non riusciranno prima o poi a produrre un certo disgelo?
il C.