LETTERA APERTA AL NOSTRO CHICHINGIOLARO
Caro C.,
lo riconosco, mi avevi messo in guardia e lequazione era semplice,
semplice: e-mail pubblicizzata = uguale = emozioni, commozioni e sorprese
a non finire. Avevi ragione! Te ne avevo parlato, subito dopo la ricezione
delle-mail di quella compagna delle magistrali ed università
e tu mi avevi chiesto allora, poi desistendo, per tornare nuovamente
alla carica ora, di condividere con gli altri chichi la
sorpresa e la gioia da me provate nel ricevere notizie di chi avevo
perso di vista da anni. Dopo lultima emozione in ordine di tempo,
ho deciso di accontentarti.
Mi è arrivata, infatti, le-mail di unaltra compagna
- questa è delle elementari e medie - di cui avevo perso le tracce
da ben trentanni. (Lultima volta che la vidi fu ad Asmara
dove era giunta dagli Stati Uniti in seguito al decesso del padre).
Che tuffo al cuore nel leggere le sue poche righe, scritte quasi con
cautela, forse nel dubbio che lElvira dallaltra parte potesse
essere unomonima o, peggio, che si fosse dimenticata di lei. Invece
sono proprio io e i ricordi sono tutti intatti!
Che commozione! Indescrivibile, dico io. Descrivila,
mi inciti tu. Mi arrendo e provo ad accontentarti, ma già al
momento di prendere in mano carta e penna mi rendo conto che limpresa
non è affatto semplice.
Come si fa, mi chiedo e ti chiedo, a raccontare, con ordine, le emozioni
provate, a porre in risalto lelemento sorpresa ed il fattore tempo,
e colorare tutto con la giusta sfumatura e tonalità, in modo
da riuscire, in poche parole, ad esprimere lintensità dei
sentimenti senza cadere nel ripetitivo e nel banale?
Mi sono anche chiesta: Se fossi un pittore, come dipingerei questa
irrompente miscela di emozioni?. Larcobaleno è la
prima immagine che mi è venuta in mente, forse per via dei colori
che, come i sentimenti, sono molteplici, distinti eppure sfumanti gli
uni negli altri. Ma ho scartato subito lidea perché le
mie emozioni non hanno nulla di tenue, né di sfumato, anzi per
la loro intensità richiederebbero tonalità forti e brillanti,
con pennellate decise e nitide, come i ricordi che, con un clic del
mouse, arrivano numerosi, con una velocità da capogiro.
Appena un clic
! E appunto questa immediatezza della posta
elettronica, che tanto apprezzo nello svolgimento quotidiano del lavoro,
che invece, in questi momenti così carichi di emozione, mi sta
proprio stretta. Quasi, quasi e te lo confesso a bassissima voce
- rimpiango la posta tradizionale, quella appunto di un passato che
del tutto remoto poi non è. E mi precipito a spiegare brevemente
il perché, prima di essere travolta dagli anatemi e dal linciaggio
virtuale da parte dei figli dellera informatica contro la nonnetta
matusalemme.
La posta, consegnata a mano dal postino, viene, di solito, sottoposta
dal destinatario ad uno scrutinio iniziale, sommario oppure accurato.
Prima di aprire una busta, intendiamoci non quella contenente lo statino
bancario o la fattura del gas, ma quella diversa, scritta con calligrafia
sconosciuta o vagamente familiare, che già di per sé preannuncia
qualcosa di inconsueto, cè sempre una pausa, magari inconscia;
è il momento in cui la si gira e la si rigira fra le mani, soppesandola
come se la grammatura fosse indicativa del peso e dellimportanza
del contenuto, poi si passa al vaglio il mittente e ad uno studio ravvicinato
del francobollo. Ed è proprio grazie a questa pausa di pre-apertura
che si ammortizzano i tuffi al cuore, rendendoli meno micidiali. Invece,
con la posta elettronica, si clicca e
la diga dei ricordi si
rompe!
Che valanga di emozioni! Curiosità, sorpresa e incredulità
si susseguono a ritmo serrato, poi, arriva la commozione, profonda ed
intensa, seguita dallansia di rispondere subito, quasi affannosamente,
per non lasciarsi sfuggire lattimo magico, nel timore che quel
contatto, perduto e ritrovato inaspettatamente e incredibilmente, possa
svanire nuovamente nel nulla.
E infine, arrivano loro, i ricordi, tanti, a ondate e, come tali, si
incrociano, si accavallano, si staccano per unirsi di nuovo e riversarsi
sulla spiaggia della memoria.
Il grembiulino candido con il fiocco azzurro, inamidato, le macchie
di inchiostro sulle dita con qualche sbaffo sul visetto tondo, pieno
di aspettative; il fiocco bianco sui capelli che, inevitabilmente, col
passare delle ore, finiva per disfarsi; e, più tardi, il grembiule
nero delle medie, il primo accenno di seno, lo smalto chiaro sulle unghie,
la tragedia dei primi brufoli, sempre pronti a spuntare nei momenti
meno opportuni. E, ancora, i piccoli, eppure allora così importanti,
segreti, confidati a bassa voce, in cortile, durante la ricreazione;
i batticuori per le prime cotte, le risate e i bronci, gli inevitabili
battibecchi per gli improvvisi sbalzi di umore, in quellaltalenare
di euforia e malinconia, di risate e pianto, turbolenti doni ormonali
di ogni adolescente.
Aspettative, speranze, progetti. Sogni, dolci e meravigliosi, nella
cornice indimenticabile della nostra Asmara.
Basta, C., chiudo qui, per ora, non riesco, infatti, a dire o
a dare di più.
Elvira Romano
(giugno 2003)
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Cara
Elvira, la "chiudo" subito questa lettera perché possa
conservare a lungo, come un fiore fra le pagine di un libro, il suo
colore e il magnifico profumo che emana. "Imparino gli ignoranti,
e quelli che sanno amino di ricordare" (Hénault): grazie!
il C.