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Le mani nel cassetto del Chichingiolo
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TEMA: LE STORIE DELLA MOTO
Svolgimento di Luigi F. Bonifacio

Dove la moto, con sidecar targato AOI ER 392, è la stessa che potete rimirare a pagina 7 di Arabesques

Qualunque riferimento a fatti o persone realmente accaduti ed esistenti è puramente casuale, nel senso che è stato il caso a farceli vivere incontrare e raccontare. I nomi sono di fantasia; non tutti.

* * * *

Sâid Longhi e Dicappa von Zschopau da sessantotto anni continuano a ciucciottarsi i ricordi sempre insieme ancora felici.

* * * *

Dimmi Sâid, cosa è successo a Luì? Da qualche tempo chi vuol parlare con lui deve pronunciare la PAST word.
Ma Dicappa mio, si dice pass word.
Quella è un'altra cosa. Da quando ha fatto indigestione di chichingioli, Luì chiede proprio la pastword, con "st" = parola del passato. Stava così bene nell'attuale, Luì, e invece va a reinfilarsi nelle robe di una volta. Mi viene il dubbio che voglia farsi fare lo Slifting, per arrivare a presentarsi con la pelle un po' raggrinzita e poca polpa attorno all'osso, così da assomigliare al chichingiolo. Dev'essere colpa di Francesco: tutto computer e passato.
A proposito, Dicappino caro, hai sentito l'ultima? Francesco esce con la Vittoria! Cosa ci troverà non si sa. Ma sarà una di quelle di una volta, con i carter, diciamo, che coprivano tutto, o sarà di quelle di adesso col cambio facile, che non si sa mai in che marcia è? E chissà, dopo, che male alle gambe, e anche …
Basta così, questo è pettegolezzo e lo sai che non sta bene spettegolare. Mi viene in mente quando andavamo con Luì a veder le partite di tennis all'A.T. Asmara: quante coppiette nel boschetto dietro le siepi di recinzione dei campi: allora si che ci sarebbe stato da spettegolare.
Invece del doppio giocavano il singolo misto, a ostacoli; epperò qualche battesimo ci fu. Più tranquillo andare al Forte Baldissera, la sera, ad ammirare il tramonto: più poetico
Ottima la scusa del tramonto poetico.
La poesia si può scrivere, si può leggere o si può fare. Ecco, sulle panchine del Forte Baldissera facevano poesia, senza scrivere né declamare.
Si, e loro la "leggevano", in braille. Il tramonto lo guardavamo noi due, pazienti e silenziosi.
Silenziosi da fermi, ma in moto. Quella marmitta in bronzo, fatta da Sior Masimo, montata appena sotto il cilindro suonava meglio d'una Filarmonica: motore perfetto -guida altrettanto- era una sinfonia continua. Dalla pista speedway di CampoPolo ci sentivano fino all'aeroplano di Tagliero (e ci sentiva "lei" che abitava lì vicino). Possiamo anche dire che ci ha salvato, la marmitta, quella volta degli sciftà dalle parti di Nefasit. Ti ricordi?
Che domande, come si può dimenticare; sul pianale la grossa motopompa da riportare a Mai Abar (o era Mai Atal? ) comunque tra Nefasit e Decamerè, andavamo piano piano, valvola della marmitta chiusa. Sentite le due fucilate, aperta la valvola, abbiamo certamente infranto il record di velocità terrestre. Io resto nella convinzione che sia stato Tesfai, l'ex nostro giardiniere, a far smettere la sparatoria riconoscendo il rombo, che andava diritto al cuore. Quando qualche tempo dopo lo presero, proprio lì dalle parti dell'agguato, gli trovarono in una tasca della sahariana una foto di noi con Luì, ritratti nella nostra casa di Ghezzabanda. Che sorpresa, che impressione, e che pena.
Ghezzabanda, con tutti gli altri rioni di Asmara proni ai suoi piedi. Però, fucilate per fucilate, preferisco riandare a quelle per la caccia al corvo, un poco oltre il Campo Cicero. Luì e Aldo a cacciare un corvo per poi esporlo, crocefisso, nel campo di pallacanestro, prima della partita S.M.S. vs/ C.U.A. per sfottere "il Corvo", addetto stampa gracchiante per il C.U.A. (all'epoca acronimo di Categoria Ultra Abominevole, poi diventato C. Universitari Asmara o qualcosa del genere).
Non ricordo il risultato della partita: comunque nel basket e in qualunque altro sport non credo sia mai successo che il CUA abbia battuto le SMS.
Tifava per Scuole Medie Superiori anche padre Placido; andavamo a prenderlo (in quella brutta chiesa con cinque o sei solidi caricati di punta nel prospetto) soprattutto quando giocava l'Itala che, pur buscandole quasi sempre, aveva molti tifosi. Merito delle componenti la squadra, col peso ben distribuito davanti e dietro in alto e in basso.

Le sirene, ricordi le sirene? Attento, malpensante, intendo le sirene dei pompieri (non ancora Vigili del Fuoco). Che incoscienza divertente seguire a tutta velocità le autobotti che andavano a spegnere gli incendi appiccati dai soldati sudanesi alle botteghe di Basciaul. Nella grande piazza l'arrivo era: prima i pompieri, poi noi (c'era anche un altro giovanotto con la Sertum 250, che stazionava al Kit Kat Bar) e subito dopo la MP che svuotava il negozio, per poi vendere il "requisito" all'asta. Le autorità militari inglesi, distratte quando i loro soldati sudanesi uscivano armati dalle caserme, non lo erano altrettanto nell'inviare i pompieri. Si mormorava che uscissero contemporaneamente ai piromani, in modo da limitare il danno e avere più roba da requisire.
Ieri Luì m'è sembrato un po' seccato, sai dirmi Sâid il perché?
Beh, seccato è troppo; un poco dispiaciuto si. L'ho sentito riferire che su Arabesques12 qualcuno ha scritto d'essersi "perso al Bottego".
Al suo Bottego! Dove gli allievi erano dei Patrizi, coccolati dai professori e particolarmente dalla signora Donati. Plebeo, ha aggiunto, chi s'è "perso" è un plebeo. Luì, lo sai, appena può, dice: "Al Vittorio Bottego mi hanno insegnato quanto pesa un quintale di cemento e quanti metri quadrati ci sono in un metro cubo. Una settimana si e l'altra anche, il preside ci esortava a prepararci bene per "l'onore della nostra bandiera che sventola in cortile". E così sono riusciti a formare dei "predisposti". Predisposti a fare qualunque cosa subito, presto e bene. Con felicità pionieristica. Ci sarà anche l'eccezione di qualcuno riuscito male, ma che va bene per la regola." Ha aggiunto che finalmente ha trovato l'eccezione che conferma la regola. Ed era soddisfatto, affatto seccato.
Ti ricordi quella volta che poi hanno dovuto aggiustare a martellate la gamba di Francogianni? Mi sono proprio spaventata, e la botta che ho preso anch'io me la ricordo ancora. A quell'epoca si diceva: in moto non si frena ma si scansa; quella volta in corso del Re abbiamo scansato poco.
Anche in quella occasione Francogianni faceva il matto, con le gambe stese fuori dal carrozzino, e non ha fatto in tempo a tirar dentro quella con la protesi in ferro che è andata a battere sul paraurti della Lancia Augusta. Tornavano a casa dopo essersi iscritti alla corsa del Monte Bizen e si sentivano già in gara; era il '48, lo stesso anno della passeggiata attorno al lago di Addi Sciaca. La gamba-protesi l'hanno raddrizzata loro a martellate, la forcella della moto l'ha sostituita Redi (di nascosto) Redi era molto bravo: andato a bottega da sior Masimo subito dopo la licenza elementare conseguita alla scuola di Amba Galliano, è diventato un ottimo meccanico. Ha finito la carriera all'officina del Ghebì imperiale addisabebino.
Emozionante quando siamo rimasti senza benzina tornando da Cheren. Meno male che tornava da Khartoum una di quelle autobotti per il trasporto di carburante. L'autista è stato proprio bravo a metterla su per la scarpata in modo da far venir fuori quel poco di benzina che restava nel fondo e trarci d'impaccio.
Il percorso Asmara - Cheren - Cassala e qualche chilometro oltre, indicava, col susseguirsi dei vari tipi del fondo stradale -asfalto, macadam, pista molto buona, pista indicata da grossi massi ai lati e poi pista da cercare- il tempo della permanenza italiana in quei luoghi (da qualche anno a qualche mese). E da Cassala verso Ovest la ferrovia degli inglesi. Illustra anche, terra terra, la differenza tra colonizzazione e colonialismo: noi abbiamo fatto le strade, sulle quali il popolo si muove gratis e quando vuole; gli altri hanno costruito la ferrovia: il suddito, paga e viaggia quando vuole il padrone. Ciamale oche le anare.
Quando a Roma per il Raduno dei Centauri …
Scusa se ti interrompo, ma quando vengono i nipotini a giocare, io sono contento, ma mi stratallano talmente che mi sfiancano. Ora ho voglia di riposare.
Hai ragione. Io torno a Verona, al tuo arrivo in Via Tezone a Verona. Eri bella come adesso, anzi un po' meno; io ero lì da due anni e parlavo ormai in italiano, la tua lingua, e da allora mi piace parlare, e stare, con te. Sognarti.

13 Marzo 2004

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