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Rimini, 19/20 Maggio 2012

 

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Rimini 19 e 20 Maggio

A raduno appena concluso, la parola alle immagini.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
         
         
   
   

 
A Rimini, tutto è possibile.
Chi glielo dice a Ludovico?
Dove c'è il grande, c'è il piccolo
Una rastafaristamobile?
In punizione, dopo cena
 
20 Maggio 2012

CIMITERO DI ASMARA

Nel corso del nostro incontro, Benito Romagnoli ha comunicato di essersi fatto promotore di una raccolta fondi pro-Cimitero Cattolico di Asmara per permettere piccoli interventi di ripristino ed eventualmente provvedere a opere di manutenzione ordinaria delle tombe più danneggiate dall'incuria, dal tempo e dall'abbandono, non essendovi più dei parenti che vi provvedano. Si tratta di tombe risalenti ai primi anni 50/60 della presenza degli Italiani in Eritrea ed alcune di esse sono dei piccoli capolavori d'arte e sarebbe un peccato se andassero completamente perdute. Chi volesse può versare il proprio contributo sul conto corrente postale 1006271504 intestato a Benito Romagnoli oppure tramite IBAN dello stesso ccp IT38R0760114500001006271504.

23 Maggio 2012

IL CANTO ESTIVO DI ICHNUSA
 

 

Il canto estivo di Ichnusa, seduttore e profumato di salso e di oleandro, ha chiamato. E un gruppello di Asmarini ha risposto. Ci siamo ritrovati un po’ per caso e un po’ di proposito per un piacevolissimo mini-raduno.

In 5 compivamo anche gli anni (a distanza di qualche giorno… e di qualche anno), per cui l’occasione di una gita ad Arzachena in un agriturismo, dove le saporite (e caloriche!) specialità tipiche galluresi, annaffiate da un corposo e sano Cannonau, hanno reso gli animi così allegri che dopo aver rivangato le filastrocche (che noi da piccine avevamo imparato da Ametè) “dime dadime, dimè dimenora, nora mescora, mescor mescorgundo, gundo senado, senà senalema, lema kflema, kfle kflelicchi, licchi ciflicchi, sevai ainebberhi, uzhai uoddahacchi!” (*) la cena è finita con l’inno, a beneficio degli altri commensali che credevano fossimo un allegro normale gruppetto fino al coro dei “Tanti Auguri”, per poi ritrattare il concetto di “normale” al suono di:

Etiopia hoy dess ibelish
Beamlakish hail benegusish
Tibab-erewal arbegnocish
Ayenne-kam ketto nezannetish
Bir-tu naceona terarocish
Ateférim ketelatocish
Dil adraguioo Negusacin
Yinurellen lekebratcin

come all’epoca ci avevano insegnato a scuola i Prof di Amarico e che cantavamo, con l’inno di Mameli, introducendo i saggi ginnici.

Ed ecco celebrati i vecchi professori di amarico: Araya, Abeba, Azieb e“Leprotto” con gli irrinunciabili aneddoti (e quale Prof non viene ricordato senza la sua scorta di aneddoti?). Beh, le rievocazioni, come sempre, sono state tante. Antonella, Vittoria e Marcella compagne di classe dalle elementari alla terza media e Vittoria e Marcella compagne anche negli anni del liceo. Ed è anche magnifico vedere come sono sempre perfettamente integrati nello spirito asmarino gli “importati” eccellenti Sergio, Sabah, Camilo e Nanna.

 
 

E come non ricordare gli innumerevoli episodi della mia infanzia trascorsa con Anna Maria e la sua grande famiglia? Eccone uno di mille:

Quando Mamma era ormai prossima a dare alla luce Antonella, mi mandarono a Cheren dai nonni Toti, perché non vivessi il distacco da lei durante la sua degenza in clinica. La nonna Peppina e il nonno Battista mi adoravano ed io approfittavo spudoratamente della loro tenerezza. Mi mandarono all’asilo dalle Suore del Sant'Anna, non molto distante dalla loro casa, perché potessi trovare dei compagni di gioco. Si trattava di superare lo stradone principale e fare qualche metro per raggiungere la scuola. Nonna mi guardava al mattino attraversare, e quindi io voltavo l’angolo, fuori dalla sua visuale per i pochi metri restanti.

In quel periodo venne a trascorrere le vacanze a Cheren la “grande famiglia” De Nadai. Avevano preso in affitto una casa proprio vicino all’edificio delle suore, per cui stabilimmo che al mattino, salutata la nonna all’angolo e non più sotto il suo sguardo vigile, avrei proseguito per casa loro, marinando di fatto l’asilo e scegliendomi per conto mio i compagni con cui giocare. Un pezzetto di strada bianca separava l’edificio scolastico dal cancello della casa dei miei amici, che io percorrevo correndo e sollevando una nuvoletta di polvere bianca, di cui mi par di sentire ancora l’odore. Era la stessa impalpabile polvere che poi la nonna sciacquava via immergendomi nel catino del bagnetto serale “per lavare la farina matta”, come diceva lei. Dopo il bagno seguiva “l’infarinatura buona” cospargendomi di talco profumato e quindi, rivolgendosi alla sua fedelissima collaboratrice: “Agnese, prepara la padella, che il pesciolino è pronto per la frittura!”. E il nonno: “Dov’è il pesce? Prendo il retino?” e io ridevo, beandomi di tutta l’attenzione e l’amore di cui mi circondavano.

I miei amici di sempre mi aspettavano al cancello, che io scavalcavo con l’agilità della monella che ero, e quando sentivamo la campanella del termine dell’orario, lo riscavalcavo e me ne tornavo a casa dai nonni, avendo avuto prima cura di spazzolare, tutti insieme, l’abbondante merenda con cui la nonna riempiva il cestino contenente biscotti dolci e salati, frutta, una fetta di crostata o di ciambella, la borraccia con la spremuta d’arancio. Le dosi erano sempre generose e per ognuno di noi c’era un piccolo assaggio di quelle delizie. Non ricordo quante volte riuscii nell’impresa, fatto é che la suora andò dalla nonna chiedendole se per caso fossi malata, perché non mi vedeva più all’asilo. Scoperta la scappatella, da quel giorno fui sempre accompagnata a destinazione, consegnatai personalmente alla suora responsabile, mettendo così fine a quei miei piacevolissimi cambi di tragitto.

Caro Mondo Kikki le foto parlano da sé e vi dicono che c’erano Antonella e Sergio, Mario e Sabah, Vittoria e Ninni, Eloisa e Daniele, Anna Maria e Camilo, Marcella e Carlo, Daniela e mamma Toti. (Peo e Nanna sono stati dei nostri qualche giorno dopo di ritorno dal matrimonio del figlio Alessandro). Tutta bella gente, vero?

@ D.

(*) il testo della filastrocca è a pag 104 del libro “Etiopia. Emozioni di viaggio” (Ist. Poligrafico dello Stato) pubblicato da Carlo Franchini

31 Luglio 2012

 
Ritorno in... Africa

 

Il 15 settembre 2013 un Air Bus 380 dell'Air France, dopo un balzo di undici ore, atterrava dolcemente all'aeroporto R.O. Tampo di Johannesburg e Pretoria in Sud Africa. Mi sembrava di essere tornato indietro di quattro decenni, quando il Boeing 707 dell'Ethiopian o il DC 8 dell'Alitalia toccavano la pista del Yohannes IV di Asmara e ritornavi a casa, dai parenti, dagli amici che ti aspettavano per sentirti raccontare la tua vacanza in Italia. Arrivare in Sud Africa è stato come quei ritorni a casa, sentire gli odori e ritrovare i colori familiari del paesaggio e poi gli amici che non vedevi da quarant'anni. Pur essendo in Africa praticamente da sempre, ventitre anni in Etiopia-Eritrea e trentasette in Libia, quest'ultima pur essendo parte dell'enorme continente, non è la stessa Africa che ho vissuto in gioventù.

Sapevo che le sorprese non sarebbero mancate, ma devo dire che è stato un susseguirsi di emozioni. La prima l'ho avuta il giorno successivo, durante la visita al "Pretoria Lion Park". Un incontro ravvicinato con gli animali che abbiamo tanto amato, cacciato e rispettato. Mi sembrava di essere tornato ragazzo. Non è come andare allo zoo, qui è differente, gli animali sono liberi anche se in parchi ben controllati.
Il terzo giorno eravamo ospiti a colazione con il nostro Ambasciatore, precedentemente conosciuto a Tripoli. Un gesto veramente carino e simpatico. Dopo i convenevoli di rito, anche se il tutto in maniera non formale, ecco arrivare la seconda forte emozione.
Tony Di Nardo, accompagnato da Marcello Acquisto, facevano il loro ingresso in residenza. Siamo rimasti come impietriti, era vero o un sogno? Era tutto vero, ci siamo abbracciati calorosamente e fraternamente coinvolgendo nella nostra emozione anche gli altri ospiti. Marcello non lo vedevo da quarant'anni mentre Tony da soli (si fa per dire) trentasette anni.
Avevo lavorato con Tony per Dal Re - Varnero per la costruzione della diga di Debaroa. Quante cose ho imparato da Tony… Marcello è stato grande, si è reso disponibile oltre ogni limite e in più mi ha fatto una bella sorpresa, parlare per telefono con "Fra Luciano", missionario Francescano in Congo.

Da Pretoria a Nelspruit ai margini del "Kruger Park". Con un fuori-strada siamo giunti alla riserva del Sabi Sand, in piena savana, una savana arida ma comunque stupenda perché ci permetteva di osservare gli animali con più facilità. Dopo una "scorpacciata" di animali visti nel loro habitat, siamo volati a Cape Town sull'oceano Atlantico. Cape Town è affascinante e ammaliante per la sua bellezza, sia per lo stile coloniale che quello moderno. Avvolta dai due oceani Atlantico e Indiano, stretta dalle famose montagne del "Table Mountain", è lì per essere ammirata. A breve distanza di guida, si giunge prima a Hout Bay, riserva di foche, e poi alla punta della penisola dove spiccano sia il Capo di Buona Speranza e Cape Point dove i due oceani s'incontrano. Imperdibile una visita alla colonia dei pinguini, eleganti nella loro livrea, goffi e buffi nei movimenti.

Al rientro a Cape Town, incontro e cena con Gisella Latilla. Amici miei, a prescindere da tutto, anche qui l'emozione ha preso il sopravvento.
Erano più di quarant'anni che volevo rivedere il mio "maestro" e predecessore al Quotidiano e Giornale Eritreo. Una grande penna aveva lasciato vacante le pagine sportive dei nostri quotidiani e a quella firma ero subentrato io. Allora lo scambio formale di penne non ci fu ma era finalmente giunto il momento di rimediare. Incontro sul "water front" Ciro Migliore e signora, Amabile Lizzi, sorella del nostro compagno di scuola Roberto. E guarda caso, eravamo entrambi vestiti uguali! Finalmente facciamo lo scambio simbolico delle penne e in quel momento i nostri pensieri e ricordi sono volati al nostro Direttore, Enrico Mania. Ciro è diventato giornalista professionista, scrivendo prima in Italia poi in Sud Africa, diventando anche produttore della RAI. Attualmente è direttore e editore de La Gazzetta del Sud Africa (www.lagazzettadelsudafrica.net)

Il nostro tour è continuato prima con una sosta notturna a Johannesburg e altro incontro con Tony, Marcello e rispettive famiglie ma anche un'occasione persa, quella di rivedere Giorgio Rossigno in partenza per l'Europa. Alla mattina partenza per Livingston in Zambia, tappa di transito per arrivare in Zimbabwe, meta le famose cascate Vittoria sul fiume Zambesi.
Pensavate che anche in questo posto remoto e bellissimo non avrei incontrato asmarini? Una dritta dell'amico Claudio Fareri ed ecco che a Victoria Fall rivediamo la famiglia De Leo, Claudio e Mariolina: una magnifica accoglienza e ovviamente il ritorno dei trascorsi asmarini.

Lasciata questa bellezza naturale, siamo rientrati a Johannesburg dove ancora una volta abbiamo festeggiato con tutti gli amici il nostro commiato, ricco di tantissimi bei ricordi ed emozioni che sicuramente rimarranno indelebili nella nostra mente.
Franco Caparrotti

15 Dicembre 2013


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