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Che si facesse cullare da sogni di gloria lo sospettavamo
da qualche tempo; non era poi cosa segreta che guardasse a
ripetizione il film omonimo e raddoppiasse tutte le sere con
Momenti di Gloria; che il titolo di Cavaliere cominciasse
a stargli stretto (e sia vituperato chi crede che qui si faccia
bonariamente riferimento alla complessione robusta dell'uomo
)
era intuibile ma che volesse emulare Fidippide, Zatopek o
Bikila, lo confessiamo, superava la nostra immaginazione.
Eppure, se avessimo rammentato l'assunto secondo cui l'unica
cosa che dovrebbe stupirci è che ci sono ancora cose
che possono stupirci e che Franco di sport ne ha macinato
e continua a macinarne parecchio (ma il golf, gli chiedo,
prepara alla mezzofondo?), non avremmo ricevuto quel che segue
pensando ad uno scherzo. E invece ecco dispiegato a noi nientemeno!
il Franco Caparrotti Maratoneta. Il che, per inciso, ci porta
a pensare ad un altro film e augurarci che Franco non debba
mai ricorrere alle cure di qualsivoglia stomatologo e, più
seriamente, a chiederci: ora che sa d'avere la corsa nelle
gambe, che niente può più fermarlo, che il suo
baricentro è sicuramente rivolto in avanti, che gli
orizzonti di gloria sono alla sua portata, non sarà
per caso che punti tutto su Rio 2016? Per l'assunto di cui
sopra, non stupiamoci se riceveremo da qui a tre anni la Cronaca
dal Brasile. Manco a dirlo, tutta a ritmo di samba.
il C.
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CRONACA
D'UNA MARATONA
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Chi lo
avrebbe detto che a sessant'anni avrei corso una maratona!!!
Eppure è una realtà, un sogno che si è
avverato il 14 Aprile del 2013. Cerco di mettere un po' d'ordine,
l'eccitazione e la felicità mi portano a saltare o
meglio correre a destra e a manca.
Per noi nati sull'altopiano, correre una maratona è
forse nel nostro DNA? Probabilmente lo è ma non lo
sapremo finché la cosa non si materializza. Questa
grande corsa, regina delle Olimpiadi, quella che le chiude,
di fatto, è ormai diventata popolare. Ogni città
nel mondo celebra la propria e i maratoneti si moltiplicano
a vista d'occhio.
La situazione in Libia ha comportato determinate misure di
sicurezza con molte restrizioni nei movimenti e non avendo
quasi più una vita sociale come lo era prima ha fatto
sì (ne sono molto contento) che il tempo libero venga
dedicato
allo sport. L'importante è iniziare, poi se non ne
fai ne senti la mancanza. Questa mia costanza ha riportato
il mio peso forma (senza alcuna dieta) dai centosette ai novantatre
chili attuali. La massa muscolare si è tonificata,
la resistenza allo sforzo è migliorata tantissimo.
A questo punto quando a gennaio è iniziata la campagna
pubblicitaria della maratona di Vienna, che quest'anno festeggiava
il suo 30° anniversario (un'edizione imperdibile!), non
è stato difficile prendere la decisione di parteciparvi
sempre con lo spirito De Coubertiano. Le gare in programma,
oltre alla tradizionale 42km, erano la mezza maratona e la
staffetta per team di quattro atleti, ideale per gruppi di
amici o colleghi aziendali.
Una partenza emozionante sul Danubio assieme ad oltre 41.000
atleti e un percorso che attraversa il centro storico della
città rendono questa gara emozionante. La maratona
di Vienna è anche sponsorizzata dalla nostra ditta,
l'OMV, e attira ogni anno campioni mondiali del calibro di
Haile Ghebresellasie, Henry Sugut (vincitore dell'edizione
del 2012 con il record del percorso in 2h 06'58") e Paula
Radcliffe tanto per citarne qualcuno. Insieme coi miei colleghi
si è deciso di partecipare alla staffetta e le distanze
sono state distribuite in base alle proprie capacità
tecnico-fisiche. Abbiamo
registrato la squadra con il nome di "The Sahara Runner"
ed è iniziata la preparazione vera e propria. La staffetta
è così suddivisa: Primo corridore (Saleem El
Semah) 16.1 Km; secondo corridore (il sottoscritto) 5.7 Km;
terzo corridore (Paul Savage) 9.1 Km, quarto corridore (Andre
Mertes) 11.3 Km.
E' giovedì 11 Aprile, si parte da Tripoli alla volta
di Vienna, all'apparenza sembriamo rilassati e pronti ma in
realtà l'adrenalina ci rende eccitati. Il venerdì
mattina presso il nostro ufficio ritiriamo il numero di pettorale,
la maglietta, il chip da fissare alle scarpe per calcolare
i tempi di percorrenza e gli altri accessori. Quindi visita
alla fiera dove viene promosso nei vari padiglioni tutto ciò
che occorre per una maratona. Quindi una breve ricognizione
del percorso per capire ed evidenziare mentalmente i punti
di cambio. Il tempo non è ideale, molto nuvoloso e
pioggia ad intermittenza. Si spera tanto per domenica.
Sabato, dopo un allenamento al Prater si va tutti al Ratthouse
(Municipio) per il Party dei carboidrati. E' un continuo via-vai
di maratoneti, si fa amicizia, è una festa, "la
festa dello sport". L'unica ansia è dovuta alle
condizioni meteorologiche, che tempo farà domani?
Dopo una nottata quasi insonne con la paura di non svegliarsi,
ecco l'alba del "D Day". Vienna ci sveglia con un
cielo terso e una temperature frizzantina, ideale per la corsa.
Non si poteva chiedere di meglio. Colazione alle 7.00 quindi
i massaggi preparatori per il riscaldamento e tutti alla partenza.
Il cronometro scandisce i minuti al via, 30', 20', arrivano
i campioni ovvero l'elite come vengono definiti dall'organizzazione.
Un grande boato di saluto accoglie Haile Gebresellasie che
correrà soltanto la mezza maratona: a giorni compirà
i 40 anni.
Partiti,
record di iscritti quest'anno: 41.000, una fiumana di atleti
che a mano a mano si snoda lungo il percorso. Il nostro prima
staffettista, Saleem El Semah, dovrà consegnarmi il
testimone dopo i suoi 16.1Km all'altezza di Schoenbrunn, il
palazzo imperiale estivo (oggi museo).
Faccio in tempo a raggiungere la mia postazione ed ecco passare
il grande Haile, sembra che faccia gara da solo, i primi inseguitori
sono ad oltre 2' di ritardo. Man mano scorrono tutti gli altri.
Mi sento calmo ed aspetto l'arrivo di Saleem per il cambio.
Controllo il cardio-frequenzimetro e noto che i battiti sono
passati dai 70 a 120 al minuto. Ecco il mio primo staffettista,
mi passa il testimone ed io inizio con una forte emozione
e un groppone in gola la mia maratona. Penso che gli occhi
siano lucidi, la stessa emozione la vivo anche mentre scrivo
questa cronaca. Il tutto dura poco, mi concentro e stabilisco
la mia cadenza, quella con cui mi sono preparato. Il percorso
è meraviglioso sia per lo spettacolo offerto dai monumenti
viennesi che per gli spettatori che ininterrottamente applaudono
e incitano. Penso al mio obiettivo, correre i 5.7 km in 45'.
In
allenamento li avevo percorsi in 46'. Ogni tanto riaffiora
alla mente il sogno che stavo realizzando e l'emozione sale
alle stelle. E' sempre l'incitamento del pubblico che mi riporta
con i piedi per terra. Passo il segnale dei 21 Km che rappresentano
i miei 5. Sulla destra c'è l'arco che indica l'arrivo
della mezza maratona. Gli ultimi settecento metri scorrono
veloci e intravedo Paul (il nostro terzo staffettista) che
saltella in attesa. Allo scambio, un abbraccio e auguri reciproci.
Finalmente scarico la tensione e dopo un buon stretching informo
i miei che attendevano ansiosi il mio risultato. Sembro un
bambino felice, gli abbracci e i complimenti degli spettatori,
si moltiplicano. Saleem mi raggiunge, si congratula e ci abbracciamo
prima della foto di rito.
Ci avviamo nella zona ospitalità all'arrivo dove c'è
lo stand dell'OMV. Si festeggia in attesa dei nostri. Intanto
arriva il grande, il mito Haile Ghebresellasie che viene intervistato
dall'ufficio stampa della nostra ditta e della ORF. Insieme
con lui c'è il campione mondiale di salto dal trampolino
con gli sci, l'austriaco Gregor Schlierenzauer. Riesco a salutare
Haile che mi viene letteralmente portato via dalla stampa
per poi dileguarsi protetto dagli uomini della sicurezza.
Intanto arrivano gli ultimi nostri due staffettisti, Paul
che dopo la consegna del testimone ha pensato di farsi una
doccia e cambiarsi. Anche il tempo di Paul è migliorato
rispetto al suo obiettivo: 53'. Lo stesso dicasi per Andre
Mertes che chiude i suoi 11.3 Km in 1h e 5'. Tempo complessivo
della staffetta 4h 21'. Veniamo chiamati per ricevere la medaglia
di riconoscimento per la partecipazione e performance dagli
organizzatori della 30ma maratona di Vienna, sotto uno scroscio
di applausi. Di nuovo grande emozione e un arrivederci alla
prossima, la 31ma.
Per la cronaca, la vittoria è andata per la parte maschile
al keniota Henry Sugut, terza vittoria per lui, mentre quella
femminile è stata appannaggio della keniota Flomena
Cheyech.
Franco
Caparrotti
Grande
Franco!!!
Alessandra
(19/04/2013)
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19 Aprile 2013
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Cosa
avevamo scritto di questi tempi l'anno scorso? Il Franco punta
al Brasile 2016 al ritmo di samba. Previsione rispettata,
con la differenza che al momento, per allenarsi, aleggia al
ritmo di valzer. E batte pure... se stesso! Per cui, occhi
puntati a Rio. E che...
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...la
"saga" continui
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L'anno
scorso al termine della mia cronaca sulla 30ma Maratona di
Vienna, avevo concluso con "un arrivederci alla prossima,
la 31ma". Ovviamente era l'euforia del momento, poi però
con il passare del tempo l'idea di dover partecipare ad un'altra
maratona ti passa e, come Paganini, non volevo concedere il
bis. Avevo espresso ai miei colleghi la decisione che non
venne presa tanto bene e lasciarono cadere il discoso lì.
A metà febbraio ricevevo la notifica che il team Sahara
Runner Reloaded era stato registrato alla 31ma maratona e
tra i componenti spiccava il mio nome come secondo staffettista.
I miei collegi me l'avevano proprio fatta; poi parlandone
mi avevano incoraggiato e persuaso a non rifiutare. Quindi
eccomi di nuovo "in prima fila".
Quest'anno, la maratona di Vienna, oltre ad aver registrato
ben 41.650 atleti, ha voluto come motto Allez Waltz
e su tutto il percorso sono stati allestiti palchi dove ballerini
professionisti, sulle note del Danubio Blu di Strauss, hanno
accompagnato la gara stimolandola e rendendola ancora di più
unica
In attesa della partenza al Castello di Schombrunn pensavo
di essere ormai un veterano ma, credetemi, l'emozione al cambio
del testimone ha preso il sopravvento. Meno male che le note
danubiane e la leggera pioggia mi hanno riportato con
i piedi per terra e ho concluso la mia frazione migliorando
addirittura di tre minuti il mio tempo registrato l'anno scorso:
42 minuti, con un tempo totale di squadra di 4h 13' 50'',
migliorato di ben 9' rispetto all'anno precedente.
Per noi dell'altopiano, un'altra buona notizia: l'etiope Getu
Feleke ha detronizzato il keniota Henry Sugut, tre volte campione.
Getu ha pure stabilito il nuovo record della maratona di Vienna
con 2h 05' 40'' mentre, tra le donne, la vittoria è
andata alla tedesca Anna Hahner con il tempo di 2h 28' 59''.
Che dire, per concludere: Arrivederci al prossimo anno? Non
c'è due senza tre.
Franco
Caparrotti
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LA
32ma MARATONA DI VIENNA
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La
regola del tre è stata rispettata, Franco si è
migliorato nella prestazione, Rio è dietro l'angolo e
tra due anni (ne siamo convinti) riceveremo notizia che il Nostro
figurerà tra i protagonisti delle ultramaratone. E meno
male che si è messo in pensione... E bravo Franco!
il C.
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"Non
c'è due senza tre!" dice il proverbio familiare
a tutti; ebbene questa volta ha funzionato rispetto alla mia
terza consecutiva Maratona di Vienna, molto probabilmente
l'ultima. "Mai dire mai" dice un altro proverbio;
promesso, non vi annoierò più con le mie corse!!!
L'anno scorso, come scrissi, furono i miei colleghi a coinvolgermi
a mia insaputa nella gara; inizialmente la presi un po' male
e poi è subentrato il mio spirito decourbettiano e
la mia continua voglia di essere attivo e quindi con dedizione
certosina mi sono dedicato agli allenamenti e preparazione.
Alla fine è stato un successo sia per me che per la
squadra.
Quest'anno è stato diverso: l'anno scorso avevo dato
l'arrivederci e quindi c'era la volontà e convinzione
di poter partecipare ancora. Alla fine dell'estate scorsa
avevo programmato gli allenamenti con scadenza regolare, seguendo
determinati ritmi principalmente mirati ad una preparazione
sì atletica ma piu' importante al mio "cardio
ritmo". In un certo senso non avevo tenuto conto dei
tre miei grandi viaggi: prima in Argentina per due settimene,
seguite poi da due viaggi a Doha in Qatar. In più,
in Qatar mi sono pure fratturato il dito mignolo del piede
sinistro e pertanto costretto ad uno stop forzato. A Gennaio
è sopraggiunto il panico, l'angoscia che sarei arrivato
ad Aprile non preparato per un evento cosi importante e poi
non volevo deludere le aspettative.
La 32ma Maratona di Vienna, cresciuta esponenzialmente negli
anni, è diventata un evento internazionale importante.
Quest'anno nuovo record di iscritti: 42.742 provenienti da
129 nazioni con il motto: "We are Europe", siamo
l'Europa. Ovviamente, nell'ambito della nostra società
lo spirito e il motto di sempre è "Correre e divertirsi".
Del
team Libya, sono state create due squadre: Libya Vienna Satellite
Office 1 e 2, ed io sono stato incluso nel team 1 con Dan
Pluck primo staffettista (Km 16.1), il sottoscritto come il
secondo della staffetta (Km 5.7), Abdulkalek Mohammed, terzo
corridore (Km 9.3) e ultimo a chiudere, Saleem El Semah (Km
11.1). La data, il 12 Aprile 2015, e Vienna come per incanto
hanno riservato una giornata splendida, con una temperatura
intorno ai 20 gradi, ideali per questo tipo di corsa. Tutto
ha funzionato in modo perfetto sia come organizzazione che
per noi staffettisti (nuovo record: 03:56:00 per la squadra)
con il mio personale che ha ritoccato quello dell'anno scorso
di ben 22 secondi. Grande festa per tutti anche per i vincitori
assoluti, l'etiope Sisay Lemma che ha chiuso in 2:07:31 in
campo maschile e la svizzera Maja Neuenschwander in 2:30:09
per quello femminile.
Franco
Caparrotti
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14 Aprile 2015
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LA
SFIDA ALL'ULTIMO GREEN...
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Dopo
attenta e, lo confessiamo subito a scanso d'equivoci, divertita
analisi, nonché averne vagliato il labirintico linguaggio,
la narrativa, le leggende metropolitane, le trasposizioni
cinematografiche e ovviamente il parere delle malelingue (*),
siamo giunti alla conclusione che questa disciplina non ha
paragoni per palesare la natura umana in tutte le sue varie
sfumature. Osservata da un'angolazione, si direbbe ispirata
da ornitologi ormai paghi della propria attività e
pronti a rimettersi, è il caso di dirlo, in gioco.
Non si parla forse di birdies, eagles, double eagles o albatross
e condor? E poi, non furono le prime palline fatte di piume
d'uccello? Vista da un'altra prospettiva, si direbbe invece
ispirata da stilisti dell'avanguardia per via degli sgargianti
"abiti" che si vedono spesso sul green.
Ma gli ingredienti sono anche altri e ben più gustosi:
le origini se le contendono Cinesi, Olandesi, Francesi e Scozzesi
i quali, appena lo vararono, lo proclamarono subito fuorilegge.
Per gli Statunitensi, la pallina regolamentare deve avere
336 fossette, per i Britannici 330. E c'è chi aggiunge
che in realtà le fossette possono variare da 400 a
1000. Pioggia o sole, niente ferma i protagonisti: la storia
racconta di palline nere per giocare sulla neve e di palline
fosforescenti per giocare sul ghiaccio delle distese canadesi.
C'è un club, The Green Zone, che ha metà delle
buche in Finlandia e l'altra metà in Svezia. 18 buche
e 6 chilometri di camminata farebbero perdere 2000 calorie.
E' l'unica attività agonistica dove vince chi ha il
punteggio più basso. Si colpisce basso per andare più
in alto possibile. Se si "swinga" a destra, la pallina
va sinistra. E chi vince paga da bere. L'hanno pure giocato
sulla Luna...
Ci fermiamo qui, consapevoli che per gli iniziati l'equilibrio
dell'universo-tutto poggia su un tee. Ma concludiamo, visti
i protagonisti del prossimo pezzo, ricordando che lo sport
tornerà, dopo oltre un secolo, alle Olimpiadi di Rio
2016. Vuoi vedere che la maratona di Vienna e la sfida di
Roma a 9 buche altro non sono che una sceneggiata per annunciarci
che questi due discoli puntano a fare gli "eagles"
o i "condor" in Brasile? Dimenticavamo di accennare
alla probabile origine del nome: secondo una tesi anti-teosofica,
sarebbe un acronimo, Gentlemen Only, Ladies Forbidden. Ma
è la solita bubbola perché, stando alle statistiche,
il 23 per cento dei praticanti sono donne. E come la racconta
Alessandra, non c'è da dubitarne.
il C.
(*)
Golf is a good walk spoiled. Mark Twain - cfr anche
http://www.businesspeople.it/Lifestyle/Golf/Fare-colpo-con-una-battuta_52672
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VISTA
DA LUI
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VISTA
DALL'OBIETTIVO
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VISTA
DA LEI
|
di
Franco Caparrotti
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di
Claudio Fareri
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di
Alessandra Raffone
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"Mens
sana in corpore sano" diceva il poeta romano Giovenale
in una delle sue satire. "L'importante è partecipare
e non vincere" il famoso motto di Pierre de Coubertin,
fondatore dei giochi olimpici moderni. Quindi basandomi su
quanto sopra, pratico lo sport con questo spirito anche perché
le capacità non me lo consentono. Questo applicavo
anche al golf, sport che adoro e che purtroppo non gioco cosi
spesso da poter migliorare le mie prestazioni. In Libia non
ci sono campi da golf e prima della rivoluzione, si organizzavano
gite nel week-end (una volta al mese) a Djerba e cosi si potevano
fare le 18 buche.
Poi a Roma quando rientro, riesco a mala pena a essere sul
campo una sola volta la settimana. Poi scopri con piacere
che la nostra asmarina Ale di Mostacciano si cimenta con il
golf con passione e continuità e allora i giochi sono
fatti: si gioca insieme. All'inizio dimostrando pure il mio
lato cavalleresco, chiudevo come si suol dire "un occhio"
nel piazzamento della palla, negli "air shot" nei
putting sbagliati e logicamente alla fine, tirate le somme
chi vinceva sempre di un punto era proprio la Ale. Giustamente
e cordialmente diceva: " Franchino, ho vinto io, sarà
per la prossima volta". Ogni volta mi applicavo sempre
di più e notavo che la mie palle chissà perché
finivano in acqua come pilotate, i miei putting si fermavano
a 3 centimetri dalla buca oppure gli giravano intorno senza
finirci dentro. Il sospetto che Ale me le "mandava"
mi assaliva e così ho iniziato a
toccarmi e
anche se le cose andavano un po' meglio, c'era del magnetismo
negativo sui miei tiri. Immancabilmente durante le "zighinate"
o cene si parlava di golf e a soccombere ero sempre io. A
questo punto, "ho gettato il guanto" e lanciato
la sfida ufficiale con tanto di testimoni e di arbitro. Ovviamente
il challenge è stato accettato e cosi sabato scorso
si è consumato l'atto che doveva proclamare il vincitore.
Come arbitro è stato scelto il nostro "Generale",
quello con le stellette, il buon Claudio.
Il testimone giocatore è stato l'Armando, veramente
un "super partes" e meno male che c'era lui perché
il nostro "umpire" per un paio di volte a perso
i colpi, chissà perché? e a favore di chi? Facile
da intuire
Tornando a sabato scorso, mi sono preparato mentalmente e
non solo. Ho messo nella sacca un paio di spicchi d'aglio
e il cornetto rosso. Poi giunto al campo ho recitato sotto
voce: "uocchio, maluocchio... funecelle all'uocchio...
aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglia, corne e bicorne,
cape'e alice e cape d'aglio... diavulillo diavulillo, jesce
a dint'o pertusillo... sciò sciò ciucciuvè...
jatevenne, sciò sciò... "
Ci ho impiegato una settimana ad imparare il ritornello. A
questo punto tutte le scaramanzie erano a posto, con un arbitro
integerrimo e un testimone super mi sentivo protetto e sicuro
di vincere questa sfida infinita. Tutto è filato liscio
sino alla buca 5 dove ahimè il green è su un'isoletta
in mezzo al lago. Come non detto: il mio terzo colpo finisce
in acqua. Lei mi guarda e dice: " A5, acqua ". Perdo
il gioco su questa buca ma ho ancora un buon vantaggio. Buca
A7, il drive è quello che fa sognare ma ecco che la
palla fa uno slice e mi finisce nel canale. Ancora una volta
qualche "gelida manina" ha colpito di nuovo. Cerco
di recuperare ma anche questa buca è appannaggio di
Alessandra. A questo punto, sono in vantaggio di una buca,
mentre nello score siamo pari. La nona ed ultima buca è
la decisiva. Giochiamo entrambi molto bene e arriviamo in
green con gli stessi numeri di colpi: il putting sarà
decisivo. Gioca Ale che è più indietro di me.
Putting corto ad un metro dalla buca, quando vedevo la vittoria
a portata di mano, sento il nostro Armando (quello che doveva
essere il super partes) dire: data. Mi sono sentito ugualmente
forte essendo soltanto ad un metro dalla buca. Ci metto tutta
la concentrazione possibile e tiro. Come se ci fosse un air
bag la pallina si ferma a pochi centimetri. Ho quindi bisogno
del secondo tiro e con questo pareggiamo i conti. Tiro un
sospiro di sollievo: mi è andata bene, almeno abbiamo
pareggiato nel punteggio: 14 pari ma ho vinto di una buca:
3 a 2.
Alla fine Alessandra si è accontentata del pareggio
e di aver pescato le mie palline finite in acqua. Non me le
ha mica restituite
Stretta di mano, bacio ed abbraccio e basta sfide, ci siamo
detti. Voi ci credete??
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Il
Golf giocato con punti di vista diversi: la sfortuna mi perseguita,
ho sbagliato i putt...
Dopo ben due sconfitte, inflitte - nota bene - da Alessandra
a Franco, si decideva, per la pax sociale degli amici asmarini,
ovunque sparsi, che venivano puntualmente coinvolti nel cahier
de doléances di Franco, un'ulteriore gara, che vedeva
anche interessati, niente di meno che, il Generale Claudio Fareri,
in qualità di arbitro e il "coach" Armando,
che niente ha a che vedere con gli asmarini, se non per avere
conosciuto Alessandra sui campi di golf ed essersi auto dichiarato
suo coach (ormai in odore di ex-coach
).
Franco, infatti, dopo le sue "performance" nella 5
km di Vienna, non riusciva a mandare giù le sconfitte
a golf, che gli infliggevo sul green
. (e non sa cosa lo
attende se mi ridedico alla maratona, avendo avuto come maestro
il grande marciatore Abdon Pamich, medaglia d'oro di marcia
olimpiadi di Roma 1960
..)
E così, ogni volta che Franco ed io giocavamo, Claudio
puntualmente mi telefonava, prima di sentire la versione di
Franco, per sapere chi aveva vinto
commentando con un
"Ah!" di giubilo il verdetto! Franco, per contro,
classificava puntualmente ogni suo errore come dovuto ad una
"sfortuna" che lo perseguitava inspiegabilmente sui
campi di golf, soprattutto quando giocava con me, o meglio,
contro di me! Mi assegna perfino strani poteri ultra terrestri,
volti a telecomandare con il pensiero i suoi colpi, che puntualmente
fanno finire in acqua la pallina, con conseguente penalità
e perdita di palla
.
Anche l'ignaro Capo Chichingiolo, che pensava di godersi le
meritate vacanze di Pasqua, in santa pace (dato il periodo!)
e in pieno relax ai fornelli nella sua tranquilla Forlì,
veniva informato da Franco con un dettagliato racconto, buca
per buca, sulla sua sfortuna!!!
E meno male che la competizione era solo su nove buche e non
su diciotto!!!! Un sospiro di sollievo accomunava tutti, credo
anche gli ignari amici che si erano ritrovati davanti ad uno
zighinì per salutare l'amica Dova
e si sono sentiti
sciorinare la descrizione della gara svoltasi la mattina
.
L'ennesima gara di rivincita veniva disputata, come sempre,
nella splendida cornice del Golf Club Parco dei Medici di Roma,
il 26 aprile u.s.
C'è da dire che Franco il giorno prima della gara ha
beatamente poltrito e così si è presentato fresco
e riposato sui campi, mentre io avevo disputato una 15 buche
con gli amici, in una splendida giornata di festa, arricchita
da un cielo azzurro onorato da un sole splendente, in barba
a tutte le previsioni meteo.
Tutto era perfetto, la tensione alle stelle
mancava solo
la bandiera del match play
Da subito, il Generale veniva
messo sotto pressione nel conteggio dei punti
E puntualmente
. Franco buttava ben tre palle in acqua!
Normalmente, a golf, quando la palla finisce in acqua, non superando
quindi l'ostacolo d'acqua, si ritiene che il golfista abbia
sbagliato il colpo, ma la regola non vale per Franco, che mormora
"come sono stato sfortunato!". E mentre Franco rimugina
sulla sfortuna, io mi rilasso dedicandomi ad un altro dei miei
sport preferiti: la pesca
. di palle da golf perse in
acqua, collezionando un'altra vittoria!
Infatti: Alessandra, palle trovate 5, perse 0; Franco palle
trovate 0, perse 3; Generale, palle perse non applicabile, trovate
1!!!
E quindi, mentre la gara di golf FORTUNATAMENTE si chiudeva
in parità, 14 a 14, la classifica palle trovate/perse
vede:1° classificata Alessandra, 2° classificato il
Generale, 3° classificato Franco!!!
Davanti ad un bell'aperitivo, finalmente Franco ha ammesso di
sentirsi appagato dal risultato e ha giurato solennemente che
d'ora in poi avremmo solo giocato! L'affermazione è stata
salutata da un caloroso applauso, giunto virtualmente anche
da lontano
.
Finalmente, tutti possono ritornare alle proprie occupazioni
senza sentire parlare di sfortuna golfistica. |
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29 Aprile 2014
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