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IL
COMPROMESSO (DI FERRAGOSTO)
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Tutto
è iniziato così per caso da un incontro a cena
con un'amica che non vedo da tempo dopo che al telefono mi aveva
anticipato con voce eccitata di voler assolutamente farmi conoscere
il suo "nuovo amore". Sapendola felicemente sposata
e poco propensa alle avventure, le sue parole mi avevano suscitato
tanta perplessità e altrettanta curiosità.
I soliti, odiatissimi lavori stradali, però, che dilagano
ovunque d'estate mettendo a dura prova i nervi dei guidatori
già surriscaldati dal grande caldo, mi fanno arrivare
in ritardo al ristorante dove, bene conoscendo la fissazione
della mia amica per la puntualità, mi aspetto di essere
accolta dal tamburellare nervoso della dita sulla tavola; invece,
con mia grande sorpresa e sollievo, la scorgo da lontano tranquillamente
seduta, intenta a fissare un rettangolo lucido e piatto, più
grande di un palmare, che tiene tra le mani. Avvicinandomi riesco
a mettere a fuoco l'oggetto misterioso e scopro che il "nuovo
amore" segreto altro non è che un tablet lettore
di e-book, cioè del libro elettronico.
Vorace lettrice, la mia amica è solita immergersi nella
lettura di montagne di testi di ogni genere: romanzi, saggi
storici e letterari, biografie, racconti, articoli vari, per
cui sono abituata a vederla scomparire per lunghi periodi dai
quali riaffiora, raramente delusa e spesso appagata, per parlarmene
con entusiasmo. Se poi capita ad entrambe di aver letto la stessa
pubblicazione, lo scambio di impressioni, specialmente se divergenti,
diventa acceso, con grande soddisfazione reciproca.
Prendendo posto a tavola, so già cosa mi aspetta. Con
lo sguardo ed il sorriso sprizzanti entusiasmo, lei incomincia
con slancio ad elogiare l'e-book con lo stesso tono eccitato
che fa eco a quello dei miei figli che me lo avevano illustrato
estesamente qualche tempo prima. In quell'occasione ricordo
di aver mostrato ben poco interesse, tanto che alla fine, più
per dare loro soddisfazione che per convinzione personale, avevo
accettato di familiarizzarmi con quel nuovo miracolo tecnologico
usandolo per un certo periodo.
Riconosco che la prospettiva di poter leggere migliaia di libri,
saggi, pubblicazioni e quant'altro, tutti racchiusi in quella
tavoletta grande quanto un libro tascabile è indubbiamente
allettante ed affascinante: un leggero tocco delle dita è
sufficiente per aprire il menu, un altro leggero buffetto per
avere il testo prescelto, il tutto eseguito con una procedura
lineare.
Conoscendomi, però, mi rendo conto che per accettare
questa, così come qualsiasi altra novità tecnologico-informatica,
devo prima superare la diffidenza atavica ed il rigetto che
provo di primo acchito per tutto ciò che, intrufolandosi
nella mia quotidianità, la mette a soqquadro. Ne detesto
lo sconvolgimento iniziale e l'impressione inquietante di essere
catapultata verso l'ignoto con risultati imprevedibili, ancora
di più nel caso specifico dell'e-book che sembra voler
scalzare l'antico e familiare piacere della lettura di testi
cartacei; da qui il mio, in fondo comprensibile, altalenare
fra il frastornato e l'affascinato.
Rientrata
a casa, tento di calmare la mente ricorrendo al consueto rimedio
infallibile: sorseggiare una bella tisana calda, raggomitolata
nella poltrona preferita, in compagnia di un buon libro, un
libro "normale", di quelli con le pagine di carta
e la copertina dai colori sobri o vivaci, che si finisce per
riconoscere come un vecchio amico. Posando la tazza sul tavolino,
però, lo sguardo scivola sull'e-book che si trova accantonato
vicino al tascabile che sto finendo di leggere. Libro elettronico
e libro tradizionale, entrambi giacciono affiancati, innocui
e inanimati ma che rivoluzione in quei pochi centimetri quadrati!
Riluttante, sospirando come se fosse un atto di penitenza, allungo
la mano verso l'e-book, ricerco e apro la stessa pubblicazione
che ho finito di leggere in formato cartaceo, perché
se devo paragonare i due tanto vale partire dallo stesso punto,
anche se, caparbiamente, non mi sento affatto pronta a dare
l'addio a quello tradizionale, anzi la sola prospettiva mi sembra
quasi sacrilega.
Sarebbe -mi dico- come disconoscere metà della mia esistenza
trascorsa in Asmara con le puntate frequenti dal "Vecchietto"
per fare incetta di libri usati poiché quelli nuovi non
erano mai abbastanza. In quel paio di vani stretti e in penombra,
mi rivedo ragazzina col naso per aria a contemplare affascinata
tutti quei testi polverosi, accalcati sugli scaffali su, su
fino al soffitto; avrei voluto sfogliarli uno per uno per scoprire
il loro contenuto ma dovevo accontentarmi di quelli più
adatti alla mia età. Ricordo la soddisfazione del rientro
a casa al crepuscolo con cinque o sei libri da leggere. Qualche
volta, se all'interno scoprivo le dediche ("A Fabio, con
amicizia" oppure "A Maria, con affetto") scritte
con svolazzi e ghirigori, mi chiedevo che fine avessero fatto
i vari Fabio o Maria, Giulio o Francesca, probabilmente rimpatriati
come tanti facevano in quegli anni, fantasmi scomparsi nel nulla
e della cui esistenza rimanevano soltanto poche righe d'inchiostro
sbiadite dal tempo.
La gioia più grande, però, rimaneva quella di
ricevere in regalo un libro nuovo, ancora odoroso di stampa,
un libro tutto mio che leggevo e rileggevo fino a conoscerlo
quasi a memoria e che poi riponevo sullo scaffale da dove, allineato
con gli altri, sembrava occhieggiare amichevolmente. Il momento
più bello dedicato alla lettura era la sera dopo cena,
prima in salotto, poi a letto fino a che la luce dell'abatjour,
trapelando da sotto la porta, mi tradiva e quindi, dall'altra
parte del corridoio, il monito di mia madre: "Elvira, spegni
la luce che ti rovini gli occhi" mi constringeva a malincuore
ad abbandonare il mio eroe, non del tutto, però, visto
che al buio la mia fantasia accesa intrecciava una trama tutta
mia, poco importava se poi si rivelava totalmente inconcludente
dato che ogni volta il sonno aveva la meglio su di me. Alle
superiori ricordo che la professoressa di italiano aveva instaurato,
ad un certo punto, la consuetudine di presentarsi una volta
al mese con una pila di svariati libri di lettura presi in prestito
dalla biblioteca dell'Istituto Magistrale per arricchire la
nostra cultura. Succedeva, però, che mentre alcune fortunate
compagne di classe si vedevano assegnati dei romanzetti leggeri,
quelli di Delly, per esempio, andavano per la maggiore, a me
l'insegnante appioppava, spesso purtroppo, libri d'autore, a
mio giudizio dei veri polpettoni che accettavo a denti stretti
e leggevo per dovere, senza particolare entusiasmo tranne qualche
sporadica eccezione; mi rifacevo, comunque e di nascosto, prendendo
in prestito dalla compagna più fortunata il romanzo rosa
che divoravo in due sedute. Solo più tardi, da adulta,
avrei capito ed apprezzato l'oculatezza dell'insegnante che
con la sua interferenza voleva indirizzarmi a letture più
ricche e sicuramente più formative.
Lo schermo luminoso mi costringe a tornare al presente; le parole
sono chiare e leggibilissime, il tablet pesa pochi grammi, quindi
ci sarebbero tutte le condizioni migliori per assicurare una
buona lettura, invece, perplessa, riconosco che non è
così. Anche se il testo è lo stesso e le parole
sono identiche, anzi i caratteri sono meglio definiti, tutto
a vantaggio della vista che, si sa, con l'avanzare dell'età
tende a deteriorarsi, devo ammettere che c'è qualcosa
che non mi convince del tutto. Un po' irritata dalla mia incertezza
prendo in mano il tascabile, a tergo della copertina rileggo,
distrattamente, la breve biografia dell'autore, lo giro e rigiro,
lo sfoglio velocemente, come se la risposta ai miei perché
possa saltare fuori da quelle pagine, all'improvviso come il
genietto dalla lampada, invece nulla. E' inutile, alla fine
mi arrendo e, frustrata, chiudo il libro con un colpo secco.
Una cosa è chiara: il libro elettronico mi lascia fredda
e distaccata perché mi priva di tutto: del fruscio delle
pagine, dell'odore inconfondibile della carta stampata, del
piacere tattile della copertina lucida o patinata, rigida o
morbida cha sia; mi manca perfino il vecchio segnalibro di pelle
screpolato dall'uso che, sporgendo, sembra una sentinella attenta
in attesa del mio ritorno. Ed è proprio enumerando mentalmente
questi passaggi che mi rendo conto di aver finalmente trovato
una risposta plausibile: l'e-book mi priva del rituale abituale,
di quella gestualità confortante e rassicurante che,
appunto con il passare degli anni, si è così ben
radicata da non essere più percepita.
Obiettivamente,
tuttavia, sento di non poter nè sottovalutare, nè
tantomeno ignorare gli innegabili vantaggi offerti dal libro
elettronico che, per la sua compattezza e per l'abbondante scorta
libraria racchiusa in quei pochi grammi, diventa sicuramente
il compagno ideale di viaggio. Addio, quindi, a valigie e borse
a mano stipate all'inverosimile di romanzi e riviste, finalmente
braccia e schiena possono affrancarsi da indolenzimenti e dolorosi
stiramenti muscolari causati dal peso eccessivo.
Mi
rendo conto, a questo punto, di avere le idee un po' più
chiare: libro elettronico sì, soprattutto se in vacanza
o in viaggio, il cartaceo, invece, continua a dominare tra le
pareti domestiche, almeno per ora. In questo modo, evitando
di arrivare all'estrema negazione dell'uno a favore dell'altro
e tentando, al contrario, di abbracciare il meglio di entrambi,
faccio del compromesso un ponte solido che rende il passaggio
dal vecchio al nuovo graduale ed accettabile.
Così, confortata da questa salomonica decisione, ritorno,
finalmente senza più sensi di colpa, al mio libro, ne
accarezzo la copertina, lo apro sfilando il vecchio segnalibro
e, rasserenata, riprendo la lettura sorseggiando la tisana ormai
tiepida.
Buon
ferragosto a te, caro Kikki e a tutti i Chichingioli e Chichingiole
sparsi per il mondo.
Elvira
R.
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7 Agosto 2012
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Concordo,
Elvira, concordo!
Sebbene io trascorra - come milioni di persone d'altronde -
oltre 8 ore al giorno di fronte al PC, e riesca anche a googlare
e wikipediare discretamente e di tanto in tanto mi fregi pure
del titolo emancipato di Millenium Mum, devo purtroppo ammettere
la mia limitatissima inclinazione verso il tecnologico-informatico
in genere, e qui includo tutto ma proprio tutto, dall'apparecchio
TV che non riesco mai a sintonizzare come vorrei (specie dall'avvento
del digitale terrestre) al DVD player che mi fa penare i film
che ambirei tanto vedere, dallo scarico delle e-foto che o son
troppo pesanti o chissà dove le ho archiviate nel salvataggio,
dallo smart phone che ho accarezzato per ore fin a fargli fare
le fusa prima che imparassi a fare una semplice telefonata,
al tablet/telefono che mi ha prestato Vanni e che, quando squillava,
mi portavo meccanicamente all'orecchio facendo rotolare dalle
risate gli astanti... si capisce quindi in quale inconveniente
mi metterei introducendo un e-book nella mia esistenza.
Riconoscendone l'ovvia comodità nei viaggi, specie ora
che i low cost ci costringono a tagliare drasticamente nei pesi,
sarebbe comunque un rapporto forzato. Rispetterei l'e-book ma
senza amarlo, mentre amo i libri tradizionali anche senza alle
volte rispettarli troppo, perché li stropiccio portandomeli
appresso in borsa, in macchina, in spiaggia, e li strapazzo
ripiegandoli sul dorso quando la posizione di lettura, informicolandomi
la mano o il braccio, mi obbliga all'uso di un solo arto, li
scarabocchio sottolineando un passaggio fulminante o illuminante,
li marchio con il fondo umido del mio mug... e qualche volta,
sì, li imbrattato di cioccolato o di frutta, di marmellata
o di qualche non ben identificato untume, magari il doposole
in fondo alla sacca del mare.
Amo i libri, sono affetta da acquisto compulsivo, aumentando
così sempre più quelli non letti rispetto ai già
letti (specie da quando il tempo è più dedicato
al recupero dell'energia spesa in altre attività che
alla lettura). Sono felice quando ravvedo la possibilità
di farne un gradito presente. Devo condividerne il piacere quando
incrocio un testo particolarmente interessante, comprandone
più copie da regalare ad amici e parenti. Mi piacciono
come arredamento al punto che molto presto sacrificherò
anche le ultime fredde ed eleganti vetrinette che custodiscono
preziosi argenti e cristalli in favore di calde e interessanti
librerie che diano la giusta visibilità a libri che ormai
non hanno più spazio e se ne stanno indecorosamente impilati
di fianco al mio comodino. Li amo da quando, bimbetta, me li
raccontava il mio papà, descrivendomi la biblioteca che
aveva da studente, della ricchezza di conoscenze in essi contenuta,
delle meravigliose avventure che regalavano e che ho imparato
a vivere totalmente sprofondata nella loro lettura.
Anch'io frequentavo per compra-vendita il negozio di libri usati
del "Vecchietto" in zona Clinica Igea, e uno dei primi
stipendi lo spesi con fierezza alla libreria Pedrini di Asmara.
Un luogo incantato, quella libreria, così moderna e luminosa.
Libri dalle copertine colorate, diversi da quelli di Utet, così
austeri, tutti uguali, che mettevano in soggezione. Sembravano
donne, se pur bellissime, rese identiche da anonimi burka.
Ma non solo libri, da Pedrini. Anche fumetti. Intrepido e Monello
con Billy Bis a bordo dell'Isotta Fraschini nelle vicissitudini
con l'amica-avversaria Gegia Miranda; Crystal, estimatore dell'omonimo
champagne e puntatore alle corse della cavalla Berenice; e come
non ricordare "Qui Commissario Norton", fisicamente
così somigliante al mio mito di allora, il bell'Alain
Delon? E poi Nembo Kid (come inizialmente abbiamo conosciuto
Superman), Batman e Robin, e tutta la brigata dei Super Eroi.
Gli ultimi Intrepidi e Monelli li compravamo a Jeddah, in un
negozietto dove si trovavano di tanto in tanto giornali e riviste
italiane
ma debitamente censurati. Succedeva che il retro
dell'ultima pagina dell'episodio del fumetto riportasse la foto
un po' discinta di qualche attrice
e la censura saudita,
munita di grosso pennarello nero, copriva totalmente l'immagine
scostumata, il pennarello inchiostrava la carta da parte a parte
e la fine dell'episodio diventava illeggibile e quindi lasciato
a libera interpretazione del lettore.
Non prevedo grande affermazione e futuro dell'e-book nella mia
vita. Forse una co-presenza, utile là dove una ricerca
sarebbe senza dubbio immediata e dove, appunto, il poco ingombro
sarebbe determinante. Ecco, un rapporto di-necessità-virtù
e basta
perché il profumo dei libri, quelli elettronici
(così asettici) non potranno mai averlo!
Buon ferragosto, Elvira, Lord e Mondo Kikki, magari in ottima
compagnia di un buon libro, elettronico oppure no!
@ D.
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