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NATALE 2006
I vostri Auguri

A queste latitudini, sotto questo cielo d'inverno, giunti in prossimità del S. Natale, talvolta arrivano, con i voti per le festività e l'anno nuovo, magnifici cesti augurali colmi di frutta. E noi, che ci sentiamo un po' apparentati ai pomi, abbiamo pensato di regalare a voi tutti un cesto "tutto nostro" di frutta e con esso formuliamo i nostri più sinceri auguri di Buon Natale e sereno anno nuovo.
il Chichingiolo

 
Anna Maria De Nadai, "La Fruttiera di Natale" - Acquerello (2006), in esclusiva per tutti gli amici del Chichingiolo.
 

IL DIALOGO DELLA FRUTTIERA
Daniela (Toti)
Elvira (Romano Fenili)
Antontella (Toti)
con la partecipazione di Marisa (Toti)
il Coro
Illustrazione di Anna Maria (De Nadai)


Il Coro

Ascoltate, uomini che avete dimora presso le fonti o che abitate nei pressi del mare. Udite, sotto il sole e le stelle, il racconto che le donne dell'Altopiano, al nostro comando, si apprestano a narrare delle gesta dei nostri protagonisti. Dodici mesi è durata l'attesa, timorosi che il cielo li avessi rapiti. Ora invece sappiamo che essi sono vivi e li ospita tutti, affettuosamente, la Fruttiera. Se li cura con un sorriso lievemente porcellanato. Li conosce bene, ad uno ad uno. Le loro famiglie si frequentano regolarmente, da anni millanta. Ora però chiediamo che l'attesa venga placata…

Daniela
Ecco lo zaitun, il più preponderante, profuma di Cheren, Elaberet, Monrovia. Bianchi o rosa, promuovono col loro sapore la macedonia più semplice. I filari di alberi di zaitun a Elaberet erano teatro dei nostri giochi. L'albero che avevamo a Monrovia - lì si chiama Guava - era il segreto delle mie macedonie…

Elvira
E' vero: basta un tocco della sua polpa rosa per dare alla macedonia profumo e sapore esotici assolutamente unici.

Il Coro
Ma via, presto, diteci della papaia…

Daniela
La papaia è più discreta. Zio Franco aveva sperimentato ad Agordat, nella concessione di Tuc Tuc, come il sapore del frutto possa essere influenzato dalla vicinanza di altre colture. La fioritura delle piante di papaia da frutto vengono impollinate dall'albero maschio. Evidentemente il polline dell'albero maschio raccoglie le profumazioni circostanti, tant'è che vicino all'aiuola di tuberose acquisivano una profumazione ed un sapore delizioso, mentre vicino all'orto delle cipolle il sapore ne risultava corrotto, quasi sgradevole. A Monrovia avevo un'aiuola di basilico che regalava ai frutti della papaia adiacente un particolare sapore che non riscontravamo nei frutti colti un po' più in là. E quei meravigliosi frullati di papaia per colazione a Gurgussum? Adesso leggo che papaina è sinonimo di salute... ma noi già l'avevamo intuito da tempo, vero?

Il Coro
E' la verità! Una leggenda narra che la sua buccia curasse perfino ferite leggere e frollasse la carne. Ora andremo a cercare l'incanto del mangus…

Daniela
Oh, il mangus! Così speciale, il mio frutto preferito. A Cheren da Michelazzo c'era una qualità "superior", senza fili e grandi come meloni. E poi quelli piccoli, con tanti fili, ma con quel sapore pieno... Eppoi il mangus ha la forma di un cuore, a guardarlo bene. Un cuore grande, che dona generoso tutto se stesso.

Il Coro
Ma la generosità delle Muse è ad essi pari …

Daniela
La "Musa Paradisiaca", ovvero le banane…

Elvira
Quelle arrivavano quasi alla chetichella. I mini-caschetti di banane del Bizen, mai troppi da saturare il mercato, ma abbastanza da farsi notare. Ed era festa. Una volta assaggiate e gustate quelle piccole meraviglie, si era pronti a bocciare qualsiasi altro tipo il mercato offrisse. Racchiuso in quel formato ridotto, il frutto, infatti, aveva raggiunto un punto di maturazione perfetto, con una polpa dalla giusta consistenza che si scioglieva in bocca in un tripudio di dolcezza.

Daniela
La concessione di Tuc Tuc era quasi interamente coltivata a banane. E così lo era la vicina Tecraret di zio Angelo e infine la Maesco, con i suoi 5.000 ettari nella valle dell'Awash. Posso quindi considerarla "cosa mia", ma diciamo pure "cosa nostra". Da piccina soffrivo di una banano-allergia e mi riempivo di orticaria, quindi il consumo era limitato a qualche goloso furtivo boccone. Poi fu oggetto di lavoro: esportavamo dall'Awash "Giant Cavendish" e "Gran Naine", quelle a siluro che conosciamo con il nome della chica formosa. Roba commerciale. Niente, ma proprio niente e che vedere con quel sapore giustamente "paradisiaco" delle banane del Bizen.
Corte e cicciotte, come le manine di un monello, la pasta gialla di un incredibile sapore avvolgente, pieno. Ma la stoltezza giovanile bandiva la banana dalla fruttiera perché troppo calorica. Finalmente, in età di saggezza, l'apporto di potassio e magnesio danno oggi quel minimo di alibi alla bontà che ne deriva dalla completa trasformazione degli amidi in zuccheri quando matura!

Il Coro
Come le onde di un mare in moto continuo, sentiamo giungere altri profumi. Cos'è, cos'è questo?

Elvira
E' l'annone, frutto aristocratico …

Daniela
Sì, l'annona della Regina…

Elvira
… che bisognava gustare da solo. Aprendo la scorza lievemente bulbosa, dal colore verde chiaro, si scopriva la polpa bianca, dolce, profumata e cremosa, con un leggero sentore di vaniglia, che racchiudeva semi grandi come fagioli, neri e lucentissimi…

Il Coro
Spiega, se puoi, l'enigma della Regina…

Daniela
Così la chiamavano gli anziani di Cheren perché si diceva fosse stata presentata ed apprezzata dalla Regina Margherita. Era grande il doppio delle altre, i semi neri, lucidi e oblunghi, la buccia più liscia e la polpa dolcissima. La servivano tagliata a metà, e come in una coppa si affondava il cucchiaino portando alla bocca tutta la nobiltà della Fruttiera.

Il Coro
Ecco un messaggero, viene da lontano. Che sono codeste novità? Ma sono i fichi d'india…

Antonella
Quando sono arrivata in Sardegna, ho capito di aver trovato casa mia quando ho visto le prime pale di fichi d'India! In seguito ho saputo che in Eritrea erano state portate dagli Italiani che piantarono, in sostegno delle pendici dell'altopiano nei punti dove erano più ripide, agavi e fichi d'India importati dal nostro meridione, perché con le fitte radici trattenevano la terra e frenavano le frane rendendo più facili i lavori di costruzione delle strade. Le scimmie del Dorfu poi hanno fatto il resto, riempiendo tutta la regione di distese di fichi d'India!!!
Il fascino dei "Beles" partiva dalle grida che annunciavano l'arrivo dei "Belessai", e finiva con l'odore acre del belessaio e l'incredibile bellezza del frutto pulito che contrastava con le sue mani ed il resto dei frutti pieni di spine, lo zembill che aveva quel colore che il tempo, la polvere e la terra davano agli indumenti dei belessai.
Un centesimo: tre beles! Marisa era piccina quando l'abbiamo trovata intenta a sputare tutti i semini dei beles!!! Che impresa ardua!!!!
I beles sono stati il primo regalo di Sergio, mio marito: mi portò un cesto di splendidi beles quando venne a trovarmi la prima volta a casa nostra. Mi aveva chiesto cosa avrei voluto lui mi portasse dalla Sardegna: non ebbi esitazioni, volevo quei beles che ad agosto avevo visto ancora acerbi e che sarebbero stati finalmente pronti a fine settembre!

Il Coro
O Grande Fruttiera! Tua la potenza, tua la vittoria in ogni battaglia dei sensi! Sappiamo che gli Dei si sono inchinati davanti a te. Ma ora il narrare deve terminare qui…

Daniela
No! Dunque tu pretendi che così io mi privi di quest'ultima gioia? Ci sono anche quei piccolini, monelli indisciplinati, sparsi ovunque tra i frutti più grandi, più profumati e più saporiti. Sono tondi, e, rotolando si nascondono facilmente, giocano a rimpiattino, sono birichini e simpatici... i chichingioli, sissignori, sono i chichingioli!
Ma che sapore hanno i chichingioli? Un sapore particolare: è il sapore del tempo passato ma mai dimenticato, è il sapore dell'amicizia ritrovata, è il sapore del rivivere insieme le stesse emozioni che, se soli, avremmo forse il pudore di ammettere di provare. Così piccoli ma che vicini l'uno all'altro come anelli di una catena, riescono a congiungere tutti gli ospiti della Fruttiera, che sembra dire loro: OK, ragazzi, a lavarsi le mani, si va a tavola!

Il Coro
E così, con dolci parole, le donne dell'Altopiano trattennero il nostro pensiero, la nostra memoria. Ma ecco giungere, da una terra ancor più lontana, altri racconti...

 

L'ALBERO MAGICO NELLA PIANA DI MARIAM DARIT
di Alessandra Raffone
 

Visto che il chichingiolo è un frutto, e visto che, ormai sotto Natale, la fantasia in un attimo ha abbracciato un bellissimo albero di Natale decorato con i tanti fantastici frutti della nostra amata terra.
Un albero prezioso perché sembra sorriderci per la curiosità generata da questi insoliti frutti, per chi non avuto il privilegio di crescere con loro, sembra essere eterno, come lo è il nostro grande amore verso i luoghi dell'infanzia, forte e gioioso… socchiudendo leggermente e solo per un attimo gli occhi, si è pervasi da un profumo delizioso fatto di manghi, zaituni, mandarini e arance che sembrano colorate palline, banane che sembrano trombette, angurie che sembrano babbi natale, papaie che sembrano chitarre, annone, che si aprono come una fisarmonica, trasportando attraverso i loro mille semini, il suono del vento che lambisce le fronde degli alberi di mango verso Cheren, simile ad una dolcissima melodia che riempie il cuore…
E' un pomeriggio dicembrino, si aspetta il Natale, l'aria è tersa in alto e medio piano, un po' pungente, ma con i colori che nella giornata passano dall'azzurro intenso del mattino al dorato della sera, e si riempie, verso l'imbrunire, dei suoni di voci di grandi e piccolini, che radunati vicino al fuoco domestico, si raccontano la giornata, con lo spirito di famiglia vera, come era un tempo anche nelle civiltà occidentali…
Pian piano, ecco affacciarsi Venere, lei, la prima, la più bella stella di una notte trapuntata di luci, tanto lontane, ma tanto vicine che ti danno la sensazione di poterle toccare con un dito, come se fossero una cascata che scende dal cielo, per noi, solo per noi… ed ecco, che anche una delicata stellina si accorge di questo meraviglioso albero, non sappiamo come si chiami, ma ha l'aspetto da birichina e infatti, si stacca leggermente dal gruppo, per andarsi a posare con la delicatezza di un soffio sopra la cima dell'albero, che muove leggermente la punta per il leggero solletico, ma poi rapito da tanta delicata bellezza e da un sorriso birichino, si sente ancora più privilegiato perché questa piccola grande luce ha dato il tocco che mancava…
E la fa accoccolare sulla sua punta, dolcemente stringendole intorno le sue fronde per ripararla dal vento della notte, ma senza oscurare la sua luce brillante! Sotto l'albero arrivano, portati dalla mano invisibile di un bimbo, tanti piccoli bigliettini…
Sono parole di amore, amicizia, dolcezza e gioia!


PAPAYENA
di Ida Pernarella

C'era buio e pioggia e…tante pozzanghere nel Paese dei laghi ghiacciati.
La neve era bianca solo sulle rocce, sull'alta quota.
In basso era sporca di aghi di abete e ramoscelli spezzati dal vento.
Il vento era forte e Papayena guardava fuori dalla finestra di casa. Che tristezza, ancora neve!
E' nel suo pigiama più caldo, rosa con tanti pallini bianchi come la neve.
" Papayena, sei sveglia, sì? ", chiede la mamma.
" Sì, sì, sì! " - le fa eco Papayena ma invece di andare in cucina per la sua colazione si rimette nel lettino rosso sotto il soffice piumino d'oca a quadri rosso e blu.
E' bella Papayena, con la sua pella scura. I riccioli cortissimi e neri. I suoi occhi neri, neri, dolcissimi e tondi di bambina africana.
Ha lasciato l'Africa da due anni ed ora vive con Hebora e suo marito che si fa chiamare Lupo perché lavora nei boschi come guardia forestale.
Con loro, nella casa del piccolo villaggio di montagna vive anche il figlio di Hebora e Lupo, Rubino e ha i capelli rossi. Lo chiama Lupo-Fratì perché dice sempre che da grande sarà anche lui una guardia forestale come il suo papà. E loro, come li chiama Papayena, Hebora-Mamì e Lupo-Papì., sono i genitori di Rubino. La mamma africana e il papà africano Papayena non li ha mai conosciuti. Ma ha avuto tante donne-Mamì che fino ad ora si sono occupate di lei in Africa.
Da due anni Papayena vive bene qui, in questa casa, con loro.
Ma… qualche volta, all'inizio, le veniva la " voglia di Africa ".
A Rubino, Lupo-Frati veniva la febbre o il mal di gola. A lei no.
A lei veniva proprio e solo la " voglia d'Africa "!
La voglia di Africa, quando veniva durava per ore.
Le lacrime scendevano sulle guance…
Anche se Papayena restava con gli occhi aperti…aperti…per non piangere.
Le lacrime scendevano anche se…Hebora-Mamì, dolcissima, l'abbracciava.
Lupo-Papì, la sollevava in alto, in alto sulle sue spalle.
Lupo-Fratì, si metteva a ballare per lei sul pavimento.
Niente!
Le lacrime partono dai piedi e arrivano fino allo stomaco e Papayena lo sa.
Le lacrime partono dalle dita dei suoi piedi.
Dalle dita che poggiano a terra.
Su quella terra dove si appoggiano:
la casa
il pavimento
il tappeto
e le sue dita.
Ma le sue dita sanno che quella non è quella terra, quella terra polverosa e rossa d'Africa dove le sue dita correvano nude giocando libere!
Qui deve indossare le calze di lana tutto il giorno e si tolgono solo per andare a letto la sera.
Papayena sa che l'Africa, la terra dove vivono " libere-da-calzettoni " le dita, è lontanissima perché si arriva solo con l'aereo, dopo tante ore di viaggio…tra le nuvole!
Papayena sa che le lacrime arrivano allo stomaco.
Nello stomaco si fermano e fanno un freeeddo!
Come aver mangiato un ghiacciolo alla menta!
Oggi invece Papayena, ha sentito "la voglia d'Africa" arrivare, le lacrime pronte e si è infilata sotto il suo piumino a scacchi rosso e blu.
Si toglie le calze di lana. Le getta per terra gridando:
"Via, via, calze, via!".
I piedini liberi allora si strofinano, danno colpi al materasso con i talloni, le punte delle dita si alzano su con le gambe
formano una vera tenda sul lettino di Papayena… le dita libere-da-calze sono felici.
Così Papayena gioca ed i suoi piedini giocano con lei.
Liberi qui come in quella terra d'Africa.
Che bellooo!
Ma Hebora-Mamì l'aspetta ancora in cucina e la chiama.
Papayena salta giù dal letto, il pavimento è freddo! Allora, triste, indossa le pantofole blu e va in cucina:
" Mamì, ho fame, il latte? ", chiede strofinandosi gli occhi.
Guarda fuori un attimo, la neve ancora lì e più di ieri, nel giardino.
Anche oggi potrà giocare con lo slittino…
Ma Papayena sogna il sole, le corse ed i giochi africani con le bamboline di argilla.
Ecco che le lacrime le stanno per partire di nuovo dai piedini.
Lei sa che tra poco piangerà …a meno che non si levi le pantofoline blu ed inizi a ballare… a ballare…
E così, balla e balla…come una trottola nella cucina…
" Papayena, fermati, per la colazione, vieni! ", dice Hebora.
" NO, non posso! ", e continua a ballare.
Balla saltando da terra sulla sedia.
Dal divanetto sulla poltrona.
A cavallo della scopa fa il giro della cucina.
Fa girare una sedia intorno al tavolo.
Come i canguri fa passi saltellati in avanti.
Come un gambero salta indietro.
Poi galoppa con un colapasta in testa.
Infine gira e torce le tende lunghe bianche della sala.
Prende la pianta con le ruote sotto e si lancia nel corridoio.
Dà calci ad un pallone.
Scivola sul tappeto dell'ingresso…
Per finire a gambe all'aria contro la parete d'entrata di casa!
" Papayena!", grida Hebora e corre da lei.
" Niente lacrime… niente ghiacciolo in pancia! Oh, che bello, bello, bello! IO ballo, ballo, ballo, ballo! Ancora, ancora, Mamì, ancora ballo! Tanto, tanto ballo!
" Sì, hai ballato tanto Papayena! E siccome trovo che balli bene, penso proprio che ti iscriverò ad un corso di danza dove potrai andare anche due volte alla settimana, che ne dici? "
Si abbracciano Papayena e Mamì Hebora.
" Lo sai, Papayena che c'è una sorpresa a tavola oggi per te? "
Papayena corre al tavolo della cucina e vede che nel suo piatto è tagliata a metà una bellissima PAPAYA!
" E' il mio frutto, il mio frutto d'Africa!, esclama felice.
E' così tutta felice, dalla testa ai piedi. I suoi occhioni aperti sul piatto! La bocca aperta!
Felice dai piedi alla testa nel vedere la papaya dal quale lei proprio porta il nome!
I piedini saltano felici! Ora non ci sono più lacrime che vogliono salire su da terra dai suoi piedini…Le dita si aprono e si stringono felici. E lo stomaco è caldo caldo.
Papayena è felice, felice e guarda, tocca, mangia la sua papaya.
Non si sente tanto più lontana dalla sua terra africana… perché l'Africa ed il sole e l'argilla rossa, tutto è lì…nei colori giallo, oro arancione della papaya con il suo profumo intenso un po' amaro che Mamì Hebora aggiusta con un po' di zucchero e con un poco di limone!
Si mangia come un melone, con il cucchiaio dopo che si sono gettati via i semini tondi e neri…
I semini neri che Papayena conosce bene, sono fatti come le cacatine delle caprette!!!
GNAM! E' la sua PAPAYA!
Papayena si sente in AFRICA con lei!
Alza il cucchiaio felice:
" Viva la PAPAYA! ", grida felice a Mamì Hebora.
" Viva PAPAYENA! ", risponde lei.


 
17 Dicembre 2006

LA BEFANA VIEN DI NOTTE...
di Daniela Toti

 

Asmara, 1963 o giù di lì.
Stavo superando l'età in cui si crede nel mondo delle favole, ma vivevo quella fase in cui ci si vuole ancora tenacemente credere. (Incidentalmemente: ho mai veramente superato quella fase? Me lo chiedo ogni volta che mi lascio affascinare dalla magia di Harry Potter, dal magnifico leone sovrano di Narnia e, appena l'altro ieri, dal dolcissimo sguardo che Saphira riserva solo per Eragon).

Era il tempo in cui ogni tanto mi svegliavo alla mattina e, con gli occhi chiusi, stretti stretti, annusavo l'aria, sperando sapesse di... Natale! E, se proprio non eravamo alla fine di Dicembre, non succedeva mai che sapesse di Natale, e nessuno aveva nottetempo costruito e addobbato un pino odoroso...

Nella notte di cui vi sto raccontando l'aria sa proprio di Natale. Vado a dormire come al solito: buonanotte a tutti, doccia, pigiama e piccola sosta davanti al caminetto per riscaldarmi e portare con me un po' di quel calore sotto le lenzuola che a Gennaio sono sempre piuttosto fredde.
Sul comodino, vicino al mio nuovissimo registratore Philips, quello verticale con le bobine in cima, appena ricevuto in regalo per Natale e dal quale ascolto i baronetti di Liverpool (che forse non sono ancora baronetti), al posto del romanzo rosa di Liala o del giallo di Agatha Christie, qualche libro scolastico. Forse Storia, oppure Matematica o anche tutti e due.
Le vacanze sono agli sgoccioli, perchè dopo l'Epifania, sebbene il Natale Copto ci regali un giorno di vacanza in più, la scuola riapre, inesorabile, quindi sarà meglio studiare o ripassare qualcosa.

Sono sicura di essermi addormentata prima del solito, visto l'effetto soporifero che possono avere le date storiche o le formule di geometria.
Qualcosa mi sveglia durante la notte, ma deve essere più una sensazione, tanto è famoso il mio sonno pesante "che non la svegliano nemmeno le cannonate", come dice la nonna. Mi alzo e, al solo chiarore dei lampioni di strada che traspare dal vetro della porta di ingresso, senza accendere altra luce mi dirigo in cucina. Lì una figura ricurva va verso il lavello. "Ghidei!" chiamo, credendo si tratti di una delle due domestiche che abitano il quartierino appena fuori la porta della cucina. La figura si ferma, girandosi appena per guardarmi e quindi, lentamente, esce fuori dalla porta che, mi accorgo solo allora, è inspiegabilmente aperta. Non riuscendo a capire perché "Ghidei" non mi risponda e, anzi, se ne stia andando via, la seguo. Ma appena fuori, svegliata completamente dall'asprezza dell'aria notturna che sul nostro altopiano è particolarmente pungente, mi rendo conto che il quartierino è buio e che le porte sono tutte giustamente chiuse. Ma allora... "ehi!" grido, ma non troppo forte. La sagoma è sparita dietro l'angolo. In un attimo di lucidità e con un brivido ghiacciato, penso: "Un ladro?..." "Ma forse no" mi dico. "Perché proprio un ladro? Era ricurvo, quasi fosse un vecchino... o magari una vecchina? Ma certo, una vecchina!"
Rientro e in punta di piedi vado verso la camera dei miei: "Mamma!", sussurro, "è successa una cosa strana. C'era qualcuno in cucina. Credo che fosse la Befana."

 

6 Gennaio 2007
 
IL CASIMIRO
 

In data 26 dicembre 2006 avevamo ricevuto questa mail:

Caro Chichingiolo,
ho apprezzato molto l'articolo riguardante il cesto di frutta, ma con mia somma sorpresa non è stato citato un frutto a me molto gradito: il casimiro.
Ho soggiornato in vari paesi ed, ogni volta che chiedevo del casimiro, ricevevo solo........sorrisi. A questo punto ho una domanda: esiste veramente o è frutto della mia fantasia e dei miei ricordi??
Nadia Palmieri

La nostra risposta era stata più o meno questa:

Cara Nadia,
Il casimiro esiste, anche se parliamo della concorrenza: lo posso giurare perché nel mio giardino cresceva una pianta che era generosissima di questi frutti che coglievo quando la stagione delle grandi piogge stava per o era già cominciata. Facevo la guerra ai pipistrelli che apprezzavano quanto me questo frutto satinato...
No, non ci siamo dimenticati dell'umile ma favoloso casimiro. Stiamo facendo le nostre ricerche e aggiorneremo presto la pagina per rendergli il giusto tributo.
il Chichingiolo

La verità è che le nostre ricerche, soprattutto su Internet, erano state deludenti. Digitavamo "casimiro" sui motori di ricerca e ricevevamo in risposta solo liste di nomi di santi, sovrani, poeti, professionisti, sportivi, alpinisti, città con questo nome, meditazioni su garantismo e mobbing, gestione di impianti industriali, filmati su YouTube ma frutta niente. Poi Franco Caparrotti ha trovato la chiave giusta, sciolto l'arcano e ci ha inviato quanto segue. E Patrizia Reffo da Asmara ha corredato con le foto. Insomma, i casimiri esistono!

FRUTTI DELL'ERITREA: CASIMIROA

Nel bellissimo cestino di frutta "nostrana", ben imbandito dal nostro Chichingiolo, non c'era questo frutto un po' particolare, forse perché non nobile come gli altri ma che comunque ogni tanto faceva capolino sulle nostre tavole. Gustoso, dolce, quando lo nominavi ti veniva in mente subito il nostro buon Padre Casimiro. Ve lo ricordate, per tanti anni alla Chiesa di Gaggiret? Oppure ci ricordava il Re di Polonia o qualcosa di tondeggiante.
Il frutto non è di origine africana. Aborigeno del Centro-Sud America, il suo nome corretto è casimiroa edulis, genere delle Rutaceae, conosciuto pure come "sapote o matasano". Frutto tondo e grosso come un'arancia, con una polpa dolce color crema e con un gusto ibrido di pesca, banana e pera con all'interno dai tre a cinque semi.

Tutte le foto: Patrizia Reffo

Il "casimiro" mi riporta alla mente un bel ricordo. I miei vicini di casa, quando abitavo a Ghezabanda (anni '60) erano i Pagano. Nel loro giardino disseminato di alberi da frutta vi era pure una pianta maestosa di casimiro. Sotto la sua ombra Angelo ed io passavamo le domeniche pomeriggio a giocare a pallone. Attendevamo la trasmissione di "Tutto il calcio, minuto per minuto" e si emulavano le partite in schedina. Ogni tanto si raccoglieva un frutto per ricaricarci. Era dolce, tanto dolce che puntualmente una metà veniva gettata via. Che peccato!!!
Franco Caparrotti

 
17 Marzo 2007

Caro Chichingiolo,
siete stati molto carini ed efficienti nel trovare notizie sul frutto dei miei ricordi. La lettura e la foto, mi hanno riportato all'età della mia giovinezza ed a tanti ricordi bellissimi. Grazie ancora ed auguri per l'anniversario del sito che trovo molto interessante e che ha una valenza sociale permettendo ai tanti asmarini in giro per il mondo di avere un punto di riferimento.
Dopo le parole della "divina penna" di Elvira ho poco da aggiungere.
Tantissimi saluti
Nadia Palmieri
(22/03/2007)

 

L'ANNONA ...

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Pensando di fare cosa gradita a tutti gli Asmarini, segnalo questa pagina web con informazioni sul frutto di nostra profonda conoscenza. L'ho sempre cercato e adesso so dove anche trovarlo:
http://www.foodinitaly.com/news/
Saluti a tutti gli Amici chichingiolini.
Angelo Colaizzo da Pescara
14 Agosto 2016
... E LA GRAVIOLA
Salve, vedo che finalmente qualcuno comincia di nuovo a pubblicare su questo magnifico sito dove abbiamo iniziato a ritrovarci. Così, col proposito di contribuire a completare la segnalazione del sito che parla del frutto dell'annona da parte di Angelo Colaizzo, invio a mia volta un sito dove si illustra un'altra varietà di tale frutto che sembra avere delle incredibili proprietà terapeutiche nella cura dei tumori...
Saluti a tutti
S.M.

http://www.ecplanet.com/node/3860
16 Agosto 2016


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