ARTICOLO 33
"E'
prescritto un esame di Stato per [...] la conclusione di essi".
E chi sono "essi"? I vari ordini e gradi di scuole. Recita
così il comma quinto dell'articolo 33 della Costituzione
Italiana. E' nuovamente il tempo della Maturità. Una volta
c'era il tema, oggi c'è la traccia A o B ma è cambiato
poco il clima che l'accompagna: migliaia di studenti in paranoia
e con essi i rispettivi genitori. E noi, li vogliamo ricordare su
questa pagina i nostri esami di maturità? Scriveteci, anche
poche righe, i vostri ricordi di quei "memorabili" (molto?
poco?) giorni e sarete ... pubblicati!
il C.
24 Giugno 2006
DANILA
Chi
non ha visto quest'anno sui nostri schermi il film "NOTTE
PRIMA DEGLI ESAMI" con la bellissima canzone di Antonello
Venditti da cui è stato tratto proprio il titolo, e chi
di noi vedendo quel film non è tornato con la mente e con
il cuore al suo esame di maturità? E' stato rituffarsi
in quel mare di emozioni, paure, ansie ma anche di ricordi penso,
a uno dei più bei periodi della nostra vita.
Quest'anno poi per me è stato ancora maggiormente significativo
in quanto mia figlia Giulia sta proprio affrontando la maturità
ed insieme a lei sto rivivendo passo passo proprio tutte quelle
sensazioni. Certo, la mia maturità è stata sicuramente
più facile dell'esame di maturità attuale, avevamo
due scritti, lei ne ha appena fatti 3, portavamo all'orare solo
2 materie, lei sarà interrogata su tutte... ed ha ragione
quando ogni volta mi dice "beata te mamma ", ma comunque
anche per noi era stata una grande incognita e un'ardua prova.
E' stato come superare il primo scalino, la prima salita difficile
della nostra vita, un passaggio, una conclusione di un periodo.
Ho
preparato la mia maturità studiando con Peter Niederraiter
e con Anna Matteoda, abbiamo studiato anche di sera e di notte,
ci si vedeva anche a casa di altri compagni per interrogarci a
vicenda o stare ad ascoltare quelli più bravi, vedevamo
quella meta come la più grossa liberazione dai problemi
scolastici. Non era così, come vorremmo penso tutti tornare
a quel periodo. Eravamo ignari allora che la nostra vita da lì
sarebbe cambiata completamente, era il 1973, in Asmara si respirava
già un aria di situazione politica poco chiara, avremmo
lasciato quasi tutti di lì a poco quello che per noi è
sempre stato il nostro Paese e la nostra città, avremmo
lasciato le nostre famiglie, la nostra casa, i nostri affetti
più cari, gli amici, chi anche purtroppo l'amore, chi per
continuare gli studi chi per trovare in un altro posto la possibilità
di lavorare.
Siamo partiti per l'Italia, per l'America, l'Austria, il Canada
il Sud Africa o gli Emirati Arabi ad affrontare una nuova avventura
di cui non conoscevamo neppure i contorni.
Non
nascondo che ancora oggi rivedendo le foto di quella IV liceo,
e della nostra gita alle isole pubblicata proprio recentemente
sul Chichingiolo mi si velano gli occhi e mi prende una sottile
malinconia.
Dico sempre a Giulia in questi giorni, coraggio, vedrai supererai
questa prova che ora ti sembra così impegnativa e difficile,
ma ricordati bambina mia che poi porterai sempre nel cuore questi
giorni e i ricordi di quest'ultimo anno di scuola con le sue cose
belle e anche quelle che ti saranno sembrate difficili, noiose,
con il nervoso che magari ti sei fatta anche con i prof, quando
magari hai pensato che non ti hanno capita, avrai sempre comunque
la consapevolezza di aver superato il primo vero e serio ostacolo,
ne avrai tanti altri nella vita, e il tuo esame di maturità
anche se faticoso sarà sempre un bel ricordo perché
legato inevitabilmente agli anni della tua gioventù e della
spensieratezza.
Danila
26 Giugno 2006
FRANCESCO
Già,
la notte prima degli esami
Ero giunto alla vigilia della
maturità senza infamia e senza lode. Fino all'ultimo il
mio metodo di studio non era stato del tutto ordinato ma durante
l'ultimo anno avevo sopperito, come si diceva in modo raffinato,
con sincera partecipazione ai "problemi della scuola e della
cultura". Ma la mia sincerità partecipativa non servì
a niente quando si trattò di fare l'esame scritto di matematica.
A Roma, donde provenivano le buste con i testi degli scritti,
pensarono bene di fare le cose in grande e ci assegnarono una
prova che fu ardua per tutti. Molto sportivamente il nostro Prof.
si appostò nei bagni e, alla prima occasione favorevole,
fece pervenire alla classe un bigliettino con la soluzione che
io, affondato come ero fra primo banco e cattedra, non vidi mai.
Dai generosi compagni mi arrivarono dei suggerimenti a mezza bocca,
che mezzi rimasero anche sul foglio consegnato quasi immacolato
alla fine delle cinque ore passate a contemplare il magnifico
incrocio fra l'ascissa e coordinata e la veduta romantica del
Consolato d'Italia che si affacciava sul cortile del Martini.
Mi consolai a cuor leggero pensando del mal comune, mezzo gaudio
E venne il giorno degli orali. La Commissione, com'era d'uopo
allora, aveva deliberato per me Inglese e Filosofia. Da Beowulf
a Kipling sapevo tutto, quasi tutto sapevo invece di quel sapere
capace di procurare, se compreso, un effettivo vantaggio all'uomo
che ci avevano infuso nell'animo per tre anni. Un solo filosofo
non ero riuscito a metabolizzare: Arturo Schopenhauer. Cominciai
il mio colloquio uscendo baldanzosamente indenne dallo scontro
fra dialetti anglosassoni ma alla prima, secca domanda di ideale
etico ritrovai d'un botto tutto il mio disordine intellettuale:
parliamo di Schopenhauer. Imparai, in quel giorno di giugno di
trentaquattro anni fa, che agire in modo leggero e imprudente
con l'amore della sapienza è pericoloso, rischioso, mortale.
Da allora scherzo solo coi fanti.
Finì che il giudizio di maturità, stilato dalla
Commissione, rivelava che "io, il candidato, avevo rivelato
negli esami sostenuti intelligenza e vivace capacità critica".
All'unanimità la stessa mi dichiarava maturo e indicava
che dimostravo attitudine alle materie scientifiche e alle lingue.
Sarà, ma ancora non riesco a dire "Ti amo" in
tutte le lingue del mondo.
Ma non è un film anche questo?
Francesco
28 Giugno 2006
DANIELA
Il
31 Maggio 1970, con la partita Messico-U.R.S.S., prende ufficialmente
il via la nona edizione della Coppa del Mondo, l'ultima (ma ancora
non lo sa nessuno) con la denominazione "Coppa Rimet".
Le semifinali vedono gli accoppiamenti Brasile-Uruguay e, in quella
che sarà definita "la madre di tutte le partite",
si fronteggiano Italia e Germania Ovest, due sfide piene di fascino.
Al termine di 120 minuti, che sembrano usciti dal copione di un
film di Hitchcock, gli azzurri si impongono 4-3 ed accedono alla
finalissima contro il Brasile di Pelè, scatenando un incredibile
entusiasmo popolare...
Noi in quel Giugno 1970 preparavamo gli esami di maturità.
La sera del 21, mentre l'Italia gioca contro il Brasile, a cavalcioni
sulla finestra forse per catturare quel po' di frescura che non
sembriamo trovare da nessuna parte, cerchiamo di concentrarci
sugli appunti di Tecnica bancaria, di Scienze delle Finanze e
di letteratura italiana, per gli ultimi ripassi, mentre l'orecchio
va alla radiocronaca che, tra una scarica e uno scoppiettio e
un'intermittenza di volume, ci racconta dei Nostri.
Boninsegna, Riva, Rivera...
Noi siamo: Mauro Chittò, Enrico Calvino, Luciano Morisco,
Diego Martucci, Livia Margotti ed io. Livia ed io parliamo poco
perché non ci capiamo un'acca.
"Rivelino è con l'Italia?" "NOOO! Non senti
che è un nome brasiliano?" Veramente a me sembrava
italiano: Riva, Rivera e Rivelino. O no?
"Ok, dai che ci manca il verismo. Giovanni Verga, nato a...
dov'era nato? Siciliano? Ok, lui aveva la fissa della roba."
"Che roba?" "Ma sì, la roba, la Santarelli
ci ha spiegato della roba del Verga.." "Ma del verismo
c'era anche Zolà, con Nanà" "Era sua sorella?"
"Spiritoso, era la protagonista di uno dei suoi romanzi,
forse il suo capolavoro" "Zolà e Nanà:
fanno rima, facile da ricordare" "Ma non si doveva ripassare
Tecnica?"
"Eddai, cominciamo a mischiare tutto, letteratura e tecnica
e poi non si capisce più niente....è entrato Rivera!"
"Ma non giocava già?" "NOOO!" "Ma
a quanto siamo?" "Ha detto 3 a 1..." "Per
noi?" "NOOO! ZITTE DONNE, che ormai manca poco..."
L'Italia perse la finale con il Brasile.
Noi no. Noi vincemmo la nostra prova, in un'altalena di emozioni.
E come spesso accade, quella che sembra una meta si rivela essere
in realtà un punto di partenza, perché da lì
siamo stati proiettati verso la vita, lasciandoci dietro quella
bella e spensierata parentesi di gioventù asmarina.
Anche il mio Marco, come la Giulia di Danila, è di Maturità
e anche lui sta ripassando il Verismo, tra una partita del mondiale
e l'altra.
Che coincidenza, che incredibile emozione da vivere e rivivere.
Che ruota, ragazzi!
Daniela
28 Giugno 2006
L'INNO
DELLA MATURITÀ
DEI GEOMETRI DELL'ISTITUTO "V. BOTTEGO"
ANNO SCOLASTICO 1968/1969
(fattoci pervenire, insieme ai suoi ricordi, da Daniela)
E
la mattina, appena alzato,
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
E la mattina, appena alzato,
All'Istituto mi tocca andar.
Ci son gli esami e i commissari,
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
Ci son gli esami e i commissari,
Che mi vogliono bocciar.
O Commissario, non mi bocciare,
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
O Commissario, non mi bocciare,
Che io colpa non ne ho.
È dello Stato che i professori
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
È dello Stato che i professori
Manda qui a villeggiar.
E son sette anni che son qui dentro
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
E son sette anni che son qui dentro
Non mi devi più bocciar.
E se non esco con il diploma,
O bella ciao, bella ciao,
Bella ciao, ciao, ciao,
E se non esco con il diploma
Il muratore dovrò far.
LUFEBO
Quando
si legge una proposta che non si può rifiutare, come quelle
che fa il Chichingiolo, non resta altro che ubbidire: ogni ordine
del Chichingiolo è per noi un desiderio.
Dica il suo 33.
Ma è di 54 anni fa !
Non ha data di scadenza.
Nel giugno del millenovecentocinquantadue, allIstituto tecnico
& commerciale Vittorio Bottego in via Robecchi-Bricchetti di Asmara,
eravamo in trentacinque, quindici geometri e venti ragioniere/i, a
concludere il corso 1947/1952.
Quellanno, per la prima volta dopo la seconda guerra, la commissione
desame arrivò dallItalia composta dal professore
Perini-Bembo, demodossalogo (cosa significa me lha spiegato
Leonardo de Franceschis che sa tutto in tante lingue), professore
universitario a Urbino o giù di lì, e dalla professoressa
Luzzatto dal nome doppio tipo angela-maria che non ricordo; sul posto
fu reclutato ling. Fanano. Non ho mai saputo chi sia stato,
per noi geometri, il rappresentante di categoria.
Non posso raccontarvi di patemi danimo o effetti ultima notte,
perché non avevo preoccupazione alcuna, forse ero insulso,
o mi ritenevo imbattibile, non so.
Posso invece riportare, orgoglioso per me e i compagni, una considerazione
espressa dalla parte italiana della commissione che si
era meravigliata e complimentata con i nostri professori e con noi
per il nostro italiano, parlato senza inflessioni (per forza, era
come per i colori che mischiati tutti danno il bianco) lì erano
mischiate tutte le inflessioni dialettali epperò il nostro
parlare era chiaro, come il bianco, e ricco. Bei tempi.
Unaltra considerazione della commissaria professoressa Luzzatto,
a proposito della preparazione degli allievi del Bottego di quegli
anni, arrivò, in modo imprevedibile, qualche anno dopo, a Roma.
Commissione desami per la maturità alla scuola darte:
la professoressa Luzzatto, conversando con i candidati, mise in risalto
la preparazione eccezionale dei candidati da lei valutati
in una sessione desami allAsmara. Tra i candidati a Roma
cera qualcuna interessata alla cosa e chiese ulteriori spiegazioni
e particolari. Allora era la mia fidanzata, oggi mia moglie.
Non si può mai stare tranquilli.
Lufebo
P.S.: Larticolo 33 e tutti gli altri della nostra Costituzione
regolano bene tante cose buone. Sono stati in gamba i nostri costituenti.
Oggi, a mio parere, è ancora in gamba il popolo italiano, anche
se non riesce a esprimere dei politici alla sua altezza. Ma questi
sono altri ragionamenti che non centrano con lesame di
stato.
1 Luglio 2006
Caro lord
Kiki,
vorrei puntualizzare una cosetta.
Come shifta, sono stato per ben tre campagne (anni scolastici), presidente
del comitato studentesco, carica che ho declinato nel 64....quando
mi hanno cacciato dall'Istituto Bottego con quell' anelato pezzo di
carta chiamato volgarmente diploma.
Nel contempo ho diretto ( con validi collaboratori, quali Enzo A.,
Aldo D. Pippo Z.) la testata giornalistica "Allo Zenith"
chiusa poi, perkè i Kashì della tipografia francescana
giustamente volevano fulus per stampare e noi, eravamo ricchi solo
di gioventù.
Quindi optammo per " H2SO4" che veniva ciclostilata nel
museo/salariunioni del Bottego, (ricordate di fronte alla sala professori),
dove venivano decisi i giorni delle feste studentesche, le manifestazioni,
le partite contro l'odiato nemico: gli intellettuali del Martini (noi
eravamo i migliori in tutto!!!), concordando col professor Servetti,
allora preside, le assenze giustificate, per organizzare logisticamente
ma che in realtà, erano mere scuse per dribblare la Sciallero
col suo inglese, la Boben ( Petrignani Rosa) con la sua mineralogia,
o il prof. di estimo ( il nome nn ricordo più) che si sfilacciava
sempre le giacche.
Ho immediatamente provveduto a consultare gli archivi storici del
passato scolastico e non risulta nesun inno del Bottego di carattere
"parmigiano", assolutamente e vorrei ricordare che laggiù...i
nostri vecchi ci andarono volontari seguendo un sogno (giusto o sbagliato
nn siamo noi a poter giudicare) con un ideale ben radicato e differente
pareccho dal senso di quell'inno ................decantato.
Nessuna polemica, solo dovere di cronaca, siccome come tanti ho un
diploma di "muratore" non mi sento di avallare detto strofazzo
che fino al 64 nn era nostro.
Cordialità,
Lo
Shifta
----------------
Caro Shfta,
Mai dubitato che voi foste i migliori in tutto! Io non c'ero ma a
occhio e croce quell'inno mi pare che si riferisse solo all'anno scolastico
in questione (anche se ciò non è specificato) per cui
sei esonerato dall'ultimo "strofazzo", e il suo intento
goliardico è fin troppo palese. Vederci altre subdole connotazioni
mi pare alquanto forzato.
Buona caccia.
L.K.
2 Luglio 2006
Milord sono
imbarazzato: l'amico Phiol Duncan, poliziotto anglo veneto nato ad Asmara
poco dopo il primo aprile millenovecentoquarantuno, mi sollecita insistentemente
affinché vi segnali un'altra canzone che spesso veniva cantata
dagli allievi del Bottego, e anche del Martini e anche delle Magistrali.
Lui dice che se il chichingiolo shifta verso sinistra "bella ciao",
può trovare posto la canzone dei nostri nonni (non dei nostri
padri) la canzone del Piave, adattata ai momenti scolastici indimenticabili
d'ante guerra.
Ecco le strofe che ricordiamo:
La
classe mormorava
calma e placida al passaggio
del vecchio professore
triste e saggio
ma quando il primo zero fu dato
la classe mormorò
ma va'a morì ammazzato
zun zun.
maschia
solenne imperitura
Lufebo
AGGIORNAMENTO
del 18 Luglio 2012
Lufebo,
qui sopra, rammentava sì la canzone "del Piave"...
ma non proprio tutta. In soccorso ci giunge ora una mail di Ugo Canitano
che la ricorda tutta per averla appresa dal Nonno, il 92enne sig.
Ugo Scuotto. Grazie ad entrambi!
Ed ecco le strofe complete:
La
classe mormorava
calma e placida al passaggio
del proprio professore illustre e saggio.
Ed
egli con la penna
il cappello ed il registro
aveva un aspetto assai sinistro.
Si
udirono allora
già dai primi posti
un lieve mormorio di padrenostri.
Quel
giorno tutti furono chiamati,
e ad uno ad uno furono fregati.
E
quando il professor se ne fu andato
la classe mormorò,
ma va a morì ammazzato!
---------
Oggi, da casa, aperto il collegamento, dopo essere stato nell'impossibilità
di aprire e leggere il nostro Chichingiolo per un po' di tempo, mi
sono tuffato nella lettura di tutto l'arretrato e, visti i successi
del Dott. Muhamad Salek, sono passato all'articolo 33 che prescrive
il tanto temuto - almeno da parte mia lo è stato - Esame di
Stato.
La mente corre a ritroso nel tempo per circa mezzo secolo, nel lontano
1959-60.
Quanti ricordi frammisti ad ansie e tormenti, ma vi sono anche i visi
sereni dei nostri bravi insegnanti, Basile, Sclafani, De Luigi, Fornaini,
d'Errico** ed altri.
Poi, continuando nella lettura, apprendo che l'Istituto Tecnico Vittorio
Bottego per Ragionieri e Geometri aveva un suo inno. Inno non ispirato
all'umanesimo o al cristianesimo o alla Patria, ma bensì alla
resistenza partigiana tipica di un'Italia sconosciuta in Abissinia.
Credo che la maggior parte di noi "Abissini" annoveri in
famiglia almeno una persona che con grande abnegazione si sacrificò
per la Patria lontana, dando anche la vita nella difesa del tricolore.
I nostri cari sono caduti nelle aride pianure del bassopiano occidentale
o sulle cime delle montagne del Dongolas, presso cima Forcuta o la
gola del Dologodoroc come fecero gli eroici Alpini del "Uork
Amba".
Ancora, altri si immolarono nella difesa di Asmara o nella difesa
dell'Amba Alagi. Mentre, in Patria certuni preferirono i boschi dell'Appennino
o delle Prealpi dove quieti e rilassati, fumando Raleigh o Lucky Strike
prepararono ed intonarono il loro inno di battaglia:
Ciao bella ciao.
E' comunque probabile che l'inno partigiano sia arrivato in Asmara
portato da qualche insegnante indottrinato e giunto dall' Italia convinto
sostenitore dell' assioma gramsciano.
Ti
allego una foto di studenti del Vittorio Bottego, che mai cantarono
detto inno. Siamo radunati per un pranzo organizzato al ristorante
dell'aeroporto di Asmara prima degli esami. Correva l'anno '59-'60.
Ciao, un abbraccio, Emilio.
** Luigi d'Errico preside del F. Martini lo ricordo perché
grandissimo italiano.
---------
A proposito dell'inno di Daniela Toti, anche noi del Bottego, abbiamo
avuto un inno, scritto e arrangiato musicalmente dal nostro Professore
di Topografia, B. Morelli. Purtroppo non mi è rimasto alcuno
scritto. Conosco le prime strofe che facevano così:
Tra via Salaclacà ed il Teatro Asmara,
s'ode fragor di tuono,
passa la gioventù.
Nessun
ci fa paura,
noi siamo sempre in guerra
coi nostri professor.
Ecc. Ecc. Ecc.
Non era male e noi ne eravamo abbastanza fieri.
Il ricordo degli esami di maturità ancora oggi, mi mette angoscia
e mi fa venire quel brivido di paura che ti scorre giù per
la schiena. Il motivo è semplice. La IV Geometri Sezione B
aveva accumulato, nei due quadrimestri, la bellezza di sei
note comportamentali sul registro. Il rischio grosso era che tutta
la classe non venisse ammessa all'esame di stato della maturità.
Probabilmente sia il Preside che i Professori si resero conto del
grosso problema logistico che avrebbero avuto, l'anno successivo,
nel sistemare un intera classe, così fummo tutti ammessi. Logicamente
"la Spada di Damocle" pendeva sopra la nostra testa. Ogni
minimo errore ci sarebbe costato l'anno. Tutto però filò
via liscio e fummo tutti "licenziati". L'unica cosa messa
in atto dai proff. nei nostri confronti, che ci amareggiò tantissimo,
fu l'abbassamento della votazione finale. Alla fine però festeggiammo
comunque.
Franco Caparrotti
---------
Amici cari, carissimo Lord Kikki,
se potessimo beneficiare della Web Cam potreste constatare il cinereo
grigiore del mio capo: é perché me lo sono doverosamente
cosparso di cenere per aver ferito, offeso? quanto di più intimamente
"parmigiano" si cela sotto certuni pseudonimi... in odor
di formaggio.
Ora, premesso che la mia conoscenza politica andava in quegli anni
di pari passo alla mia conoscenza del calcio, e poco sopra vi ho dato
chiara idea di quale fosse, lo "strofazzo" in questione
fu cantato - e mai decantato - la prima volta per la maturità
del 1969 e - mannaggia! - mi sfuggono gli autori della parodia. La
parodia, arte antica, vorrebbe solo dare ad un componimento scritto
ad imitazione di uno serio, un significato caricaturale con lo scopo
di suscitare ilaritá. (Se poi riesce anche a suscitare ira-litá,
ció fa parte del rischio, dell'alea...).
Noi, generazione del rivoluzionario '68, abbiamo però fatto
di peggio: abbiamo anche familiarizzato con il Nemico, gli intellettuali
del Martini! Non solo condividendo lo stesso stabile scolastico (tra
via Selaclacá ed il teatro Asmara) quando ci trasferirono dalle
mitiche "Baracche", ma organizzando insieme la stessa gita
scolastica di fine corso alle cascate del Nilo Azzurro!!!
E vogliamo proprio svuotare il sacco fino in fondo e mettere a nudo
tutta la verità? Durante la gita la fraternizzazione con il
Nemico a volte toccò financo le corde del cuore... ma siccome
é molto più facile pentirsi delle colpe commesse che
delle colpe che intendiamo commettere, se solo il Lord Kikki me lo
consentisse, io ci riproverei.
L'anno successivo la famigerata maturità del 1969 (e questa
volta oltre al peccato credo di aver identificato anche il peccatore
nel Prof. Morelli), fu proposto un altro inno per l'anno di maturità
1970. Lo chiamarono Mak Pi 100, (connotandolo con la tradizionale
cerimonia che segna l'inizio degli ultimi 100 giorni di corso per
la nomina ad ufficiali dei cadetti dell'Accademia Militare.)
Tra via
Selaclacá ed il Teatro Asmara
s'ode fragor di tuono, passa la gioventú.
Nessun ci fa paura, per noi trema la terra,
noi siamo sempre in guerra
coi nostri professor!
Non pianger
mio tesor, tra 100 giorni me ne partirò da te,
il mondo scoprirò, la vecchia scuola mi riparlerà di
te,
se non ritornerò, mandami un fior
che parli ancor del mio tesor
amor amor la vita ormai mi chiama,
addio piccina pensa un poco a me.
Tra libri
ed equazioni del Bottego e il Martini,
passano le speranze, SIAM GIOVANI ASMARINI!
addio, mia scuola, addio,
per me sei sempre bella,
ti serberò nel cuore, come una viva stella.
Non pianger mio tesor, tra 100 giorni....
E questo
é quanto.
Un abbraccio
da Daniela la Grigia, maturanda all'Istituto Vittorio Bottego nel
1969 (tentatively) e nel 1970 (successfully)
-------------
E dopo questa fantasia di carmi studenteschi e gli entusiasmi che
hanno suscitato, chiudiamo qui definitivamente la singolar tenzone
degli inni.
Il C.
23 Luglio 2006
|