NATALE 2005
Siamo
già alla fine dell'anno. Un'altra volta?! E quest'anno cosa
confezioniamo, ci siamo chiesti a ridosso delle feste? Signora Fortuna
ci ha aiutati. Una chiacchierata con Alce, un cioccolatino,
una battuta ed ecco che è saltata fuori l'idea di chiedere
al Nostro se avesse mai scritto un pezzo per la ricorrenza del 25
dicembre. La risposta è stata corretta. Eccolo quel pezzo,
sottratto, con il consenso dell'Autore (ma non del signordirettore
Marcello Melani), dalle pagine del Mai Taclì dove apparve
sul numero 4, anno V, luglio-agosto 1980, a pagina 6, e lo offriamo
a voi incoraggiati dalla speranza di rimanere impuniti. Nel frattempo
informiamo i nostri lettori che anche quest'anno è Natale.
Buone feste!
il C.
Nel pezzo che propongo più sotto, scritto laggiù,
vi è tanta nostalgia per le cose di quassù.
E rileggendolo mi sono domandato che cos'è la nostalgia,
mi sono chiesto perché io, quand'ero là ne
provavo per i miei luoghi d'origine ed ora che sono qui
ne sento tanta per quei luoghi che mi hanno ospitato per
oltre quarant'anni.
E' destino che si abbia sempre nostalgia per qualcosa? Forse
è proprio così. Ho provato anche a calcolare
se, di nostalgia, ne avevo più là per qui
o ne ho Maggiormente ora. La nostalgia tramutata in numeri
ha fatto impazzire le pile della mia calcolatrice tascabile
(che da ragioniere apocrifo porto sempre con me). Naturalmente
ho rinunciato. Poi adagio adagio, mi sono reso conto. E
senza l'intenzione di dissacrare sentimenti o sensazioni,
sia miei che tantomeno degli altri, ho portato la nostalgia
a livello di rimpianto e ancora piano piano da rimpianto
a bellissimi indimenticabili ricordi. Ed ora va meglio.
Poiché il pezzo, intitolato "La Messa di mezzanotte"
apparve su una rivista di Parma, debbo qualche spiegazione.
Ai lettori del Chichingiolo è ovvio che non dirò
che cosa sono e dove si trovano Gherar o Gurgussum, ma dirò,
invece, che "l'amico Aldo Curti" era il Direttore
della rivista parmigiana, che l'Oratorio dei Rossi e la
Steccata sono due celebri chiese di Parma e che quando dico
"Salsa" intendo Salsomaggiore.
Fine delle spiegazione.
LA
MESSA DI MEZZANOTTE
Questo
del 1971 è il mio trentacinquesimo Natale africano.
E qualcuno mi ha chiesto, per una pubblicazione prettamente
parmigiana qual è "Parma bell'arma" un
paio di cartelle tintinnanti come un abete inghirlandato,
e io incoscientemente ho detto di sì all'amico Aldo
Curti.
D'accordo, due cartelle natalizie, ma scritte quaggiù
[Asmara, n.d.C] e battenti bandiera ducale.
I ninnoli, le sfere colorate, i festoni argentei, i fiocchi
di bambagia li dispongo in bell'ordine sull'albero di pepe
che sta dietro casa. Consentitemi la licenza. E poi scendo
dai 2400 metri dell'Asmara alle sponde del Mar Rosso.
E' stagione balneare a Massaua e tutti ne vogliono approfittare.
Non fa caldo come a luglio o ad agosto ed è appunto
per questo che si scende al mare, un mare tiepido in cui
ci si può bagnare da mattina a sera ed anche, volendo,
di notte. Ma di notte si preferisce uscire in barca con
la lampara ad infilzare guizzanti, luccicanti aguglie.
E' Natale e questa notte i remi del barcaiolo non frusceranno
con la solita cadenza nell'acqua tiepida attorno all'Isola
Verde, né la lampara a petrolio si illuminerà
a danno delle aguglie che cuciranno il mare senza essere
sollecitate dalla nostra fiocina.
Questa notte anche qui nella calda Perla del Mar Rosso avremo
la nostra messa di mezzanotte.
La chiesa sorge oltre la diga, a Gherar, è una bella
chiesa, sfavillante di luci, con il suo Presepe amorevolmente
allestito dai frati cappuccini.
I graticci di legno delle finestre della chiesa di Gherar
sono sollevati, le porte spalancate, otto ventilatori accompagnano
la celebrazione con il loro ronzio incessante, diradano
il fumo dell'incenso che altrimenti stagnerebbe a mezz'aria,
fanno da controcanto all'organo che diffonde la stessa musica
sacra diffusa da tutti gli organi di tutte le chiese di
tutto il mondo.
Ripenso alla folla di fedeli raccolta nelle chiese della
mia città, folla tutta chiusa nei suoi indumenti
invernali e mi guardo ancora attorno: gli uomini in camiciola
e pantaloncini, le donne in leggeri abiti di cotone a coprire
il sottostante costume da bagno, qualche bimbo insofferente
è a torso nudo. Tutti sono in sandali: qualcuno si
è messo le calze, una raffinatezza per la ricorrenza.
Il celebrante, un francescano eritreo dalla barbetta nera
come l'inchiostro, una barbetta aguzza, aggressiva, che
dal mento si rivolta al naso, suda sotto ai paramenti che
sono identici a quelli che indossa chi celebra all'Oratorio
dei Rossi, alla Steccata, in Duomo.
Si esce su un sagrato di sabbia, ci si scambia gli auguri,
ci si invia ad annaffiare una fetta di panettone con una
coppa di spumante, si continua a sudare per l'umidità
che è nell'aria.
Ci mancano un po' di freddo e un po' di neve; qualcuno ci
telefona dall'Asmara e ci dice ch'era meglio restare su,
sarebbe stato più Natale. In altopiano v'è
più atmosfera, cioè v' è la nebbia,
una nebbia che ricorda i nostri luoghi e a Natale un po'
d'atmosfera è necessaria, ricordare è indispensabile.
Ricomincio a pensare e a rispondere senza capire e senza
nesso o addirittura a non rispondere a chi mi parla.
Cosi mi ritrovo solo lungo il rettifilo fra i bacini salini,
solo sulla diga, solo a guardare, senza vederlo, questo
cielo stracarico di stelle.
Rivedo la cripta di San Vitale a Salso dove, alla mezzanotte
dei pochissimi Natali vissuti in patria, mi bardavo da chierichetto
e pativo d'invidia perché non volevano mai affidarmi
il turibolo con l'incenso acceso: una volta avevo maldestramente
dato fuoco ad un tappeto innanzi all'altare
Mi chiamano da lontano, mi scuoto, perdo di vista la Croce
del Sud e rimetto occhi e piedi a terra.
Si va tutti alla spiaggia di Gurgussum, faremo il bagno.
Poi Ramadan, un mussulmano che ha organizzato un locale
proprio in riva la mare dove servono dell'ottimo pesce,
si avvicina e aspetta.
Castagne e vino nuovo - gli dico scherzando. Ramadan non
capisce e si allontana scuotendo il capo. Ritornerà
poco dopo con una invitante frittura di gamberi e seppie.
Poi farà seguire panettone e spumante perché
Ramadan, d'accordo, non sa di castagne e vino appena spillato,
ma sa che per noi oggi è festa.
Guardo Ilaria, la mia ultimogenita, nata da queste parti
otto anni fa. Beve Coca-Cola, la snaturata.
Cesare
Alfieri
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NATALE 2005
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Mentre
il frastuono
di guerre non dichiarate
avvolge la terra,
e la notte
sembra non finire;
mentre
si semina odio
in cambio
di vendetta,
e la notte
sembra non finire;
mentre
si esportano
surrogati di democrazia
in cambio
di autentica merce,
e la notte
sembra non finire;
mentre
si innalzano muri
e si abbattono vite, |
e
la notte
sembra non finire;
Dio,
mai stanco di noi,
osa farsi varco
tra le macerie
della pace sconfitta,
e scende
nei meandri intricati
del cuore di questa umanità
e offre se stesso
in cambio di nulla.
E mentre l'oscurità
sembra inghiottire
la terra,
la voce dei popoli
si leva alta
nella notte.
Un chiarore
annuncia l'aurora.
E' di nuovo Natale!
(Elisa
Kidanè)
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18
Dicembre 2005
A
SPASSO (PER IL NATALE) CON D.
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Pensavo
di addobbare per voi e con voi anche il terzo alberello,
per il terzo Natale che passiamo insieme. Poi mi sono lasciata
prendere dai ricordi, che sono il vero collante che ci unisce.
E come l'anno passato Lord Kikki ci ha portato, sottobraccio,
in una meravigliosa passeggiata tra le stradine meno note
ma più vere di Asmara in una mattina di Natale di
qualche anno fa, io vorrei invece ripercorrere con voi i
miei ricordi, dalla fredda serata di un'antivigilia di quegli
stessi anni, qualcuno più qualcuno meno, al mattino
di Natale.
Ho
appena partecipato alla Novena alla Chiesa di Gaggiret:
"Regem venturum dominum, venite adoremus" ...
(non li ho più sentiti quei canti che mi preparavano
l'anima alla celebrazione del Natale. "Venite, adoriamo
il Signore che sta per arrivare". Questa, che è
la più bella delle feste e che stiamo inesorabilmente
logorando con le corse assurde, con la voglia di fare sempre
più di quello che si riesce, con i regali a tutti
i costi, si sta trasformando da festa dell'anima a celebrazione
sempre più pagana, ... e la Novena la ricordano ormai
in pochi.)
Con l'orgoglio proprio di una diciottenne fresca di agognata
patente, parcheggio l'Opel Kadett Coupè rossa in
Centro davanti alla Casa del Vetro. Il masticaio mi chiama
per nome (conosce tutti lui!) e mi rassicura che terrà
un occhio sulla macchina. Gli sorrido annuendo perché
è, come sempre, di una simpatica invadenza. So che
la "vasca" sarà particolarmente affollata
stasera, con il rientro di tanti amici che sono all'estero
chi per studio e chi per lavoro.
Il Campanile crea la giusta atmosfera diffondendo la musica
natalizia ed io sono al settimo cielo perché adoro
il Natale, i Christmas Carols e sono più che felice
di rivedere chi è tornato alla base per trascorrere
le feste in famiglia. Stasera finalmente comprerò
quelle bellissime scarpe che da più di un mese mi
ammiccano dalla vetrina di Cipollini. Sono eleganti, chanel
color panna, una vera favola che calzerò il giorno
di Natale.Uscendo dal negozio mi fermo a salutare il gruppo
di amici, si chiacchiera, si ride, fa freddo e così
stringo il pacco delle mie chanel-color-panna che in questo
momento però non sono più la cosa più
importante. "Si va al Cinema stasera?" "Mi
passate a prendere voi?" "Verso le nove"
"A dopo".
Torno a casa per la cena, canticchiando "Rudolph the
red nosed reindeer, had a very shiny nose"
Domani si fa l'albero, proprio come ce l'ha spiegato Elvira,
costruendolo con vari rami profumati di resina, dopo aver
fatto una gita a Valle Gnecchi per prendere il muschio per
il Presepe. Lo stacchiamo dalla base del muro della diga,
dove c'è qualche infiltrazione che ne crea il giusto
habitat, muniti di coltellino e adagiandolo con attenzione
sui vassoi che abbiamo portato: È un piccolo festoso
rituale della vigilia che appartiene a noi tre con il nostro
papà, strappato per una volta al suo lavoro d'ufficio.
La sera, dopo cena, i parenti sono tutti invitati a casa
per la tombola.
Mamma preparerà i suoi tradizionali ricchi vassoi
della vigilia. Sono delle bellezze dolciarie: alcuni con
pezzi di torrone, panforte, datteri farciti, fichi e prugne
secche disposti in cerchi concentrici e altri con fette
di panettone e pandoro, alternate. Papà si sarà
munito di tantissimi spicci, "carrarmati", i famosi
pezzi da 25 centesimi, e come fa tutti gli anni, ne offrirà
la metà a chi vuol far società con lui. "Io,
io, io!" e finalmente la tombola, con i bottoni-senza-buchi
che qualcuno ha recuperato dal bottonificio di De Rossi
a Cheren chissà quanti anni fa, che sono della misura
giusta per coprire i numeri delle cartelle.
Chi tiene il banco? "Sessantasette, sei-sette, quarantatre,
quantro-tre, undici"
"chi ha detto ambo?
E' uscito il sedici? e il venti?". Dopo la tombola,
si va, come tutti gli anni, alla Messa di Mezzanotte celebrata
nella Chiesa degli Eroi, perché papà sostiene
che i modi spicci di Padre Crispino assicureranno una giusta
durata alla Messa Natalizia. Speriamo che ci sia la nebbia,
che crea quell'atmosfera così particolare, da vigilia...
Fuori della Chiesa il gioioso rito degli auguri e poi via
verso casa dove, sotto l'albero, a fianco del Presepe, si
rinnova la magia di tutti gli anni. Quello che troveremo
scartando i pacchi colorati risponderà come sempre
all'aspettativa. Chissà se abbiamo mai realizzato
appieno quale infanzia e adolescenza privilegiata ci sia
stata regalata.
Al risveglio, il profumo dell'albero pervade la casa. E'
l'odore di Natale. Da Kagnew Station le note di Bing Crosby
ci donano il feeling necessario, facendoci sognare il Bianco
Natale, che troveremo anni dopo in Italia ma che oggi è
solo un sogno in cartolina, mentre il cuore ha un battito
che, chissà perché, assomiglia stranamente
al tintinnio di Jingle Bells
Good Morning, Asmara,
Buon Natale!
Daniela
Toti
24 Dicembre 2005
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