MG
è uno tosto, ancora non siamo riusciti a fargli declinare le
proprie generalità ma con poca spesa, vellicando il suo ...
copyright, gli abbiamo fatto fare le ore piccole ed ecco le nuove
"confessioni" che stavolta sono di tendenza. Qualcosa ci
dice che la prossima puntata la chiameremo "S. Anna" dove
una volontaria di quel collegio ci racconterà la sua ricreazione
e se le acrobazie dei "bigliardari" lasalliani effettivamente
andavano a segno ... Siamo in attesa. O per dirla alla moda, stand-by.
il C.
TRENDY
Caro
Chichingiolo, sebbene la mia professione sia tutt'altra che lo scrivere,
sono lusingato delle definizioni che hai dato della descrizione dei
miei ricordi. [cfr. pagina precedente, n.d.C.]
Talmente lusingato che te ne invio un'altra piccola dose sperando
che possa davvero dare sollievo agli animi inguaribilmente malati
di nostalgia e di romanticismo. La posologia resta la stessa: somministrare
anche in singola dose, con gli amici, davanti a un bel bicchiere di
vino rosso e a un piatto di strozzapreti ai funghi porcini. Indicato
per le curiosità storiche croniche del tipo "come eravamo"
e per lo stimolo e l'esercizio della memoria debilitata. Per quanto
riguarda le controindicazioni, segnalo l'obbligo di evitare ricadute
nostalgiche o derive emozionali.
Altri abbracci.
(6 Novembre 2004)
*
* *
Trendy,
parola anglosassone solo oggi conosciuta ai più che significa
essere di tendenza, di moda.
Ad Asmara negli anni '60 e '70 era del tutto sconosciuta nella sua
accezione inglese e noi dodicenni, senza rendercene conto, vivevamo
già conformemente a molte delle sue espressioni. Tutto cominciò
con quella della palline (in Italia le chiamavano biglie), variegate
nelle dimensioni e nei colori erano quasi tutte di vetro e prima che
essere strumento di destrezza e abilità individuali, erano
un vero e proprio bene economico con precise quotazioni e ratei di
scambio con moneta corrente.
Così nel quarto d'ora di ricreazione, nella mezz'ora precedente
l'inizio delle lezioni e più raramente, qualche minuto dopo
la fine delle stesse, il campo sportivo de La Salle si animava di
ragazzi più o meno grandi che con il proprio sacchettino di
preziose palline s'immergevano nel vortice delle trattative commerciali
e degli scambi. I commercianti dotati di una certa abilità
si sfidavano in partite a volte anche affollate, generalmente al centro
del campo di calcio e in qualunque altro angolo del cortile che lo
consentisse.
C'erano le partite al triangolo o al cerchio con regole diverse e
modalità di gioco differenti.
Quelli più esperti di quotazioni del giorno, di modelli di
moda appunto, di evoluzione del mercato, grandi clienti della "Casa
del Vetro", erano impegnati nel baratto più vero ed ancestrale,
in contrattazioni estenuanti e serissime.
I commercianti veri, mercanti di innata ispirazione e pura tradizione
levantina, si sedevano invece sui gradoni perimetrali del campo di
calcio, facevano il loro bel mucchietto piramidale con le palline
e i " clienti", da certa distanza (direttamente proporzionale
alla grandezza della piramide) tentavano di colpire il mucchietto
con palline di proprietà.
Tiri a vuoto significavano la perdita della propria biglia che veniva,
per cosi dire, incassata dal gestore (mucchiettaro diremmo a Roma
e dintorni), mentre colpi a segno significavano il guadagno del mucchietto
più la pallina tirata.
Come in tutti i mercati che la storia umana annoveri, tra la folla
c'erano anche i furbi, bucanieri, i pirati. Insomma gli sciuscià
della situazione.
Ricordo bene il loro modo di agire che era ispirato a prove scientificamente
testate accompagnate da grande abilità e imponeva comunque
la presenza di un complice.
Questa era la tecnica: uno dei due si poneva alle spalle del mucchiettaro,
sulle gradinate del campo sportivo che gli consentivano di stare strategicamente
più in alto della vittima designata oltrechè dietro
la stessa.
Il complice tirava regolarmente la sua pallina di cliente e contemporaneamente
il compare faceva cadere un sasso sulla verticale del mucchietto che,
inesorabilmente cascava come colpito da un tiro regolamentare.
L'arte consisteva nella sincronia tra le due azioni, arte invero riservata
a pochi tant'è che quasi sempre la conclusione erano botte
da orbi tra il mucchiettaro che difendeva il proprio patrimonio dall'ingiusto
tentativo fraudolento e i furbi, maldestri attori, finti clienti.
I bucanieri invece, molto più perfidi, colpivano i mucchietti
con sassi invece che con palline con il sadico ed unico scopo di turbare
il lavoro dei mucchiettari.
Infatti, fare il mucchietto comportava tempo prezioso da rubare al
quarto d'ora di ricreazione e in questi casi il regolamento dei conti
veniva spesso rimandato al termine delle lezioni.
Ci furono epici scontri tra alcuni ragazzi che nell'immaginario di
noi dodicenni rappresentavano i miti e i modelli del momento. Già
un'ora prima la fine delle lezioni, la voce del duello prossimo circolava
velocemente e sommessamente tra i banchi di tutte le classi e così
all'uscita in una parte del cortile si formava il mucchio delle cartelle
depositate e vicino, i ragazzi, che in circolo facevano da sponde
naturali all'arena in cui si fronteggiavano e si scontravano i contendenti.
Gli incontri erano generalmente brevissimi, talmente brevi che nemmeno
il fotofinish avrebbe potuto aiutare a individuare il vero vincitore
e non perché il fotofinish ancora non esisteva, ma più
semplicemente perché intervenivano i Fratelli Cristiani causando
il fuggifuggi generale.
L'omertà diffusa consentiva ai tutori dell'ordine (i Fratelli
appunto) di acciuffare i responsabili solo in qualche occasione.
Allora, ancora botte, ma stavolta a senso unico cioè dal Fratello
guardiano di turno ai rissosi antagonisti. Quindi a copiare pagine
e pagine di quaderno dal dizionario di italiano.
Le mani
più sonore, quelle cioè che quando colpivano erano più
armonicamente in sintonia con l'eco dei corridoi del collegio, erano
quelle di Fratel Marsilio, seguito di misura in classifica da Fratel
Ovidio.
Distinte talmente bene nelle loro sonorità che da dentro le
aule, noi seduti nei nostri banchi, cercavamo di indovinare chi le
avesse messe in moto. Mai nessun dubbio invece su chi le avesse prese,
facilmente individuabile dal rossore paonazzo e diffuso che inequivocabilmente
gli surriscaldava il lato destro o quello sinistro del viso per lunghe,
interminabili ore.
La moda delle palline fu velocemente, silenziosamente soppiantata
da quella delle motociclette ma tra le due ci furono le pedalate forsennate
sulle salite e discese che dividevano il Collegio La Salle dal Sant'Anna
via Gaggiret dove, seguendo impulsi sempre più irresistibili
andavamo in gruppo, per farci trovare all'uscita dalle ragazzine,
di fronte alle quali facevamo di tutto per farci notare e rubare qualche
sguardo. Il sorriso poi, concesso da parte loro rappresentava un vero
e proprio trionfo, il meritato premio per le sfiancanti pedalate,
l'ufficiale riconoscimento della nostra tenacia nello sfidare la fatica,
il caldo dell'ora di punta e l'abbagliante e indimenticabile luce
del mezzogiorno asmarino. Ma di questi sorrisi non ne ricordo neanche
uno, non già perché difettassimo di fascino il quale,
anche se molto acerbo doveva però essere irresistibile, ma
per la contemporanea presenza, davanti alla scuola di genitori, fratelli,
sorelle e parenti di ogni sorta e livello parentale con le ragazzine.
Allora con grande rilassatezza e molta calma, comunque estasiati,
si tornava lentamente verso casa sognando, fantasticando e commentando
irrealistiche e immaginarie avventure amorose.
A proposito,
ora che ci penso, non ho mai nemmeno saputo come le ragazzine del
Sant'Anna trascorressero le ricreazioni inseguendo le mode.
Copyright
inevitabile dato il successo!
MG
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(10/11/2004)
Caro M.G.
A proposito di ricreazione al S. Anna, io che lì ho frequentato
sia le elementari che le medie, la ricordo molto tranquilla: la disciplina
era controllata dalle suore nei corridoi, ed essendo solo ragazze, ci
si limitava a fare tante chiacchiere, sia nei bagni, superaffollati,
che in coda dal garzone che vendeva merende per l'affanno di assicurarci
le "pesche", o qualche altra bontà. Per il resto dell'intervallo,
bivaccando nell'immenso cortile in vari gruppetti, si raggiungeva il
cancello del retro per intravedere qualche "boy", speranza
vana essendo alto e massiccio. I gruppi si formavano per simpatie, eh
già, perché era comune anche fra di noi l'appartenenza
ad un "branco" anziché ad un altro. E poi noi ragazze,
ovviamente ci aggiungevamo una dose di competizione - a volte salutare,
a volte antipaticissima - nell'ottica del voler essere più emancipate
e sfrontate tra di noi stesse, specialmente una volta giunte al fatidico
3^ anno che segnava la svolta verso il mondo dei "grandi"!!!!
Quello che cominciava ad essere elettrizzante era invece il pomeriggio,
compiti permettendo, per chi come me e le mie amiche era esterna. Si
poteva programmare di ritrovarci e sperare in qualche incontro fortuito
con la"razza maschile", al pattinaggio, al C.U.A., all'uscita
del liceo Martini
La timidezza era enorme per queste decisioni,
ma l'interesse era tanto.
Bastava incrociare qualcuno che ti piacesse e riuscire a salutarlo,
per raggiungere l'oblio e vivere per qualche giorno di sogni
Parlando dell'anno 69/70, allora, nel mio branco ci distinguevamo per
alcune tendenze, non da tutte condivise, però tollerate anche
dalle più refrattarie che si limitavano ad osservarci:
· Rendezvous al Palazzo BAOBESHI
per un impasto di Hennè
sui piedi disegnato con qualche improvvisata abilità (equivaleva
all'attuale tattoo) e per il quale ne andavamo fiere
.Durava qualche
mese e diventava sempre più rosso arancio se non si ritoccava
con una tonalità più scura. Risultato: mettendo i sandali
si intravedeva questa "chicca"
.
· Maglie bianche di cotone acquistate in stock al cotonificio
"Barattolo" che poi abilmente ci dipingevamo con i colori
da stoffa, esercitando quanto appreso nell'ora di applicazioni tecniche;
i soggetti si ispiravano alla moda dei "figli dei fiori" e
cantavamo "L'isola di Wight" a squarcia gola
· Abbellimento delle biciclette, inserendo quanto più
ci frullava per la testa in mezzo ai raggi: dalle mollette da bucato
che trattenevano piccoli ventagli di carta, che pedalando "rombavano",
a strisce di stoffa variopinta, per mitizzare le nostre biciclette.
Se poi si partiva per una bella scampagnata verso l'aeroporto, la radio
portatile inserita con la custodia nel manubrio, completava la "scena".
Eh già, perché ci si preoccupava di quello!!
Sempre
alla ricerca di novità, eravamo sempre più esigenti di
innovazioni e fu così che nacque la squadra di calcio della 3^
media G del S. Anna, che si procurava un allenatore, due allenamenti
settimanali e partita al sabato pomeriggio o la domenica nel campo del
Collegio La Salle!
PC
(Continua)
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(27/11/2004)
Proseguendo un po' di ricordi, dal momento che nel frattempo non ci
sono state ulteriori pagine di vita trascorsa nell'adolescenza di ragazze
appartenenti al "S. Anna", caro MG e caro Chichingiolo, eccomi
qui per introdurre la squadra femminile di calcio della 3^ media sezione
G - Collegio S. Anna. Ahimè, dopo ben 35 anni (eravamo nell'ottobre
1969) avrei proprio bisogno di un valido supporto alla mia memoria,
per una descrizione maggiormente precisa. (NON FRAINTENDETE, SONO ANCORA
EFFICIENTE, MA QUALCHE RICORDO SFUGGE)!! E' più di un anno che
ho rispolverato questa "gloria", con altre ex compagne di
squadra, e purtroppo tutte assieme, non abbiamo abbastanza elementi
per dipanare un po' di nebbia nei ricordi. Pertanto, con questa ulteriore
pagina di ricordi, confido nel soccorso di qualche ragazzo, ragazza
o magari il maestro Gino del Collegio La Salle.
Esaltate nei ricordi, emozionate nell'animo, Renata C. ed io, venivamo
immortalate nell'agosto 2003, con altre fans!
Premetto
che non ricordo come sia nata quest'idea di formare la squadra di calcio
femminile, chi fu il primo a proporla, l'allenatore che formò
il gruppo,..
.sta di fatto che è realmente esistita. Nei
miei ricordi l'allenatore è un
.IRTINNI, e come me, sono
alcune e alcuni che lo sostengono
.ma apertamente nulla finora
si seppe dall'interessato (gli Irtinni sono tre, due fratelli e un cugino;
due in Italia, uno in America), non abbiamo avuto ancora l'onore di
essere informate ed il mistero si tinge di interrogativi
...Perché
non si dichiara????
Bene, delle undici ragazze, ricordo: Guia Latilla, Renata Casabona,
Milena Turco, Marinella Pichi, Teresa Mebrat (capo cannoniere ECCEZIONALE)
ed io, Paola Cirigottis
Le altre cinque, non rammento chi fossero,
ma ringrazio chi completerà la squadra con i nominativi mancanti.
Avevamo anche la divisa: shorts e tshirt, per la serietà della
squadra, scarpe in tela e calzetti.
Gli allenamenti erano due volte la settimana, al pomeriggio, nel campo
sportivo del Collegio La Salle: giri e giri di corsa nel campo e poi
passaggi, scarti, colpi di testa, con un impegno ed una grinta che ci
esaltava! La partita era al sabato pomeriggio, nel campetto piccolo,
entrando al Collegio, sulla sinistra, di fronte ai campi di pallavolo
e pallacanestro, oppure la domenica mattina, quando il campo non era
impegnato con altre squadre più famose di noi. Affrontavamo la
squadra maschile del Collegio La Salle, che di turno accettava di sfidarci.
Ecco perché anche i ragazzi di allora, potrebbero farsi avanti,
c'erano
non sono immaginari!! Non era un vero e proprio campionato
mancando altre squadre femminili, pertanto il criterio di come ci affrontavamo
non so quale fosse
.qualcuno maliziosamente penserà ad un'opera
di "carità" nei nostri confronti, da parte di chi accettava
la sfida, ma
.posso affermare con sicurezza, che eravamo all'altezza
della situazione! Invito pertanto altri protagonisti di scena a "rinfrescarci"
la memoria e magari a raccontare particolari, o fatti sconosciuti a
noi "pulzelle". Eh già, perché sarebbe curioso
sapere come venivamo considerate, temute
fischiate
La disciplina insegnataci dalle nostre care suore, ci portava ad essere
molto precise nel nostro gioco di squadra; ricordo una scenata ad una
"difesa" , che
tanto difesa non si era dimostrata, facendoci
perdere un incontro e tutto perché
.provate a pensare un
po'? Giocare, distratte dalla presenza di qualcuno ritenuto da conquistare,
diventava difficile!!! (Al Collegio La Salle, ovviamente prevalevano
i ragazzi!)
E' disarmante pensare quanto bello fosse il trascorrere del nostro tempo
in una cornice tanto semplice ed ingenua, com'era la nostra adolescenza
asmarina! ... Pochi mesi ti regalavano emozioni così intense,
che sembravano appartenere ad un periodo molto più lungo!
Giunta la primavera del 1970, le giornate si facevano più impegnate:
si avvicinavano gli esami di 3^ media e gli studi ci portarono a diradare
gli allenamenti; iniziavamo ad avere un forte senso del dovere e pensavamo
alla scuola superiore che ci attendeva!
Fu così, che la Mitica 3^ media "G" del Collegio S.
Anna, uscì di scena; le strade della vita ci riservarono scuole
diverse; l'avvicendarsi successivo degli eventi politici del periodo
definirono scelte e destini che mai avremmo immaginato; ciascuna di
noi segui' il suo destino!
E' bello "celebrarci" ogni qualvolta ci si risente, ci si
rivede! Le persone che mancano all'appello nella nostra memoria, vorrei
veramente recuperarle: sono altri "chichingioli" ancora da
scovare e poi magari riabbracciare! Chi capta questo SOS e ci può
aiutare, per favore si faccia avanti!
E poi
invito altri a scrivere, come abbiamo fatto già noi!
Adìos! PC
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