RITORNO
IN ERITREA
Caro
Chichingiolo,
Tornando dall'Asmara da poco, ho scoperto il vostro meraviglioso sito
che seguirò costantemente.
Ti voglio riassumere le impressioni del mio recente viaggio in Eritrea,
che di seguito trascrivo:
ho realizzato il grande sogno della mia vita: il 24 marzo 2004 (ora
3,00 del mattino), dopo quasi 52 anni, ho messo piede sul sacro suolo
eritreo, in compagnia di due miei amici, i quali non erano direttamente
interessati all'Eritrea in quanto sapevano vagamente che era stata
la nostra colonia primogenita, erano attratti soltanto dalla curiosità
di conoscere questa terra da me tanto decantata.
Al riguardo, devo dire che sono rimasti entusiasti, tant'è
che hanno progettato un viaggio per il prossimo mese di agosto con
lo scopo di dare una mano presso la comunità di Hebò
gestita dalle suore di S. Vincenzo Ferrer.
Alle ore 9,00 sono uscito dall'Hotel Savannha, sito nei pressi della
vecchia Via Garibaldi e, armato di telecamera e macchina fotografica,
dopo avere respirato l'aria tersa e salubre rivisto i fiori turchini
delle jacarande mi sono diretto percorrendo il Viale De Bono sul Corso
Italia, soffermandomi di fronte alla Cattedrale, ove, non mi vergogno
a dirlo, ho pianto per l'emozione. Tu ti chiederai: "ma dopo
tanto tempo come hai fatto a ricordare la toponomastica italiana?"
E' semplice: quando, nell'Agosto del 1951, ho lasciato l'Eritrea avevo
quasi 11 anni, i ricordi di quel felice periodo mi sono rimasti impressi
e poi avevo con me la carta topografica di Asmara inserita nel volume
edito dalla Consociazione Turistica Italiana (ora TCI) del 1938, volume
che mi è stato molto utile assieme a quello di Andrea Semplici
ed alla Guida Lonely Planet. Ho, inoltre, potuto consultare una mappa
recente ma con toponomastica del regime etiopico ed un'altra recentissima
con toponomastica medesima variata. Scusa per il bisticcio.
Sono stato nella mia vecchia abitazione (ex Via Saseno) di fronte
alla Chiesa Copta Nda Mariam, nel cui terrazzo eravamo asserragliati
(la mia famiglia e tutti gli abitanti dello stabile) muniti di qualche
revolver e bottiglie piene di benzina, durante i disordini fra copti
e musulmani nel febbraio 1950. Ma per nostra fortuna non siamo stati
importunati.
Ho visitato la mia aula scolatica presso la Scuola Elementare "Principe
di Piemonte" (ora F. Buonarrotti) per gentile concessione dell'insegnante
italiana Francesca Pecora.Visitare la Scuola è stato il momento
più bello ed emozionante specialmente quando rispondevo, con
un nodo alla gola, alle domande dei piccoli alunni.
Ho visitato tutta la città in lungo ed in largo, ho inoltre
visitato Keren, Massaua, Adi Quala ed Adi Ugri (ora Mendeferà).
Nel corso di tali visite sono andato a visitare il Cimitero di Asmara
e quello di Keren, ove ho reso omaggio ai defunti (alcuni dei quali
miei conoscenti ad Asmara) ed ai Caduti dell'ultima guerra (compreso
le medaglie d'oro M. Visentini ad Asmara ed O. Lorenzini a Keren).
Ho visitato, con emozione, il Sacrario di Dogali e quello vicino a
Adi Quala, ove sono conservati i resti dei Caduti di Adua. Mentre
visitavo il Cimitero di Asmara, osservando le tombe e le lapidi, molte
delle quali in stato di abbandono, ricordavo la descrizione fatta
da Erminia Dell'Oro alla fine del cap. XXIV de "Il fiore di Merara".
Ho conosciuto molti italiani ed eritrei-italiani (ometto il termine
meticci perché non mi piace) presso la Casa degli Italiani
sita nell'ex Via Dabormida, dai quali sono stato accolto con molta
simpatia. La sera per me era tappa obbligatoria recarmici ed incontrare
il Segretario Vittorio Volpicella, Alberto Reffo e il simpatico Giuseppe,
gestore del locale ottimo ristorante e tanti altri amici. Una sera
ho assistito all'esibizione corale di un gruppo di ex alpini, i quali
annualmente tornano in Asmara per opere umanitarie a favore dell'ospedale.
In tale occasione ho avuto il piacere di conoscere il nostro Ambasciatore
e la Ministra del Turismo. La serata si è conclusa con una
bella cenetta offerta, penso, dall'Ambasciata d'Italia.
A Massaua sono andato a trovare Padre Protrasio Delfini, il quale
è stato molto disponibile nei miei confronti. Poi ci siamo
rivisti alla Cattedrale di Asmara e mi ha fatto omaggio di una vecchia
copia del "Veritas et Vita", settimanale di mia antica conoscenza.
Asmara non è cambiata, anzi si è ingrandita, è
molto pulita rispetto alle nostre città, è sicura e
non vi è delinquenza, gli abitanti sono gentili, educati e
disponibili. Qualche delusione: i vecchi palazzi sono in stato di
abbandono. I negozi non sono più quelli di una volta, dal punto
di vista delle merci offerte. Molto accattonaggio e molta miseria.
I salari sono mediamente fra i 30 e 40 USD mensili. La gioventù
è sparita: sono tutti al fronte. A proposito del quale, un
amico eritreo, anch'esso militare è stato richiamato tre anni
fa e sconosce la data del congedo; una amica mi ha riferito che la
sorella si trova al fronte da circa 7 anni. La sera gira la ronda
per cercare giovani che, se sprovvisti di documenti attestanti la
frequenza presso un istituto d'istruzione o l'inserimento nel mondo
del lavoro, vengono caricati, senza tanti complimenti, su camionette
ed avviati subito in caserma per l'arruolamento, senza il tempo di
passare da casa.
Una volta io, i miei amici ed una suora italiana della comunità
vincenziana, a bordo di una Land Rover, ci siamo recati presso una
missione nei pressi di un villaggio denominato Enda Gheorghes, oltre
Adi Quala, nei pressi del confino eritreo - etiopico. L'auto era guidata
dall'amico militare (in quei giorni in licenza). Durante il percorso,
siamo stati fermati al primo dei dodici posti di blocco che ci siamo
subiti; l'autista, per non perdere tempo, si è qualificato
come militare in licenza. Non l'avesse mai fatto: in poche parole
è salito in auto un altro militare armato per scortarci fino
a destinazione e ritorno. No, non era una cortesia nei nostri riguardi,
ma la scorta era addetta alla sorveglianza del nostro amico, per evitare
che questi, come giornalmente fanno tanti altri militari, disertasse
in territorio etiopico, da lì in Sudan e Libia ed infine tentare
la grande avventura nel Canale di Sicilia.
A questo punto la suora è scesa dall'auto ed andò a
parlare con il comandante garantendo, lasciando sul posto i propri
documenti, per l'autista. Così siamo ripartiti senza scorta.
Al ritorno la religiosa riebbe i documenti dopo che i militari si
accertarono che il loro collega in licenza era con noi.
Sono rimasto molto dispiaciuto della situazione che vige in Eritrea
e confido molto affinché la situazione fra Eritrea ed Etiopia
si normalizzi e che non si parli più di guerre. Solo così
gli Eritrei possano prendere la via dello sviluppo in quanto lo meritano,
dopo tanti anni di lutti e rovine.
Essi sono un popolo di orgogliosi in quanto confidano di svilupparsi
senza l'aiuto di nessuno. Io ho incominciato a volerli bene e li ammiro,
però se non aprono agli investimenti stranieri, ho paura che
non potranno mai realizzare le loro sacrosante aspirazioni.
Ho soggiornato in Eritrea per 14 giorni ed essa mi manca dal momento
in cui sono partito. Ho nostalgia di quella terra, del clima, delle
albe e dei tramonti, della tranquillità, degli amici e dei
monelli che mi venivano dietro per il bacscis e perfino del pataccaro
(era diventato la mia ombra lungo quel viale che una volta si chiamava
Viale Mussolini e poi Corso Italia) che mi voleva rifilare i famosi
talleri in argento di Maria Teresa (volgare imitazione).Un giorno,
spazientito, dopo che lui mi rimproverava di non comprare nulla, lo
portai al bar e gli offrii la colazione a base di paste e caffè.
Dimenticavo, la sera cenavamo alla Casa degli Italiani ed a mezzogiorno
pranzavamo in una trattoria tipica (cucina perfettamente italiana
ed anche zighinì, scirò e inghiera), molto pulita denominata
"The Sun" ubicata nella Via O. Lorenzini, proprio dirimpetto
alla Sinagoga. La proprietaria, un'eritrea reduce da molti anni di
permanenza a Milano, si chiama Nancy Yacob. Il costo per un pranzo
completo si aggira intorno ai 90 nacfa (circa 4 euro). L'euro è
accettato molto volentieri, anzi più del dollaro. Le carte
di credito sono in uso solo in qualche grande albergo. I telefoni
cellulari sono entrati in funzione il 25 Marzo.
Conto di ritornare nella mia Asmara a Febbraio - Marzo del prossimo
anno.
Se nel giornale hai un poco di spazio puoi pubblicare questo modesto
pezzo
Grazie e cari saluti,
Francesco Consolo
xmabc@inwind.it
(23 Aprile 2004)
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