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Le mani nel cassetto del Chichingiolo
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LA DOMENICA DEL LUNEDI'
di Franco Caparrotti

Ovvero

UNA DOMENICA IN REDAZIONE

Angra

La domenica mattina al Collegio La Salle, subito dopo la Santa Messa, la gente si riversava sugli spalti del campo in attesa di assistere all'incontro di calcio tra due squadre del torneo in corso. E mentre i giocatori si preparavano negli spogliatoi, il solerte "Garibaldi" vendeva, girando con il suo cesto di leccornie, chewing gum, caramelle, noccioline, chichingioli ed altro, facendo la gioia dei giovani.
Ve lo ricordate "Garibaldi"? Aveva iniziato con uno zembil e, a poco a poco, aveva messo su uno spaccio all'ingresso del Collegio. Ovviamente, come molti di voi avranno già capito, stiamo parlando delle sfide tra il Mini Club, l'Addio Vecchiaia, Iteghe Menen, etc.
Tutto era pronto per la partita e via, aveva inizio lo spettacolo: era veramente uno Spettacolo con la "S" maiuscola! A correre dietro la pelota non c'erano dei professionisti, bensì appassionati di calcio che davano anima e cuore, anche se molti a corto di ossigeno!
Finito l'incontro, si rientrava a casa dove ad attenderci c'era il solito pasto domenicale. Mangiavo sempre di corsa (e purtroppo è un vizio che mi è rimasto!) perché dovevo andare allo Stadio Regina di Saba a fare il cronista delle partite del campionato, e una volta finiti gli incontri, via a rompipicollo in redazione. Si andava alla Tipografia Francescana, che era su un fianco della Cattedrale, che di domenica diventava la redazione de "Il Mattino del Lunedì" del nostro Direttore Angra, al secolo Angelo Granara. Appena varcato l'uscio, si veniva colti dall'odore tipico del piombo fuso. Infatti, alla Linotype (la vecchia e mitica linotype ora sostituita dal computer) c'era il solerte Armando (uno dei migliori operatori nell'organico della tipografia), che si destreggiava magistralmente con quel marchingegno trasformando gli scritti in matrici di piombo. L'opera di Armando era poi completata dal caro e indimenticabile Mario Mascioli. Prima assemblava le matrici, poi stampava e correggeva le bozze e terminava impaginando i vari articoli. C'era il Signor Direttore intento a correggere i vari "pezzi" giunti in redazione e che aspettavano un collocamento in pagina. A volte si trattava anche di poesie dei vari Gino Vecchi o Massimo Romandini, solo per citar qualcuno.

 
Siculus
 
Egifa
 
 
 
Alce
 

Non mancava mai Alce, il Cesarone Alfieri, che camminava avanti e indietro con il suo sigaro toscano sempre in bocca. All'inizio, quando ancora non lo conoscevi bene, incuteva perplessità con questo suo gesto reiterato, che pur sembrando un tic nervoso, in realtà non era altro che un suo modo di gesticolare e di esprimersi... Logicamente non mancavano le "Storie di Alce" che vennero poi raccolte in vari volumi.
Ogni tanto c'era un articolo di Augusto Orsi (il più delle volte scriveva sul Giornale dell'Eritrea) che parlava della partita della mattina disputata al Collegio La Salle. Pensate, per me era stato un mistero sapere chi fosse questo Augusto Orsi e incredibilmente mi ci volle più di un anno per scoprirlo! Alla fine con gran stupore venni a conoscere che dietro questo pseudomino, che poi pseudonimo non era, non c'era altro che Fra' Ottavio!
Non mancavano gli articoli di Scammacca, il nostro Console Generale ad Asmara, l'articolo sul Tiro a Volo preparato da Bruno Marcheggiano, di Frini sul ciclismo ed altri ancora… la schiera di penne era nutrita.
Non poteva mancare la radio, una "Grunding Satellite 2000". Era lì, pronta ad essere accesa e a portarci "nel pallone". L'antenna saliva velocemente e, nel frattempo, arrivava Egizio 'Gegè' Falaschi, che condivideva con me la penna per l'articolo sulle partite di calcio del nostro campionato italiano. Ci alternavamo a fare gli articoli. A volte però, Gegè come direbbero oggi, faceva l'opinionista.
Arrivava ogni tanto pure Giorgio Roscigno ma più che altro per seguire per radio gli incontri.
Tra le scariche statiche e i vari crepitii e fischi, ecco indistinto perfino il suono melodico dell'usignolo. Eravamo ben sintonizzati, le campane ci dicevano che era giunta l'ora dei collegamenti e, dopo la consueta introduzione (Rai, radio televisione italiana, stazioni ad onde corte di metri 13,91, ecc., ecc., pari a khz. 21.500, ecc. ecc.)
, Roberto Bortoluzzi dagli studi di Milano dava l'ordine dei collegamenti con gli stadi e i nomi dei vari radiocronisti.
Ecco allora in ordine Enrico Ameri, la voce baritonale e roca di Sandro Ciotti e così via tutti gli altri. Le loro voci ci accompagnavano, con ansie, disappunto e gioia, per quarantacinque minuti (allora trasmettevano solo il secondo tempo)! A farci da sottofondo, c'erano la Linotype e le spazzolate sulle bozze di Mario. Si era tutti concentrati, ogni tanto una sbirciata alla schedina e poi prendevamo un po' d'ossigeno quando Ezio Luzzi faceva il commento sulla serie B.

Cap
Ghebre

Finita la partita, si commentava e ci si burlava, e inevitabilmente il Signor Direttore riportava l'ordine: bisognava fare il pezzo, e così tutti di nuovo con la testa giù a scrivere.
Sul tardi arrivava pure Hapte Wolde, ottimo intenditore e bravissimo cronista del campionato di calcio, che portava il suo prezioso articolo sulla giornata calcistica locale.
Pian piano si era giunti alla fine del pomeriggio e, dopo i vari saluti e l'appuntamento per la settimana successiva, via al CUA, dove ci aspettavano gli ultimi balli de "Il tè danzante".
In redazione rimanevano sempre Angelo, Mario e Armando. Il lavoro doveva essere completato e il mattino dopo, ancora fresco di inchiostro, il giornale andava a ruba...

Di tanto in tanto rivivo questi momenti anche con commozione, sia per gli amici che non ci sono più, sia per la gioventù che è passata e sia per le molte emozioni provate.
Come ogni domenica, era una "domenica bestiale, ma, era pur sempre… domenica".

Franco Caparrotti


16 Maggio 2007

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