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Le Rime del Chichingiolo

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Tonito Meloni
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KEREN
Cittadella eritrea,
fanciullo ti vidi e nel cuore ti sento.
Mi appari ormai lontana
Nell'ombra dei ricordi,
immagine felice di un tempo remoto.
Bianca di tenero sole africano,
verde di banani e palmizi,
cerulea al mattino,
tra monti violetti e imponenti,
mi apparivi, quando bambino
dal terrazzo ti miravo.
Maestosa la pianura correva a tra tukuls e piante rade,
fino a baciare la montagna:
sfumata all'alba,
nell'indaco del cielo;
chiara e fortemente incastonata nel cobalto
a mezzogiorno;
misteriosa ed ombrosa
nel rosso turchino e repentino
dell'aria quieta del tramonto,
sferzata a tratti da ululati.
KEREN!!
Cara e lontana terra africana di un villaggio ridente.
Eri il mio mondo;
mi accoglievi e ti sentivo amica,
e la tua selvaggia solitudine mi attirava.
Ma ora sento i tuoi lamenti
E vedo il fuoco e l'orrore della violenza travolgerti.
Non sorridi più, cara Keren.
I tuoi figli piangono e combattono
Per riaverti libera.
Banani e palmizi agonizzano,
sferzati dal vento caldo della guerriglia.
La tua pianura è ferita e fumano i tukuls.
Le risa dei tuoi bimbi ti hanno abbandonato e la montagna è triste.
I tuoi tramonti invocano la notte
Ed il riposo dei tuoi guerrieri.
E tu, caro Akim,
che "amico, amico!!"
mi chiamavi nel meriggio assolato,
ora uomo forse combatti tra i monti.
Resisti, amico mio, resisti,
e la tua Keren rinverdirà.
(1995)
17 Ottobre 2003

LA MIA AFRICA


La mia Africa è ricordo dei luoghi e dei sapori; sapori di canna da
zucchero masticata nel mercatino di Keren; delle asprigne setole della palma
dum; della morbida polpa degli annoni, dei chichingioli e delle papaie;
dell'anghera e dello zighinì.

La mia Africa è la stazioncina ferroviaria di Ghinda, brulicante di
abissini provenienti dall'Asmara e da Massaua, dove mi ubriacavo di sole,
di mare, di pesca e di gite in barca a vela con mio padre.

La mia Africa è quel misero villaggio di tukuls, a poca distanza da
Ghinda, meta delle mie beate scorribande insieme al mio amico eritreo Akim;
i miei frequenti viaggi in littorina sulla tratta Massaua-Asmara-Keren; le
soste a Nefasit e l'imponente precipizio di Arbaroba; le visite alla Madonna
Nera del Baobab; le escursioni all'Isola Verde; le passeggiate per Viale
Roma e Corso del Re ad Asmara.

Malinconica nostalgia di terra natia, cullata dalle onde della memoria
e benefica come una carezza!

Il tuo ricordo, o madre ERITREA, consola la mia anima, come il tuo sole,
i tuoi colori e i tuoi sapori hanno scaldato e nutrito la mia infanzia.

24 Giugno 2004


FINE ESTATE

Preludio di un autunno precoce
Nel giallo bruno
Di foglie ancor vive di poco verde.
Il vento sfila matasse
Di nuvole grigie e umide
sull'oliveto che si inargenta
di bagliori policromi.
Poi, gocce di pioggia
mi lasciano sulle labbra
il sapore del cielo,
e mi inebrio del respiro
dell'arida terra.

NUVOLE

Luce riflessa di nuvola bianca,
sotto un tetto grigio
di nubi senza tempo,
di una primavera
che ancor non assapori,
nel meriggio noioso
di un giorno senza data.
Il vento, tra i rami bruni,
acuisce la mia nostalgia
di morbido sole:
quel sole di Keren
che ha colorito la mia infanzia,
tra profumi di annoni e papaie.

A MIA MADRE

Mi conducevi,
fanciullo,
tra profumi di eucalipti ed euforbie.
Il tuo canto,
sommesso e dolce,
la sera
acquietava i miei timori,
mentre pennellate di rosso
coloravano il cielo di Keren,
e caldi bagliori
illuminavano la pianura.
Il tuo ricordo
accompagna il mio pellegrinare
verso la meta,
e quando giungerà al tramonto,
contemplando,
vedrò tè,
madre mia:
armonia infinita celestiale.
Madre, mio confine!!!

PIOGGIA D'AGOSTO

Piove a dirotto.
Balenii di lampi
Illuminano a tratti la vallata.
In lontananza
Finestre illuminate;
nel cuore comete di ricordi.
La terra si appaga
Di gocce di pioggia,
dopo l'arsura estiva
e la mente sembra anch'essa
dissetarsi di ricordi:
di gioie svanite nel passato.
Aspiro il profumo della terra,
inzuppata di cielo,
mentre nubi grigie
si pezzano nelle pozzanghere.
Il tempo si è fermato
Nella luce velata ed eterea dei lampioni
E l'eco dell'infanzia mi avvolge:
nei ricordi di gesti,
di attimi,
di cose sofferte e gioite,
di sorrisi, di pianti,
di parole, di sereno,
di cielo, di mare,
di sapori antichi
e di colori: quelli della mia Eritrea.

18 Novembre 2004

IL TRENINO VERDE

Un sibilo lontano
sferza la quiete,
nella piccola stazione di Aggius.
Un ferruginoso treno a vapore
appare dal bosco;
avanza lentamente.
Sosta sbuffante.
Salgo e riparte.
Mi affaccio e una nuvola acre mi avvolge.
Lo sguardo, smarrito,
vola sui monti cerulei all'orizzonte,
sui colli lievi di sfumato verde
e, più in qua,
su macchioni d'aspro lentischio e fichi d'India,
fino a incrociare un casolare
dai muri candidi,
appena ombreggiati
da un verde appassito e impolverato
di foglie tremule smosse dal vento.
Sferragli e sbuffa
accelera la corsa.
S'inerpica fra nuraghi diroccati e dirupi
tra profumi di mirto e ginestre.
Attraversa campi di asfodeli e ferule solitarie.
Brezze lievi accarezzano
visi rincorrenti con lo sguardo
nuvole bianche che sfilano all'orizzonte.
Ansima il trenino
fuori dal tempo,
fino al mare annunciato
da bagliori prostrati dal vento.
La memoria mi riporta lontano,
molto lontano, quando la mia infanzia sognava,
su quel treno da Massaua a Ghinda.
Gocce di ricordi.
Lontani suoni.
Lontani profumi.
Lontana Africa.

Tonito Meloni

11 Dicembre 2004

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Tonito Meloni
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